WiMax: inaccettabile il ritardo dell’Italia. Per Calabrò (Agcom) serve un ulteriore sforzo per ‘raggiungere e superare il treno europeo’

di Alessandra Talarico |

Italia


WiMax

“Il Paese non può dipendere da una sola infrastruttura di comunicazione, perché la dipendenza dal doppino in rame rende il sistema nazionale debole”, questa la valutazione del il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò che, nell’ambito di un’audizione alla Commissione Lavori Pubblici del Senato ha invitato le istituzioni a puntare di più sul WiMax.

 

Gli ostacoli posti in essere dalla titubanza istituzionale nella diffusione della tecnologia di accesso wireless a banda larga più promettente del panorama tlc, sono “inaccettabili”, ha dichiarato Calabrò, soprattutto alla luce del ritardo strutturale del nostro Paese.

 

Considerato come il fratello maggiore del Wi-Fi, già integrato in molti Pc, il WiMax è una tecnologia senza fili ad alta velocità per le lunghe distanze che lavora sulla frequenza del 3.5 GHz. A differenza del Wi-Fi il cui segnale si estende fino a 100 metri dall’antenna, quello del WiMax si spinge fino a 100 chilometri e può dunque consentire la copertura di ampie zone del territorio nazionale a prescindere dalle condizioni orografiche e della densità della popolazione.

Il sistema inoltre è molto più economico e pratico da implementare poiché non richiede il costoso processo di cablatura per far passare cavi e fibre ottiche e garantisce una copertura omogenea anche nelle aree geografiche più remote o svantaggiate geograficamente.

 

In Italia, tuttavia, nonostante la fine delle sperimentazioni non è ancora stato avviato il processo di assegnazione delle frequenze, attualmente utilizzate dal ministero della Difesa.

 

A luglio, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni aveva auspicato una risoluzione entro la fine dell’anno, sollecitando il ministero della Difesa a trovare una soluzione al problema delle frequenze.

 

A oggi, tuttavia, nulla si è mosso e questi ritardi non permettono di effettuare quello che Calabrò definisce ‘il salto di qualità’, ponendo l’Italia in una situazione di grave scollamento dal resto dell’Europa.

 

“Nonostante veniamo da due anni di crescita sostenuta in cui i prezzi sono calati arrivando a livelli di best practice – sottolinea il presidente Agcom – la penetrazione della larga banda (pari a circa il 13%) rimane sotto la media europea (superiore al 14%)”.

 

Un ritardo, secondo Calabrò, dovuto a questioni di carattere strutturale che poco hanno a che fare con “valutazioni di ordine concorrenziale e regolamentare”.

La penetrazione della banda larga sarebbe infatti limitata – ha spiegato ancora Calabrò – da una parte “dal basso livello di diffusione dei mezzi informatici nella popolazione italiana” e, dall’altro, “da problemi infrastrutturali che riducono significativamente l’ambito effettivo e potenziale di diffusione del servizio”.

Serve dunque un ulteriore sforzo, “uno scatto di reni” che ci permetta di “raggiungere e superare il treno europeo”

 

Perché ciò avvenga, “tutte le istituzioni, a cominciare dalle amministrazioni locali che rappresentano il primo collo di bottiglia nella condivisione dei cavidotti e nella costruzione di reti di accesso a larga banda tutti dalle istituzioni” devono fare la loro parte, così come la farà l’Authority stabilendo da subito le regole di assegnazione delle licenze.

 

“Il ricavo di tali assegnazioni – ha concluso Calabrò – potrà valere a tenere indenne da pregiudizi l’attuale detentore”.

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