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In teoria, non dovrebbero più lievitare a livelli astronomici le bollette di chi è solito utilizzare i cosiddetti ‘servizi a sovrapprezzo‘, quelli offerti tramite la numerazione 899 e similia e usati per lo più da cartomanti e chat line più o meno hot.
È infatti entrato in vigore ieri, 25 aprile, il decreto del ministero delle Comunicazioni che disciplina tali servizi, ponendo un tetto massimo di 12,50 euro alle chiamate e alcuni paletti per i fornitori dei servizi. Misure giudicate però non proprio esaustive da parte delle associazioni dei consumatori.
Si tratta, in pratica, di tutte quelle telefonate non dirette alle cosiddette ‘numerazioni geografiche’ (case e uffici in tutto il mondo) o ai telefoni cellulari, ma effettuate per ottenere un servizio e che in qualche caso nascondono ‘insidie’ per gli utenti, soprattutto per i più piccoli.
Il provvedimento (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 10 aprile) riguarda infatti non solo i servizi offerti da sedicenti maghi televisivi, ma anche tanti altri servizi di pubblica utilità a carattere sociale-informativo (le informazioni abbonati o i servizi di meteorologia, ad esempio), quelli di assistenza e consulenza tecnica-professionale (come i servizi di assistenza clienti), i servizi di chiamata di massa (il famoso televoto, i sondaggi di opinione o le raccolte fondi non potranno superare il costo di 1 euro), la vendita di prodotti e servizi trasmessi direttamente ed esclusivamente attraverso la rete di comunicazione elettronica (suonerie, loghi).
Per quanto riguarda in particolare i servizi indirizzati ai bambini – fiabe, racconti, barzellette – l’articolo 5 del decreto stabilisce che il costo massimo della chiamata non potrà superare i 2,75 euro (Iva inclusa) e che le informazioni offerte non dovranno avere “contenuti che possano rappresentare una minaccia alla loro salute, sicurezza e crescita”, non devono abusare della loro “naturale credulità o mancanza di esperienza e del loro senso di lealtà”, non devono “far leva sui loro bisogni di affetto o protezione”, né indurli a “violare le norme di comportamento sociale generalmente accettate o ad esporsi a situazioni generalmente pericolose”.
Il provvedimento disciplina anche l’uso dei famigerati strumenti di selezione automatica (i cosiddetti dialer), utilizzati per l’accesso ai servizi a sovrapprezzo forniti tramite Internet, che dovranno avere caratteristiche tecniche tali da permetterne il controllo da parte dell’utente finale chiamante. Il dialer, in sostanza, non deve configurarsi automaticamente come modalità di connessione principale né deve generare, in modo automatico, connessioni ripetute alla numerazione su cui viene erogato il servizio a sovrapprezzo.
I fornitori di servizi di comunicazione elettronica dovranno inoltre offrire ai propri abbonati l’opzione del blocco selettivo di chiamata associata ai servizi di sovrapprezzo, ad esclusione di quelli relativi ai servizi di informazione abbonati, forniti attraverso le specifiche numerazioni, nonché informare gli abbonati, in forma scritta, chiara e comprensibile, riguardo alla disponibilità della prestazione del blocco selettivo e alle modalità per aderire alla propria offerta e attivarla.
Nel caso in cui il cliente decida di attivare il blocco selettivo, il codice personalizzato (PIN) per abilitare o disabilitare le chiamate verso numerazioni associate a servizi a sovrapprezzo è inviato o comunque portato a conoscenza dell’abbonato con apposita comunicazione riservata.
Tra le altre misure previste, quella che stabilisce che l’offerta di prestazioni o informazioni dovrà essere preceduta da un messaggio di presentazione gratuito, chiaro, di tipo vocale o testuale: solo dopo questo messaggio l’utente potrà dare il proprio consenso.
Per quanto riguarda le informazioni e i servizi inviati attraverso gli sms, sarà poi obbligatorio, prima di offrire qualsiasi informazione o servizio a pagamento, inviare al cliente un messaggio gratuito che indichi i costi del servizio, il numero massimo di messaggi o contenuti forniti, se si tratta di un abbonamento e informazioni su come disattivare il servizio.
Se l’abbonamento è di durata superiore a un mese, il messaggio gratuito con l’avviso di abbonamento in corso e l’indicazione della scadenza contrattuale va inviato almeno mensilmente ed è escluso il rinnovo tacito dell’abbonamento.
Il decreto sancisce infine il divieto di interruzioni pubblicitarie delle informazioni fornite nel corso dei servizi tariffati in base alla durata.
Entro i prossimi trenta giorni verrà inoltre istituito un comitato permanente presieduto da un rappresentante del Ministero delle comunicazioni, di cui faranno parte rappresentanti dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, della Polizia postale e delle comunicazioni, degli operatori titolari della numerazione, dei fornitori di servizi di comunicazione elettronica, delle Associazioni dei centri servizi e delle Associazioni dei consumatori, con il compito di redigere codici di autoregolamentazione ispirati ai principi del nuovo regolamento.
Con questo decreto, dunque, il ministero tenta in qualche modo di arginare un fenomeno molto esteso e che rischiava di dilagare ulteriormente, soprattutto a scapito delle persone più piccole o comunque all’oscuro dei costi astronomici di questi servizi che certo non hanno mai brillato per chiarezza e trasparenza.
Secondo le rilevazioni delle associazioni dei consumatori, sono circa 1 milione ogni anno i clienti vittime di questi servizi, e gli esborsi non dovuti oscillano dai 50 ai 100 euro, per un importo complessivo tra i 250 e i 500 milioni di euro negli ultimi 3 anni.
Il decreto, però, non ha soddisfatto pienamente le associazioni, in particolare per il fatto che secondo il regolamento la minore età non è sufficiente a determinare l’inaccessibilità ai servizi a sovrapprezzo, mentre dal provvedimento è sparito qualsiasi riferimento ad evitare di promuovere il gioco d’azzardo.
L’Adoc parla di “norme malfatte, malcongegnate e che, in virtù della confusione, delle contraddizioni normative e le maglie larghissime delle previsioni, di fatto lascia ampi spazi all’illegalità”, mentre per l’Anuit i limiti di spesa per tali servizi superano del 21% il limite finora vigente e non c’è alcun limite di spesa mensile.
“Solo tra 12 mesi – si legge in una nota Anuit – sarà possibile attivare, rispondendo ad una richiesta dell’Operatore, un tetto massimo di spesa mensile di 50 o 100 euro. Fatto molto grave è che, se non si comunicherà nulla, continueranno a non esserci limiti di spesa”.
Ma c’è di peggio. Il decreto – continua l’Anuit – “definisce i servizi in modo tale che diventa possibile far pagare, sulla bolletta del collegamento veloce a Internet (attraverso Alice, Tiscali, Wind, Tele2, ecc), la navigazione in alcuni siti (oroscopi, numeri del lotto, servizi porno e altri) con costi presumibilmente analoghi a quelli praticati quando si accede via telefono”.
“Con la nuova definizione dei canali di accesso ai servizi a sovrapprezzo, infatti, chi ha la larga banda ed era fino ad oggi protetto da accessi a siti costosi in quanto per il collegamento non utilizza un numero telefonico, viene risucchiato nel novero dei potenziali clienti: basterà capitare su un sito che dichiara di fornire servizi a sovrapprezzo (e dare una qualche forma di assenso) per trovarsi sulla bolletta della connessione Internet anche la voce ‘servizi a sovrapprezzo’, come avviene per la bolletta telefonica”.
Anuit non chiede la chiusura di tali servizi; chi vuole accedere deve poterlo fare, ma richiede che il pagamento possa avvenire tramite carta di credito o altro mezzo esplicitamente autorizzato e non gravando sulla bolletta (pagata, magari, da un terzo).