Mondo
Oltre 8 mila azioni penali e civili contro migliaia di utenti dei siti di file-sharing illegali in tutto il mondo, da BitTorrent a eDonkey, Gnutella, SoulSeek e WinMX.
L’industria discografica mondiale ha deciso di tornare alle vie legali per mettere un freno alla condivisione illegale di musica sul web in 17 Paesi, tra cui anche l’Italia e per la prima volta il Messico, la Polonia e, sopratutto, il Brasile, dove lo scorso anno sono stati scaricati illegalmente più di un miliardo di file musicali, mentre i profitti dell’industria musicale brasiliana sono scesi da 724,7 milioni di dollari nel 2000 a 394 milioni nel 2005.
In tutto sono attualmente 13 mila le azioni legali intraprese dall’IFPI – la Federazione Internazionale dei Produttori Discografici – al di fuori degli Stati Uniti, nell’ambito di una campagna volta a “scoraggiare il furto di copyright e promuovere l’uso legale della musica su internet”.
Oltre 2.300 le persone che hanno già pagato il prezzo della condivisione illegale, ricompensando i legittimi detentori dei diritti con un esborso medio di 3.500 euro ciascuno.
La maggior parte di queste persone, spiega ancora l’IFPI, ha pagato per i comportamenti illegali dei figli, dal momento che in molti Paesi l’intestatario di una linea è legalmente responsabile per qualsiasi attività intrapresa attraverso la sua connessione internet. Addirittura – sottolinea la Federazione – una madre ha fatto vendere al figlio la sua auto per farsi rimborsare.
In Argentina, Austria e Brasile, le azioni legali sono state dirette agli ‘uploader‘, cioè quelle persone che caricano sui siti di file-sharing centinaia di migliaia di file protetti da copyright, offrendoli a milioni di persone senza il consenso dei detentori dei diritti d’autore.
Sugli oltre 400 siti di download legale si possono trovare oltre 3 milioni di brani. Un canale di condivisione – ha spiegato il presidente dell’IFPI John Kennedy – “inimmaginabile fino a poco tempo fa”. Eppure, ha aggiunto, “alcune persone continuano sulla via dell’illegalità, rifiutandosi di rispettare il lavoro creativo degli artisti, degli autori e dei produttori”.
Per Kennedy non ci sono scuse: in tutti i Paesi coinvolti esistono servizi di download legale e “la gente dovrebbe capire che può essere individuata a prescindere dalla rete utilizzata”.
In una precedente ondata di azioni legali risalente ad aprile e che ha coinvolto anche l’Italia erano stati sequestrati circa 70 Pc in cerca di prove. Ogni server aveva circa un migliaio di utenti e 30 terabytes di musica condivisa.
In totale, le persone denunciate per condivisione illegale di file musicali sul web nel nostro Paese sono circa 170.