Europa
Dopo tre anni di paralisi post-bolla speculativa, torna il fermento da acquisizione nelle telecomunicazioni europee, dove gli accordi sbocciano più veloci dei fiori in primavera.
A metà marzo, il gigante britannico Vodafone ha messo sul piatto 3,3 miliardi di euro per acquisire il 79% del capitale dell¿operatore rumeno MobiFon (portando dunque la sua quota al 99%) e il 100% dell¿operatore ceco Oskar Mobil.
Parallelamente, la Repubblica Ceca ha concluso un accordo da 2,7 miliardi di euro con la spagnola Telefonica per il 51% dell¿operatore mobile Cesky Telecom, in una corsa in cui la società iberica ha lottato fino alla fine con la svizzera Swisscom, data da subito per favorita.
Ora, gli occhi del mercato sono tutti puntati sull¿Italia, dive si attende la conclusione dell¿operazione di cessione del terzo operatore telefonico, Wind, a un consorzio di investitori guidato dal tycoon egiziano Naguib Sawiris che ha offerto a Enel 12,2 miliardi di euro.
La conclusione dell¿operazione è imminente.
In base ai dati della società britannica Dealogic, gli investitori hanno sborsato oltre 43 miliardi di euro per gli asset tlc europei, più del triplo rispetto ai 14,3 miliardi spesi nello stesso periodo dello scorso anno.
Il consolidamento vede protagoniste le stesse compagnie telefoniche, impegnate in uno scacchiere, quello europeo, che vede molti mercati tlc ¿ soprattutto nei Paesi dell¿Est ¿ in piena espansione.
Ci sono però, in prima linea in questa nuova ondata di acquisizioni, anche le private equity> per l¿acquisizione di Wind, Sawiris ha lottato fino alla fine col Fondo Blackstone, che si è fermato però a un¿offerta da 11,6 miliardi di euro, mentre il 4 aprile, Texas Pacific Group e Apax Partners hanno rilevato per 1,1 miliardi di euro la filiale mobile greca di Telecom Italia, Tim Hellas.
Quattro anni dopo la recessione che ha portato quasi al collasso le telecom europee, sembra dunque che le compagnie telefoniche abbiano ritrovato la forza finanziaria, restaurando le loro casse e riportando l¿indebitamento a livelli tali da consentire nuovi investimenti in un settore che ha saputo riconquistare la fiducia del pubblico. E grazie a strategie improntate sul taglio dei costi, gli incumbent hanno ricominciato a macinare profitti, che per quest¿anno sono previsti nell¿ordine dei 46 miliardi di euro.
Secondo le stime di Merril Lynch, le 20 maggiori telcos europee avranno a disposizione un free cash flow post-dividendo pari a quasi 160 miliardi di euro da spendere in nuove fusioni e acquisizioni.
Una cifra enorme, che non è però la sola ragione che spinge le società a fare acquisti nel settore.
Con il declino dei servizi legati alla linea fissa le telcos sono, infatti, alla ricerca di nuove fonti di reddito e non sempre queste si trovano a casa propria: ecco perché, ad esempio, la danese TDC ha speso oltre 570 milioni di euro per la svedese Song Networks e Telecom Italia ha messo sul piatto 266 milioni di euro per Liberty Surf, la divisione francese dell¿Isp italiano Tiscali.
Anche la britannica BT sta cercando di consolidare la sua presenza europea e a febbraio ha speso 116 milioni di euro per l¿acquisizione dell¿operatore tlc italiano Albacom e ad aprile ha messo le mani sulla filiale spagnola della compatriota Cable and Wireless per 11,5 milioni.
Gli anlisti ritengono che per quest¿anno ci sarà spazio ancora per nuove operazioni di questa portata: tra gli obiettivi più ambiti diverse compagnie della telefonia mobile, la britannica 02, l¿olandese Telfort, la francese Bouygues e la spagnola Amena, tutti player di secondo-terzo rango nei rispettivi mercati.
Secondo diverse indiscrezioni, il carrier francese Neuf Telecom potrebbe comprare la divisione fissa di Cegetel da Vivendi Universal.
Yankee Group stima che i profitti del wireless nell¿Europa occidentale cresceranno da qui al 2008 a un tasso medio annuale del 3,9%, mentre in Africa, Medio Oriente e Europa dell¿est sullo stesso periodo ci si attende una crescita del 12,6%.
Previsioni che hanno spinto la finlandese TeliaSonera a spendere 2,3 miliardi di euro per una quota di controllo in Turkcell, che controlla il 68% del mercato tlc turco e ha operazioni anche in Ucraina e Iraq.
Non sembrano in scaletta, tuttavia, mega-acquisizioni come quelle concluse sul mercato americano dove si è assistito a vere e proprie lotte intestine al mercato per l¿acquisizione di due pezzi da 90 quali AT&T Wireless (acquisita a febbraio da Cingular Wireless per 41 miliardi di dollari) e MCI per la quale sono ai ferri corti Verizon e Qwest.
L¿unica fusione di questo genere, quella tra Telia e Sonera ha prodotto molte scintille e poche sinergie.
¿Le fusioni tra incumbent sono molto difficili da realizzare, per ragioni politiche e culturali¿, ha spiegato l¿analista Julian Hewett di Ovum.
Questa ¿resistenza¿, tuttavia, potrebbe venire a cadere nei prossimi anni, quando i giganti del settore, terminate le prede ¿minori¿, non potranno far altro che cacciarsi fra loro, alla ricerca di nuova crescita ed economie di scala.
Alcuni osservatori si dicono convinti del fatto che l¿evoluzione del settore porterà a 2 o 3 grandi operatori in ogni Paese, con una serie di altri provider che venderanno servizi usando un¿unica infrastruttura.
È difficile, al momento, stabilire la veridicità di queste previsioni, ma è sicuro che nei prossimi anni, le banche d¿affari avranno un gran da fare.
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
Cesky Telekom: Telefonica la favorita per l¿acquisizione
Vodafone guarda a Est: accordo per l¿acquisizione di MobiFon e Oskar
Wind: cessione prima dell´estate. Raggiunta nella notte l´intesa con Weather Investments
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