Stati Uniti
L’uso di internet è sempre più compulsivo e sono sempre di più le persone che presentano segni di vera e propria dipendenza dalla rete.
Ne aveva parlato pochi giorni fa l’Università di Palermo, asserendo che sempre più ragazzi presentano sintomi di astinenza – proprio come quelli derivanti dalla dipendenza da droghe o alcool – quando sono costretti a stare lontani dal computer o dal telefonino, con evidenti segnali che indicano la perdita del contatto con la realtà.
Lo conferma oggi la prestigiosa Stanford University, secondo cui un americano su 8 presenta almeno un possibile segno di assuefazione.
I ricercatori dell’Università hanno condotto un sondaggio telefonico su 2.500 adulti, i cui risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Neuropsychiatric Medicine.
Nello specifico, il 13,7% degli intervistati ha dichiarato di trovare molto difficile separarsi da internet per diversi giorni alla volta; il 12,4 ammette di stare online per un tempo maggiore del necessario (cosa che avviene sempre più spesso), mentre altri hanno ammesso di usare di nascosto Internet o di navigare online per combattere stati depressivi secondo modelli che sembrano rispecchiare quelli degli alcolizzati.
Il 5,9%, infine, crede che l’uso eccessivo di internet abbia seriamente intaccato le proprie relazioni sociali.
“Ci focalizziamo spesso su quanto meraviglioso sia internet e sulla quantità di cose che ci permette di fare – ha spiegato l’autore dello studio, Elias Aboujaoude – tendendo a sottovalutare il fatto che il web crea problemi reali a molte persone”.
Aboujaoude, assistente di psichiatria e scienze comportamentali e direttore della Impulse Control Disorders Clinic, ha riferito che sono sempre di più gli utenti internet che visitano il centro perché non riescono più a gestire il loro attaccamento al cyberspazio.
Queste persone – al pari dei drogati o degli alcolizzati – sentono un bisogno ripetitivo, intrusivo e irresistibile di controllare le email, visitare siti o chat room, lasciare commenti su un blog. Attività che possono essere piacevoli sul momento ma che portano problemi seri alla sfera di relazioni personali e professionali.
Il tipico web dipendente è maschio, intorno ai 30 anni, single e laureato e passa circa 30 ore alla settimana sul web, per attività non essenziali.
Per chi credesse che la dipendenza fosse generata solo da siti a contenuto pornografico, beh, questa è solo una parte del problema, ha spiegato Aboujaoude.
“Non sorprende che la pornografia e il gioco d’azzardo online abbiano ricevuto l’attenzione maggiore, ma è evidente che anche altri tipi di siti e attività online creino dipendenza”, ha sottolineato il ricercatore.
In America, sono circa 160 milioni gli utenti abituali della rete, ma ancora pochi studi sono stati effettuati sull’uso problematico di internet.
Nel 1999, una ricerca del Center for Internet Studies, rivelò che il 5,7% dei 18 mila intervistati presentava segni di ‘uso compulsivo’ del web, mentre nel 2002, uno studio della rivista CyberPsychology & Behavior riportò che il 60% delle aziende coinvolte aveva applicato sanzioni disciplinari, e il 30% aveva licenziato impiegati per uso inappropriato di internet.
“La questione sta solo ora iniziando a essere considerata un oggetto legittimo di attenzione clinica, oltre a un problema economico, dal momento che la navigazione ‘non-essenziale’ ha luogo principalmente dal posto di lavoro”, ha spiegato Aboujaoude, sottolineando che però non tutti sono d’accordo se l’uso problematico della rete sia un disturbo a se stante oppure una diretta conseguenza di altre psicopatologie come la depressione o un disturbo ossessivo-compulsuivo.
“C’è ancora bisogno di approfondire la questione – ha concluso Aboujaoude – è troppo presto per parlare di disturbi clinici, ma si tratta di un primo passo verso l’identificazione di qualcosa di clinicamente significativo”.