Italia
Nuovi terminali, nuove tecnologie radio, nuovi servizi, una sempre maggiore convergenza delle reti: negli ultimi anni la rapidissima evoluzione del mondo delle tlc sta cambiando radicalmente l’approccio degli utenti alle varie forme della comunicazione.
D’altra parte, sempre in questi ultimi anni, stiamo anche assistendo ad una crescita sempre maggiore della sensibilità dei consumatori nei confronti dei temi ambientali. In particolare in Italia si registra un’elevatissima percezione del rischio dovuto a potenziali danni alla salute legati all’esposizione ai campi elettromagnetici.
Questa percezione si è manifestata come estremamente elevata soprattutto nei confronti dei campi generati da sorgenti a radiofrequenza, le stazioni radio base per telefonia cellulare e gli impianti di diffusione radio e tv, per intenderci, creando notevoli problemi agli operatori di tlc soprattutto in relazione all’installazione di nuove antenne per la telefonia cellulare.
E’ abbastanza frequente trovare nella stampa, soprattutto locale, ma spesso anche nazionale, articoli che parlano di comitati di cittadini contro l'”elettrosmog”, termine a rigore non corretto e neologismo di discutibile etimologia, ma comunque entrato nel linguaggio comune. Senza voler entrare nel merito delle motivazioni che hanno portato ad una così spiccata sensibilità nei confronti di questi particolari impianti, che in alcuni casi estremi si configura come una vera e propria paura dell’antenna, è senz’altro giusto e doveroso che nelle opportune sedi istituzionali si sia posto il problema della verifica del reale impatto ambientale conseguente all’introduzione delle nuove tecnologie, nelle loro varie forme. La possibilità di accedere ad un’informazione corretta permette, comunque, a tutti, di fare scelte responsabili: agli operatori, alle istituzioni e soprattutto ai cittadini. La necessità, quindi di dover coniugare la crescita tecnologica del paese, che deve necessariamente restare al passo con l’innovazione, con questa elevata percezione del rischio, ha spinto le istituzioni ad una serie di passi che si sono tradotti in una legislazione particolarmente dettagliata e estremamente restrittiva per quanto concerne i limiti di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, basti solo dire che i limiti imposti dalla norma italiana sono molto inferiori a quelli adottati in Europa e nel resto del mondo, peraltro raccomandati da organismi internazionali quali l’ICNIRP, e, in parallelo, a dotare l’Italia di mezzi tecnici adeguati per la verifica del rispetto di tali limiti.
Senza entrare nel dettaglio della norma, conviene precisare che la normativa italiana prevede criteri di protezione a più livelli distinti in: limiti di esposizione intesi come valori del campo elettrico, magnetico o elettromagnetico considerati come valori di immissione, che non devono essere superati in alcuna condizione di esposizione e fissati in 20 V/m (valore efficace di intensità del campo elettrico), e livelli di attenzione e obiettivi di qualità intesi come valori di immissione che non devono essere superati negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate e fissati in 6 V/m.
La rete nazionale di monitoraggio dei campi elettromagnetici a radiofrequenza nasce proprio da tutto questo complesso insieme di fattori.
Lo scopo del progetto, operativo dal 2002 quando è partita la prima fase di sperimentazione e il cui termine è attualmente fissato per ottobre 2006, è quello di creare una rete di sensori in grado di dare una valutazione del reale livello di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici a RF e vuole essere, al tempo stesso, sia uno strumento tecnico di supporto per tutti i soggetti istituzionalmente preposti al controllo del territorio per la verifica del rispetto dei limiti di esposizione fissati dalla norma, sia, soprattutto, un servizio rivolto ai cittadini.
La filosofia delle rete è quella di permettere il monitoraggio in continuo dei siti selezionati attraverso l’uso di stazioni di misura, facilmente rilocabili sul territorio.
Il progetto, finanziato dal Ministero delle Comunicazioni con una parte dei proventi derivati allo Stato dalla vendita delle licenze per l’UMTS e affidato alla Fondazione Bordoni per tutti gli aspetti relativi alla definizione progettuale della rete stessa, viene realizzato grazie alla collaborazione con tutte le Agenzie Regionali e Provinciali per la protezione Ambientale d’Italia (ARPA), attraverso la stipula di specifici protocolli d’intesa nell’ambito dei quali sono stati definiti i ruoli operativi delle Agenzie e della Fondazione.
Nella definizione di tali ruoli la Fondazione ha avuto il compito di identificare metodologie univoche per l’acquisizione, l’elaborazione e l’analisi dei dati del monitoraggio, supportare le Agenzie nella raccolta e nella validazione dei dati, condividere con le ARPA stesse i risultati delle campagne di misura, nonché garantire le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione della rete stessa. Alle Agenzie è stato demandato il compito, in linea con il ruolo istituzionale che le stesse rivestono, di scegliere i siti da monitorare, di posizionare le centraline, di acquisire e validare i dati misurati e di trasmetterli alla Fondazione Bordoni che ne cura la pubblicazione.
La rete di centraline attualmente in dotazione a tutte le Agenzie è costituita da stazioni di misura equipaggiate con tre diverse tipologie di sensori: sensori a banda larga, operanti nella gamma 100 KHz – 3 GHz, e sensori a doppia e tripla banda per la misura separata dei contributi al campo elettrico dovuti sia alle sorgenti radio televisive che alle stazioni radio base per telefonia cellulare.
Il dimensionamento della rete prevede di dotare ogni Regione di un numero di centraline pari ad una centralina ogni 50.000 abitanti; secondo questo criterio la rete nazionale sarà costituita da 1205 centraline distribuite in proporzioni variabili da Regione a Regione, a seconda della relativa densità della popolazione. Le centraline sono state già tutte distribuite, e attualmente è funzionante il 40% delle stazioni di misura. Si prevede che tutte le centraline saranno operative a partire da gennaio 2006.
Tutti i dati validati dalle ARPA vengono regolarmente inviati alla Fondazione Bordoni che cura sia la gestione del database del Centro di Raccolta Nazionale, istituito presso il Ministero delle comunicazioni, sia la pubblicazione dei dati stessi, consultabili sul sito www.monitoraggio.fub.it., il sito è stato adeguato alla normativa relativa agli standard di accessibilità ed usabilità dei siti WEB, per permettere l’accesso e la navigazione anche da parte di utenti con diverse abilità.
La disponibilità ad una fattiva collaborazione da parte dei soggetti coinvolti nel progetto è dimostrata dalla grande quantità di siti già sottoposti a monitoraggio in questi tre anni di attività del progetto, che ha vissuto una prima fase di sperimentazione e attualmente è nella sua piena operatività: oltre 2100 siti, tra scuole, abitazioni private, edifici pubblici e strutture sanitarie, sottoposti a monitoraggio, oltre 18.000.000 di dati validati e pubblicati, oltre 1.300.000 ore di osservazione e una fotografia molto rassicurante dei reali livelli di esposizione ai campi elettromagnetici su tutto il territori nazionale. Oltre il 97% dei siti monitorati presenta valori di esposizione molto inferiori ai livelli di attenzione previsti dalla norma e solo nel 3% dei casi è stato necessario ricorre alla bonifica dei siti attivando le procedure di riduzione a conformità, come prescritto dalla norma stessa.
I numeri parlano da soli: l’efficacia delle rete di monitoraggio, affiancata anche dalle varie campagne di comunicazione sul tema dei campi elettromagnetici, curate sia dalla Fondazione Bordoni che dal Consorzio Elettra2000, è stata ed è riconosciuta non solo dagli addetti ai controlli ma soprattutto, e questo è motivo di particolare soddisfazione, dai cittadini e dagli stessi operatori di tlc.
Fino ad ora siamo riusciti a rispettare gli obiettivi, sinceramente ambiziosi, che ci eravamo prefissati: realizzare la rete, informare i cittadini, fornire dati alla comunità scientifica e operare per favorire il corretto sviluppo delle reti di tlc, continueremo a lavorare con lo stesso spirito nella speranza che ad ottobre 2006 non si debba, necessariamente, scrivere la parola “fine”.