Europa
Grande soddisfazione del Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, in merito alle dichiarazioni rilasciate dal Commissario Ue alla Società dell’Informazione e Media, Viviane Reding, che ha avuto parole incoraggianti nei confronti del lavoro dell’Italia nel mercato delle comunicazioni, proprio in occasione della presentazione dell’XI Rapporto d’Implementazione sulle Comunicazioni Elettroniche – Electronic Communications Regulation and Market 2005.
Il ministro ha parlato di giudizio lusinghiero, grazie a concorrenza, pluralità dell’offerta, tariffe contenute e accessibilità delle linee all’ultimo miglio che caratterizzano le tlc italiane.
Landolfi ha evidenziato la crescita esponenziale degli accessi alla banda larga (oltre 7 milioni di utenti nel 2005), dato che conferma la validità delle scelte del governo italiano per la riduzione del digital divide.
Ma l’aspetto più rilevante delle dichiarazioni della Reding, è proprio quello che riguarda lo sviluppo della Tv digitale terrestre (TDT).
Il Commissario ha parlato in termini “assolutamente positivi” di quanto sta avvenendo in Italia per passare alla nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva. La Reding ha apprezzato il piano di passaggio scelto dal governo che porterà all’abbandono del segnale analogico per il digitale terrestre. Mi ritengo “assolutamente soddisfatta dell’evoluzione del mercato delle telecomunicazioni italiano“, ha detto la Reding ieri ha Bruxelles, e ha aggiunto che “l’esempio del mercato delle telecomunicazioni italiano può essere positivo anche per altri settori come quello dell’energia e dei trasporti”.
“Sta andando avanti bene” scrive la Reding nel Rapporto, ricordando tuttavia che a Bruxelles è in corso l’indagine sugli aiuti di Stato concessi lo scorso anno dal governo per l’acquisto dei decoder.
“Sono assolutamente soddisfatta – ha detto a margine della conferenza stampa – è un’evoluzione verso la concorrenza, verso una maggiore scelta, verso prezzi più bassi e verso un aumento della scelta complessiva“. Anche se siamo nella “pista giusta”, le difficoltà non mancano, si tratta tuttavia di “piccoli problemi che devono essere risolti, ma nel complesso è il modo giusto di procedere”.
Quanto detto dalla Reding, ha sottolineato Landolfi “Dovrebbe far riflettere quanti nel nostro Paese considerano tale frontiera tecnologica un’ossessione del centrodestra e non invece un ambizioso obiettivo europeo”.
Chiaro il riferimento del ministro a quanto sta succedendo in Sardegna, che insieme alla Val d’Aosta sarà la prima regione a diventare interamente all digital, dove il governatore Renato Soru sta portando avanti un’aspra battaglia, sostenuto da molti esponenti del centrosinistra, per far slittare lo switch-off dei capoluoghi, previsto per il prossimo 16 marzo.
Soddisfazione anche da parte del presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, che ha commentato: “La politica dell’Authority italiana è stata un successo“, come testimonia il Rapporto della Ue, e “per l’organismo italiano si aprono ora nuove prospettive con la nomina alla presidenza dell’European regulators group”.
“L’incarico assume un particolare significato – ha spiegato Calabrò – perché il 2007 sarà l’anno decisivo per la finalizzazione del processo di revisione delle direttive europee sulle reti di comunicazione elettronica. L’impegno sarà quello di portare al centro del dibattito europeo i temi della convergenza fra reti e contenuti e della promozione di un’ancor maggiore collaborazione fra le Autorità nazionali”.
Il presidente dell’Autorità è tornato anche sulla questione del digitale, e sulla data di switch-off, fissata per il 2008, esprimendo qualche perplessità.
“La transizione dovrà avvenire in coerenza con il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze digitali – ha precisato – sia al fine di evitare il trasferimento di posizioni dominanti pregresse, sia per assicurare un più efficiente utilizzo dello spettro”.
Quanto alla data del 2008, “è sicuramente una scadenza ambiziosa: si pensi che
E sempre riguardo alle frequenze, soltanto alcuni giorni fa il Ministro Landolfi ha indirizzato una lettera di risposta alla Commissione europea che chiedeva chiarimenti sull’assegnazione delle frequenze per la TDT e sui rischi di monopolio, nata da un esposto presentato dall’associazione Altroconsumo e dall’emittente Europa 7.
Per il Ministro, “La distribuzione delle frequenze per il digitale terrestre in Italia è avvenuta nel rispetto della legge 66 del 2001, il cui impianto è stato sostanzialmente rispettato dalla Gasparri, che ha solo meglio precisato le tappe per arrivare alla completa digitalizzazione delle reti analogiche”.
Nella lettera, il ministero spiega anche che il mix di analogico e digitale è una “scelta obbligata”, dal momento che nel nostro Paese la diffusione della Tv digitale o via cavo non ha ancora raggiunto livelli tali da permettere di “spegnere” il sistema analogico (liberando dunque frequenze) senza danni agli utenti. Ma comunque anche in questa fase l’ingresso di nuovi operatori dotati di concessione analogica p possibile attraverso due sistemi: l’acquisto di impianti e frequenze; la fornitura di contenuti ad altre emittenti che trasmettono in digitale.
In ogni caso, per il ministero non ci sono casi di acquisto di frequenze da parte di Tv nazionali “in eccedenza rispetto alle effettive necessità” e se, dopo il passaggio definitivo al digitale, si libereranno frequenze, sarà lo Stato a disporne “nei modi che riterrà più opportuni, che al momento non si possono prevedere – nel pieno rispetto dei principi di pubblicità, trasparenza, obiettività, equità, non discriminazione e proporzionalità” previsti dalla legge.
“Intanto – spiega ancora il ministero – il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze analogiche del 1998 dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni “non è stato mai attuato per una serie di cause fattuali e normative”, in particolare per l’allungamento del cosiddetto regime transitorio, che ha più volte prorogato il termine per il rilascio delle nuove concessioni.
In questo quadro si è inserita la legge 66 che ha stabilito che i soggetti che avessero la concessione ma non le frequenze (come Europa 7) potessero “acquisire impianti di diffusione e connessi collegamenti”; le Tv nazionali già operanti, con copertura del territorio inferiori al 75%, potessero effettuare “compravendita di frequenze o rami di azienda tra emittenti nazionali ed emittenti locali”; quelle con copertura superiore al 75% potessero sì comprare frequenze, ma “solo per effettuare la sperimentazione della tecnica digitale terrestre”. La stessa legge ha anche stabilito l’obbligo, per i soggetti con più di una concessione, di destinare a terzi almeno il 40% della capacità trasmissiva delle reti digitali terrestri. Modalità che – si sottolinea – sono state riconosciute corrette dalla stessa Commissione europea.
Il ministero ricorda infine che l’Autorità ha il compito di effettuare l’analisi del mercato 18, che riguarda anche la Tv digitale, “che consentirà di stabilire il grado di concorrenza e di fissare le misure regolamentari necessarie per assicurare competitività”.
Intanto, nella bozza di provvedimento sottoposta a consultazione pubblica, l’Authority ha già evidenziato come Rai e Mediaset detengano una “posizione dominante collettiva” nel mercato della Tv analogica, mentre “allo stato nessun operatore detenga individualmente o congiuntamente ad altri una posizione dominante” in quello della Tv digitale.