Domini Internet: società olandese lancia la sfida all’Icann con TLD alternativi

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Olanda


UnifiedRoot

La società olandese UnifiedRoot ha lanciato la sfida all’Icann, con un sistema che permette alle singole parole di essere utilizzate come domini Internet, liberando il web dai suffissi come .com.

 

Il sistema, che permetterebbe ai paesi, ai privati e alle aziende di disporre di un indirizzo Web formato da un singolo nome, offre grande flessibilità ed è indipendente dalla lingua e dai caratteri.

 

Le opportunità, si legge sul sito di UnifiedRoot, sono infinite: questi domini non devono più adattarsi a suffissi di primo livello tipo .com, .net, .org o a codici nazionali come.it, uk o .fr, permettendo una registrazione dei domini “…più logica e facile da ricordare” e una navigazione Web “più semplice e intuitiva”, pur mantenendo la stessa infrastruttura internet esistente.

 

Ogni dominio di secondo livello (SLD) che compare prima del punto, tipo info.company, sarà controllato, offerto e gestito dal proprietario del top level domain. 

 

Gli ISP che utilizzeranno il sistema UnifiedRoot saranno in grado di offrire agli utenti accesso automatico a una directory Internet ‘inclusive’ che riconosce tutti gli attuali nomi di dominio ma anche 2.500 nuovi TLD già ammessi nella directory UnifiedRoot.

 

Un’azienda, in pratica, non dovrà  più preoccuparsi di mantenere e amministrare il suo marchio sotto diversi domini di secondo livello riconducibili a vari TLD – come per esempio .com, .net, .uk – per essere sicuri di essere localizzati dalla clientela. Le aziende possono anche strutturare i loro domini di secondo livello in modo tale da guidare i clienti verso prodotti e posizioni mirati.

Erik Seeboldt, Managing Director di UnifiedRoot, ha definito il nuovo sistema “una specie di iniziativa ‘open domain’…un passo logico ed essenziale nell’evoluzione degli indirizzi Internet”, che consentirà agli utenti di “…liberarsi delle restrizioni imposte dall’attuale sistema dot-com”.

 

UnifiedRoot possiede e gestisce una rete di root server che include 13 root server master collocati strategicamente in tutto il mondo e, fa sapere la società in una nota, “condurrà la registrazione dei top-level domain in base a politiche obiettive trasparenti e a severi principi etici”.

 

L’offerta di UnifiedRoot si differenzia da quella di altri provider “alternative root” come New.net che offre una gamma di suffissi alternativi, come .club e .law, molto limitata.

 

In un solo giorno, ha riferito Seeboldt, sono state effettuate “centinaia di registrazioni”, ma le critiche al sistema non si sono fatte attendere.

Secondo molti, i provider alternativi di nomi di dominio creano ambiguità perché introducono una nuova serie di regole di traffico riconosciute, almeno inizialmente, da un numero limitato di computer nel mondo.

 

Secondo Paul Vixie dell’Icann, invece, “…quelli che pretendono di essere in grado di aggiungere nuovi suffissi…sono generalmente pirati o imbroglioni con qualcosa da vendere”.

 

Sicuramente, UnifiedRoot ha saputo giocare sulla tempistica, tentando di sfruttare la crescente insoddisfazione e le polemiche che circondano l’Icann, accusato di strapotere nella gestione dei domini Internet, offrendo collocazioni geografiche gratuite a paesi, regioni e città.

Nemmeno il gotha dei grandi del mondo, riunito al WSIS appena concluso a Tunisi, è riuscito a strappare di mano anche solo parte del potere dell’organizzazione made in Usa, che supervisiona l’assegnazione dei TLD e l’eventuale introduzione di nuovi nomi di dominio e suffissi.

 

Se le compagnie alternative vogliono che i Pc di tutto il mondo riconoscano i propri TLD, esse hanno bisogno di aggirare l’Icann, puntando ogni singolo computer connesso alla rete ai propri root server, che contengono una copia dei root server Icann più i TLD alternativi.

 

Una strada più veloce, invece, è quella di stringere accordi con gli ISPche possono cambiare le impostazioni per conto degli utenti: diversi ISP lo stanno già facendo. Tra questi, Tiscali, utilizza UnifiedRoot per i suoi 4,8 milioni di clienti in 6 paesi.

 

Per evitare conflitti, UnifiedRoot non registrerà TLD già registrato dall’Icann.

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