eGov leva per una grande modernizzazione della PA. Linda Lanzillotta e Paolo Zocchi hanno incontrato le aziende ICT

di Stefania Pagliara |

Italia


eGovernment

Un appuntamento a Roma per parlare di nuove tecnologie e Pubblica Amministrazione. All’incontro, “L’eGovernment, uno strumento strategico”, hanno partecipato: Paolo Zocchi, Presidente dell’Osservatorio sulle ICT della Margherita, Linda Lanzillotta, Responsabile nazionale per l’Innovazione tecnologica della Margherita ed i rappresentanti di alcune tra le  più importanti aziende che operano nel settore dell’ICT, in particolare nella Pubblica amministrazione.

Il convegno è stato l’occasione per discutere dei benefici per i cittadini italiani, se il Paese attuasse politiche rivolte a una effettiva modernizzazione della macchina dello Stato e facesse dell’innovazione tecnologica una priorità.

 

Amalia Vetromile, Membro dell’Osservatorio Nazionale ICT della Margherita, ha aperto l’incontro partendo da un assunto indiscutibile: “Le esigenze degli utenti sono le medesime in ogni parte della Nazione, indipendentemente dalla regione di appartenenza: i diritti alla salute, alla istruzione, alla cura degli anziani, alla giustizia, in definitiva qualità della vita. Questo implica l’affermarsi di principi di democrazia evoluta tra le amministrazioni pubbliche, ben lungi dai singoli interessi di coalizione”.

Da qui la necessità che si mettano “al servizio di tutti le proprie competenze e, insieme, realizzare un sistema di innovazione tecnologica che consenta,  realmente, al singolo cittadino di avere ragione dei suoi diritti, in maniera trasparente, efficace ed efficiente come già, nel lontano 1990, la legge 241 timidamente annunciava. E’ il vero principio fondante della cooperazione al servizio del welfare sociale, della qualità della vita”.

 

La Vetromile ha sottolineato le ancora attuali lungaggini burocratiche e la necessità di una più stretta collaborazione tra Comune, Provincia, Regione e Stato: “La cooperazione applicativa ‘vera’ che significa dialogo e domini di cooperazione dichiarati e formalizzati tra le amministrazioni. Da qualunque punto il cittadino entri in contatto con l’amministrazione pubblica deve ricevere risposta, concreta, alle sue esigenze, senza rimandi a sconosciute altre amministrazioni, senza ‘scaricabarile’.

“A partire dalla Legge 241 del 1990, si è molto legiferato sulla semplificazione amministrativa, e a onor del vero, le Amministrazioni Pubbliche hanno operato molto in questo senso. Siamo per fortuna lontani dai tempi della burocrazia che gestiva il potere nei confronti del cittadino. In molti casi di eccellenza si è superato il concetto di coda agli sportelli ed alcuni servizi – certamente quelli informativi – si avvalgono di strumenti di comunicazione integrati: telefono, internet, televisione”.

 

Tuttavia, sottolinea la Vetromile, tali servizi continuano ad essere erogati one-to-one, ovvero “ogni amministrazione fornisce al cittadino – in maniera più o meno efficace ed efficiente, a seconda delle singole realtà locali – il servizio che le compete, ma si ferma lì”.

E allora la sfida diventa questa: da qualunque punto il cittadino entri in contatto con l’amministrazione pubblica deve ricevere risposta concreta, alle sue esigenze, senza rimandi a sconosciute altre amministrazioni, senza “scaricabarile”. La tecnologia, gli strumenti per la cooperazione applicativa, le porte di dominio, sono pronte per questo, ora devono esserlo le Amministrazioni”.

 

Nel suo intervento Linda Lanzillotta, ha affrontato il tema della Governance per la società della conoscenza, dichiarando che: L’innovazione tecnologica deve essere utilizzata come leva per un grande processo di modernizzazione della pubblica amministrazione. In questi cinque anni è stata separata la tecnologia dall’organizzazione e siamo andati indietro. Per questo nel nostro futuro governo bisognerà tornare a una gestione unitaria dei processi, dell’organizzazione e della tecnologia. Un unico Ministero, che io proporrei di non chiamare più della ‘Funzione pubblica’, un nome che deriva da una cultura di diritto amministrativo di origine napoleonica,  ma dell’ ‘Organizzazione  delle amministrazioni pubbliche’ perché la missione centrale di questo dicastero dovrà essere quella di dare efficienza e qualità alla pubblica amministrazione. Ma nel Governo dovrà esserci anche una cabina di regia che promuova, coordini, monitorizzi tutte le politiche dell’agenda di Lisbona essenziali per recuperare competitività e per far sì che l’Italia possa tornare a crescere“.

 

“Dal punto di vista organizzativo – spiega la Lanzillotta – la nostra  proposta Margherita è molto chiara. Non serve, a nostro avviso, un ministero per l’innovazione. L’innovazione tecnologica nelle amministrazioni pubbliche deve essere strettamente collegata all’innovazione organizzativa e di processo. Altrimenti non si produce cambiamento in termini di efficienza e di qualità del sistema pubblico. Dunque Il MIT va nuovamente aggregato con la Funzione pubblica. Ma se concepiamo l’innovazione come una serie di politiche che riguardano il sistema nel suo complesso serva allora una figura di direzione e coordinamento delle politiche dell’Innovazione, una cabina di regia che orienti con la propria azione anche l’azione delle altre amministrazioni”.

“Un Mr Lisbona, l’abbiamo chiamato: immaginiamo due alternative. O un Ministro per la ricerca, l’innovazione, il trasferimento tecnologico e il coordinamento delle politiche di Lisbona, cioè un MIUR che perda le competenze in materia di istruzione ma ne assorba altre oggi sparse qua e là, ovvero un Ministro della Presidenza del Consiglio con forti deleghe di coordinamento e di filtro nei confronti degli altri Dicasteri, un proprio budget per progetti speciali e un forte e strettissimo coordinamento con il Primo Ministro che ne dovrebbe legittimare e rafforzare il ruolo e l’azione.”

 

Le linee di intervento relative alla Governance tracciate nel Masterplan dei primi 100 giorni che la Margherita ha elaborato per definire le prime azioni del governo dell’Ulivo nell’ambito dell’innovazione  in caso di vittoria elettorale sono infatti le seguenti:

  • assegnare la conduzione dell’innovazione ad una figura politicamente centrale (un vicepremierato o un Ministro- Mr. Lisbona – con delega ed il portafoglio per il coordinamento delle politiche in materia di ricerca, trasferimento tecnologico e innovazione);

  • attribuire alla competenza di questa figura il coordinamento di tutte le politiche per l’innovazione e l’ICT, ivi comprese quelle attualmente detenute dal Ministero delle Comunicazioni e dal MIUR, con l’unica eccezione delle competenze in materia di eGovernment;

  • riportare le attuali competenze del ministero per l’Innovazione e le Tecnologie in materia di eGovernment all’interno del Ministero della Funzione Pubblica;

  • istituire un Consiglio Nazionale per l’Innovazione, di cui facciano parte esponenti di tutte le componenti del sistema dell’innovazione (amministrazioni, imprese, associazioni di utenti, università e centri di ricerca) e promuovere la costituzione di organismi analoghi a livello regionale e locale;

  • istituire un Comitato Strategico per l’Innovazione formato dai rappresentanti politici di tutti gli Enti (PAC e PAL);

  • razionalizzare le strutture demandate alla gestione dei processi innovativi nelle PA unificando, in capo ad un unico Organismo Tecnico le funzioni di progettazione, definizione di standard, project management e monitoraggio dei processi di eGovernment.      

Dello stesso avviso Paolo Zocchi , Presidente dell’Osservatorio sull’ICT della Margherita, già autore di tre libri che hanno trattato il tema, il quale ha osservato: “In momenti, come l’attuale, in cui la crisi economica ha fatto diminuire la qualità e gli stili di vita delle persone appartenenti ai  ceti medi e bassi, è urgente investire sulle tecnologie per offrire ai cittadini e alle attività economiche servizi migliori e contemporaneamente abbassare i costi a carico dello Stato”.

“Il primo passo è creare una cabina di regia forte  che si faccia carico dei progetti e ne abbia la responsabilità, in modo da oltrepassare le diatribe di attribuzione.

 

“Siamo convinti – dice Zocchi – che uno dei problemi fondamentali sia quello della governance cioè quello di dare un assetto diverso ai meccanismi dell’innovazione. Non è pensabile che i processi siano separati dalle tecnologie; bisogna avere il controllo dei processi e soprattutto deve essere un controllo trasversale; non è pensabile quindi un sistema dell’innovazione concepito come un oggetto verticale, unico ed estrapolabile dagli altri contesti”

 

“Il nostro intento – sottolinea – è di far si che grandi progetti molto focalizzati siano governati  da una cabina di regia che si ponga come obiettivo quello di gestire il commitment dei singoli enti e ministeri impegnati, monitorare i risultati e correggere la rotta perché diversamente non c’è possibilità di raggiungere gli obiettivi”.

 

Sul tema di quanto gli aiuti statali siano stati in grado di incidere sullo sviluppo dell’eGovernment, come nel caso degli incentivi ai cittadini per l’acquisto dei decoder, strumento per incrementare il passaggio al digitale terrestre, Zocchi dichiara: “Dobbiamo creare  le condizioni per fare in modo che le tecnologie siano in grado  di svilupparsi da sole, senza ricorrere ad aiuti di Stato. Io credo nella grandezza del digitale terrestre, è una tecnologia importante, ma va considerata come una tecnologia tra le altre, una tecnologia su cui sarebbe interessante spingere le imprese a fare ricerca, con un intervento dello Stato di indirizzo e di stimolo per le imprese.”

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