Internet e salute: negli Usa servizio email per aiutare i malati di Aids a confessarlo ai partner

di Alessandra Talarico |

Stati Uniti


Aids

Qualsiasi cosa è meglio del silenzio, quando si ha a che fare con il virus dell’Aids.

Su questo presupposto si basa l’iniziativa lanciata negli Usa da un nuovo sito Internet del Dipartimento per la salute della contea di Los Angeles in California, attraverso la quale, le persone infette possono avvisare tramite email i loro partner dell’esposizione alla malattia.

 

Parlare con i propri partner, di persona, per telefono o tramite Internet, spiegano i promotori dell’iniziativa, aiuta a uscire dalla vergogna associata all’Aids e, in genere, a tutte le malattie sessualmente trasmissibili.

 

Il sito, sviluppato dall’Internet Sexuality Information Services (ISIS) e sponsorizzato dall’AIDS Healthcare Foundation, offre strumenti e suggerimenti per cercare di porre rimedio a un silenzio difficile da rompere in simili casi.

E così, si invita a inviare una email, anonima o firmata, ai propri partner sessuali, spiegando che, sebbene non sia essenziale, personalizzare la lettere aiuterà chi la riceve ad ‘ascoltare’ il messaggio.

 

“Se decidi di comporre un messaggio personale” – si legge sul sito – “cerca di metterti nei panni di chi lo riceve. Pensa a come l’hanno detto a te – cosa ti è piaciuto e cosa no – e agisci di conseguenza”.

 

Non è necessario fornire informazioni mediche dettagliate, poiché l’email fornirà automaticamente i link a tutto quello che bisogna sapere sull’Aids.

Il sito si impegna inoltre a non collezionare o divulgare alcuna informazione personale, né a condividere i dati degli utenti con agenzie pubbliche o private.

 

L’iniziativa appena partita a Los Angeles si iscrive in un progetto più ampio che include anche il sito inSpot, che si rivolge ai malati di Aids, così come a chi ha contratto altre malattie sessualmente trasmissibili, come la sifilide, la gonorrea, la clamidia, e vuole comunicarlo ai propri partner.

 

Il sito inSpot, lanciato lo scorso anno a san Francisco, ha già ricevuto oltre 20 mila email, mentre altre città americane, da Seattle a Filadelfia, prevedono invece di lanciare il proprio sito l’anno prossimo.

 

Queste malattie sono tanto più pericolose per il fatto che molte persone sottovalutano il rischio di infezione che si trasmette con rapporti sessuali non protetti. Alcuni sanno di essere a rischio ma per paura non vogliono effettuare il test, aumentando di fatto il rischio di trasmissione inconsapevole del virus.

Ecco perché scopo principale dell’operazione è convincere le persone a “decidere di fare subito un controllo”, come ha spiegato Jonathan Fielding, direttore del Dipartimento della salute di Los Angeles, che nell’operazione ha investito 8 mila dollari.

In questo modo, ha aggiunto Fielding, “Potremo curare più persone e indurle a modificare il loro stile di vita”.

 

Nella sola Contea di Los Angeles, secondo i dati di Fielding, un quarto delle 60 mila persone infette dal virus HIV non sa di esserlo.

 

Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, la tendenza dell’epidemia è ancora in ascesa e sono dunque sempre più urgenti interventi di più ampia portata in materia di prevenzione.

Infatti, malgrado in alcuni Paesi il tasso d’infezione sia diminuito, il numero complessivo di sieropositivi è in costante ascesa in tutto il mondo. Nel 2005 sono stati registrati 5 milioni di nuovi casi. Dai 37,5 milioni del 2003, la popolazione dei sieropositivi ha raggiunto un picco di 40,3 milioni, pari al doppio dei sieropositivi viventi nel mondo dieci anni fa.

 

Le stime dicono inoltre che, dal 1981, l’anno zero della malattia, sono 25 milioni i morti complessivi per AIDS.

 

Nel corso del 2005 le malattie collegate all’AIDS hanno mietuto più di 3 milioni di vittime, oltre 500.000 delle quali bambini. Secondo il rapporto UNAIDS, il balzo in avanti dell’HIV è avvenuto soprattutto nell’Europa dell’Est e nell’Asia centrale (con un aumento del 25 per cento pari a 1,6 milioni) e nell’Asia orientale. La zona più colpita del mondo resta comunque l’Africa Subsahariana con il 64 per cento di nuovi casi (oltre tre milioni di persone).

 

Il sito di ‘confessioni’ via email ha già suscitato molte polemiche e le critiche di chi ritiene che inviare un messaggio di posta elettronica sia un espediente abbastanza codardo per affrontare un problema così intimo e delicato. Verrebbe da dire, senza voler sminuire la questione né banalizzarla, che ben venga anche uno strumento forse un po’ troppo freddo e anonimo se riesce a convincere chi non è consapevole di aver contratto la malattia (che può andare avanti anche per anni senza che si manifesti alcun sintomo) ad andare a fare un controllo e a ricordare, alla prossima occasione, che per evitare il contagio basta usare la testa…e il profilattico.

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