Nel 3G le dimensioni aziendali contano? I trend del mercato direbbero di sì, ma…

di Alessandra Talarico |

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Telecomunicazioni

Il mercato delle infrastrutture wireless è stato protagonista negli ultimi mesi di una imponente ondata di fusioni e acquisizioni che tenderebbero a dimostrare come anche nel 3G le misure contano, eccome.

Il risultato di questo consolidamento ha portato infatti alla creazione di un vero e proprio triumvirato i cui membri – Ericsson, Alcatel-Lucent e Nokia-Siemens – controllano il 70% di un mercato che vale circa 56 miliardi di dollari.

 

Il processo di accorpamento è stato accelerato dalla crescente tendenza al ribasso dei margini operativi dei player del settore, generata dalla forte competizione tra i molti vendor che rendeva reale il rischio che il mercato degenerasse in un’aspra battaglia per ottenere alla fine margini di guadagno insignificanti.

 

Raggiungere una dimensione più rilevante è diventato quindi un obiettivo chiave dei maggiori player del mercato delle infrastrutture poiché – spiegano gli analisti di Unstrung – “la dimensione influenza direttamente l’abilità dei vendor di investire in Ricerca e Sviluppo, ottimizzare la catena di fornitura e i processi di manifattura, raggiungere una maggiore diversificazione geografica e – infine – produrre profitti”.

 

Il leader storico del mercato – la svedese Ericsson – dimostra perché la dimensione, quando viene gestita in maniera adeguata, si rivela un’arma vincente.

Il vendor nordico è stato in grado di mantenere margini di profitto più alti dei competitori più piccoli, conservando – o anche guadagnando – quote di mercato.

Come unico vero vendor globale, Ericsson gode inoltre della presenza adeguata a livello locale e regionale per avviare la creazione di quello che potrebbe diventare un punto di riferimento mondiale per i servizi professionali degli operatori fissi e mobili.  

 

La combinazione di Nokia e Siemens rappresenta una forza in espansione nel settore wireless e potrebbe essere in grado di sfidare la leadership di Ericsson negli apparati di rete mobile.

Unico punto debole della formazione è la mancanza di un portfolio cospicuo sul mercato americano, per il quale è prevista una forte espansione in seguito alla recente assegnazione dello spettro per i servizi wireless.

 

Alcatel-Lucent si pone invece in una posizione di rilievo nel CDMA2000 – grazie alle tecnologie di Lucent Technologies – e nel GSM, mercato in cui Alcatel vanta un portfolio di tutto rispetto.

Quello che manca, secondo gli analisti, è una chiara strategia sul fronte dell’Umts.

L’acquisizione, da parte di Alcatel delle attività di Nortel Networks nell’accesso radio UMTS e degli asset correlati migliorerà notevolmente la situazione ma si presenta formidabile la sfida rappresentata dall’integrazione sul breve periodo degli apparati 3G di 4 diverse compagnie.

 

La recente ondata di fusioni e acquisizioni potrebbe anche essere interpretata – dicono gli analisti – come un’ulteriore prova che il mondo è diventato troppo grande per vendor Euro o Usa centrici, dato anche l’assalto di nuovi e agguerriti player asiatici.

Da questa prospettiva, concludono gli esperti di Unstrung, la “vecchia guardia” non ha fatto altro che “serrare i ranghi” per riorganizzarsi attorno a “mercati e tecnologie consolidate”, ma cosa succederebbe – si chiedono ancora – se questi mega-vendor si dovessero pentire di essersi “concentrati troppo soltanto sulle attuali tecnologie cellulari”, senza pensare al futuro?.

 

All’orizzonte spuntano infatti gli altri vendor che, pur rimasti indietro nel 3G, si stanno già pre-posizionando per la prossima generazione di sistemi wireless a banda larga all-IP.

Ma chi avrà ragione, quale strategia pagherà sul lungo periodo, questa è un’incognita ancora tutta da verificare.

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