RFID: il mercato è in pieno boom, ma l’uso di massa arriverà solo nel 2007

di Alessandra Talarico |

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RFID

La tecnologia RFID, impostasi con forza all’attenzione del mercato e del pubblico nel corso degli ultimi anni, rappresenta una vera e propria rivoluzione, alla luce delle potenzialità che le cosiddette ‘etichette intelligenti’ promettono in molteplici ambiti applicativi e settori, dalla logistica alla sanità e all’intrattenimento.

 

Il mercato dei sistemi di identificazione a radiofrequenza, secondo la società di ricerca Gartner, conoscerà una notevole crescita nei prossimi anni: già alla fine di quest’anno si prevede che il suo valore raggiungerà i 504 milioni di dollari.

L’adozione della tecnologia accelererà notevolmente nel corso dei prossimi anni, con spese per 3 miliardi di dollari alla fine di questo decennio.

 

Le etichette intelligenti possono essere utilizzate per diversi scopi e applicazioni e possono portare benefici alle aziende, ai privati e al servizio pubblico (governi inclusi).

 

La tecnologia Radio Frequency Identification può aiutare i commercianti a gestire gli inventari delle merci, i medici a migliorare le cure sanitarie e le forze dell’ordine a controllare l’accesso delle persone in aree ad accesso ristretto.

 

Nel Mississippi, ad esempio, la tecnologia ha aiutato a identificare le vittime dell’uragano Katrina.

 

I vantaggi derivanti dal loro uso sono evidenti e riconosciuti, ma lo sono anche i possibili effetti negativi più volte contestati dai sostenitori della privacy, che paventano una società basata sul controllo sistematico delle persone, dei loro usi e costumi dei loro spostamenti.

 

Fino a ora, l’uso dei tag a radiofrequenza è stato limitato a test dimostrativi, ma sia il settore pubblico che quello privato iniziano a riconoscerne i vantaggi rispetto ai tradizionali codici a barre che, tuttavia, non saranno minacciati dall’avvento dei loro più tecnologici omologhi.

 

“Mentre i codici a barre sono migliori nella collezione dei dati in processi altamente strutturati come lo stoccaggio, i tag RFID saranno usati per la raccolta dati in processi più caotici e non strutturati, dal retail alla Sanità, permettendo di gestire tali processi in maniera sistematica”, ha spiegato Gartner l’analista Jeff Woods.

“Il fatto che i codici a barre sono usati estensivamente nei centri di distribuzione, non implica che le etichette RFID avranno lo stesso identico utilizzo”, ha dichiarato ancora Woods.

“Le aziende, anzi, cominciano a scoprirne i vantaggi proprio in quei posti dove i codici a barre non possono essere utilizzati”.

 

Woods sottolinea ad esempio il ruolo della Food and Drug Administration che ha autorizzato l’impianto sottopelle di microchip RFID per scopi medici, al fine di fornire ai medici l’intera storia sanitaria e favorire l’intervento immediato, riducendo i rischi di errore medico e per combattere le vendite di falsi prodotti farmaceutici.

 

I chip utilizzati a scopi medici sono grandi come un chicco di riso e vengono inseriti sotto la pelle del braccio o della mano con una siringa.

 

Questo tipo di impianto è stato già utilizzato in Messico per controllare l’accesso ad ambienti e documenti ritenuti di fondamentale importanza per la lotta contro i narcotrafficanti.

 

Sempre in Messico, oltre 1.000 persone hanno già impiantato i chip e registrato i loro dati medici, mentre a Barcellona il Baja Beach Club ha offerto i chip ADS agli ospiti che preferivano così rinunciare ai tradizionali metodi di identificazione e alle carte di credito.

 

Il programma è stato esteso anche a un club di Rotterdam e circa 35 persone hanno firmato per l’impianto.

 

In ambito europeo, il gruppo Article 29 Working Party, che riunisce le autorità di protezione dati dei 25 paesi dell’Unione europea, ha avviato una consultazione pubblica con l’intento di creare le opportune linee guida per un’applicazione della tecnologia rispettosa della dignità umana e della privacy dei cittadini.

“La capacità di collezionare segretamente una gran quantità di dati relativi a una persona, di tracciare i movimenti di un individuo nelle aree pubbliche – aeroporti, stazioni, negozi – di monitorare il comportamento dei consumatori, di poter leggere i dettagli degli abiti e degli accessori indossati e delle medicine acquistate, sono tutti esempi di applicazioni che sollevano forti preoccupazioni” ha spiegato il Working Party.

 

Anche quando una persona non è immediatamente e direttamente identificata in base alle informazioni su un articolo acquistato, essa può essere identificata a livello associativo per via della possibilità di riconoscimento attraverso la gran massa di informazioni che la circondano o sono già state immagazzinate sul suo conto.

 

Il problema è reso ancora più grave dal fatto che, grazie ai costi relativamente bassi, la tecnologia non sarà disponibile soltanto per i grandi attori, ma anche per i piccoli player e i privati cittadini.

 

“La consapevolezza di questi nuovi rischi ha spinto il Working Party 29 ad approfondire le implicazioni della tecnologia sulla privacy e altri diritti fondamentali”.

 

Il 19 gennaio scorso, quindi, il Working Party ha pubblicato un documento (Working document 105) che come obiettivo primario quello di stabilire delle linee guida sulla base dei principi di applicazione stabiliti a livello europeo (Direttiva 95/46/EC e Direttiva 2002/58EC).

 

Tra le principali indicazioni indicate dal gruppo di lavoro, il diritto degli interessati ad essere informati: nel documento si ricorda la possibilità di utilizzare pittogrammi per segnalare in modo semplice e inequivocabile la presenza di dispositivi RFID su qualunque oggetto. L’interessato ha inoltre il diritto di essere informato dell’attivazione di tali dispositivi, il che può avvenire, ad esempio, attraverso segnalazioni luminose o di altra natura (mutamento del colore del tag, ecc.).

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