Accordo tra titani: Google acquista il 5% di AOL per 1 mld di dollari. Come cambierà il mercato Internet?

di Raffaella Natale |

Mondo


Larry Page e Sergy Brin

A ridosso di Natale, grande accordo tra due giganti della Rete: America Online (AOL) e Google Inc. hanno stretto un’intesa di ferro. La società di Mountain View verserà al colosso americano dei media Time Warner Inc. 1 miliardo di dollari per acquisire il 5% del capitale della divisione Internet. L’accordo valorizza AOL sui 20 miliardi di dollari.

Gli analisti hanno approvato appieno questa operazione, che si colloca nell’ambito della battaglia per il dominio dell’IPTV (Internet Protocol Tv) e per la leadership del business online. Sicuramente mette le due società in posizione di vantaggio rispetto ai due grandi competitor Yahoo! Inc. e Microsoft.

 

Google diviene così il solo altro azionista di AOL, oltre a Time Warner che ne é la casa madre dai tempi della megafusione di fine 2001, prima dello scoppio della Bolla Internet che ne determinò una caduta rovinosa.

La società del motore di ricerca avrà tuttavia anche una serie di diritti di minoranza, come quello di poter avere voce in capitolo su eventuali prossime vendite o pubbliche offerte di AOL.

Tra i due gruppi esistono già da tre anni partnership commerciali che verranno ampliate dall’accordo in corso (il sistema di messaggistica immediata AIM, il servizio di telefonia su internet Google Talk) e una piccola parte del giro d’affari di AOL (circa il 2%) deriva già dall’utilizzo di Google come motore di ricerca. Le possibilità strategiche offerte dal nuovo accordo sono tuttavia molteplici.

 

Per gli esperti di Wall Street, Google porta in dote la visibilità e i numeri del suo business model (il 48% delle ricerche sul Web negli Usa transitano ormai dal suo portale) mentre la Time Warner aggiunge la potenza della sua strategia pubblicitaria e i contenuti dei suoi media, dalla Tv CNN, alla carta stampata, fino all’instant messaging (43 milioni di utenti nel mondo).

 

Questo accordo potrebbe anche contribuire, grazie alla sostituzione del suffisso Aol.com con Gmail.com, una dimensione nuova al Webmail di Google che è ancora in versione beta.

Il motore di ricerca resterebbe tuttavia ancora dietro al duo Yahoo-MSN che, grazie all’alleanza per l’interoperabilità dei servizi di instant messaging, rivendicano 275 milioni di utenti nel mondo.

L’accordo consentirà inoltre a Google di penetrare il mercato molto ambito dei service provider, anche se oggi, sui 26 milioni di abbonati AOL, 19 milioni sono clienti che dispongono di un abbonamento a banda stretta.

Questa alleanza potrebbe, per di più, offrire delle nuove opportunità per Google nel campo della musica online, un settore che AOL ha recentemente rafforzato con l’acquisizione, nel settembre 2005, di MusicNow, una piattaforma di downloading a pagamento di musica detenuta fino a oggi da Circuit City.

 

L’accordo tra Google e AOL non è, invece, condiviso dal finanziere Carl Icahn, che non ha risparmiato i propri commenti. Secondo Icahn, l’operazione ha impedito un eventuale e più vantaggioso accordo di fusione tra il Web provider e un altro partner.

Alcuni giorni fa, in una lettera al Cda di Time Warner, Icahn – che possiede il 3,1% di Time Warner – ha definito “decisione disastrosa” l’eventuale via libera all’ingresso di Google in AOL.

La presenza di un socio così ingombrante, sosteneva il finanziere nella lettera, farebbe da ostacolo a un deal o a una fusione con società come eBay Inc., Yahoo, IAC/InterActiveCorp o Microsoft.

“Non mi oppongo al fatto che Time Warner voglia coinvolgere AOL in un accordo che crei valore di lungo-termine” scriveva Icahn. “Ma sono preoccupato che il vertice di Time Warner sia in procinto di prendere una decisione disastrosa con l’accordo Google”.

 

Intanto il primo effetto di questa transazione riguarda l’evoluzione sul mercato dei titoli di Google e Time Warner.

Nella giornata di ieri, il primo ha raggiunto i 432 dollari, mettendo a segno un +1% rispetto al corso d’apertura, mentre il secondo è cresciuto fino allo 0,72% a 17,94 dollari, ma era in ribasso dell’1,23% a fine seduta.

 

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