Cinema del futuro: dubbi e timori dell’industria davanti all’avanzata del digitale e del VoD

di Raffaella Natale |

Europa


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Il cinema si preoccupa davanti all’avanzata del digitale. In occasione di uno degli incontri annuali dell’industria cinematografica, si è sottolineata l’inquietudine per la rivoluzione tecnologica in atto e il successo del video on demand che potrebbe destabilizzare l’economia del settore.

Quasi 500 professionisti si sono riuniti dal 26 al 29 ottobre al palazzo dei congressi di Dijon, per gli incontri dell’ARP (Società civile Autori-Registi-Produttori).

Le discussioni si sono sviluppate intorno al ruolo del VoD e all’ingresso degli operatori telecom su questo mercato. I partecipanti si sono anche confrontati sul futuro del cinema alla luce dei cambiamenti in atto e sulle prospettive di sviluppo.

Al momento, secondo un sistema unico in Europa, il cinema francese è finanziamento principalmente dalla televisione, attraverso il preacquisto e la coproduzione delle pellicole.

Questa economia è messa in pericolo dalla concorrenza ancora marginale, ma crescente, dalle offerte di film attraverso le piattaforme di downloading e VoD lanciate dalle telcos.

 

Produttori come Costa-Gavras, Claude Miller o Radu Mihaileanu si sono fatti portavoce del settore per esprimere i timori di fronte all’avanzata della diffusione digitale di film che potrebbe, a loro dire, tagliare le fonti di finanziamento del cinema e impoverire la realizzazione.

Véronique Cayla, direttrice del Centro nazionale di cinematografia (CNC), ha raccolto i “timori” del settore davanti all’avanzata del digitale.

“Vogliamo dialogare con i fornitori d’accesso internet“, ha dichiarato Cayla, aggiungendo: “…credo sia arrivato il momento di integrare gli Isp nel nostro sistema di regolamentazione per evitare rischi ben peggiori“.

“Se creiamo delle partnership, cominceranno a finanziare e a sostenere le nostre opere“.

 

E’ necessaria una legge per far entrare gli operatori telecom nel fondo di sostegno del CNC per il cinema francese.

Ma i diretti interessati, invitati dall’ARP a partecipare al confronto, non hanno mostrato molto interesse per la situazione.

Patricia Langrand, direttrice della divisione contenuti di France Télécom, riferisce che l’operatore storico sarebbe favorevole a una “regolamentazione virtuosa” del video on demand, ma con “alcune condizioni“.

La Langrand ha, quindi, precisato che tutti i broadcaster – cavo, satellite, Tv digitale terrestre – dovrebbero essere tassati allo stesso modo e le uscite dei Dvd (oggi con il termine di 6 mesi) dovrebbero coincidere con le offerte VoD (7 mesi e mezzo) e non precederli.

 

Oggi, il mercato del VoD è ancora allo stato iniziale in Francia, con “un fatturato di 20-30 milioni di euro nel 2006″ , ha indicato Philippe Bailly (NPA Conseil), ma “cresce rapidamente, passando dal Pc alla televisione“.

Per Marie-Christine Levet, CEO di Club internet e T-Online France (Deutsche Telekom), che ha lanciato a giugno un’offerta VoD sulla Tv via Adsl, questo settore dovrebbe rappresentare “165 milioni di euro nel 2010, con una media di 70 euro l’anno per famiglia”.

Un accordo siglato il 20 dicembre 2005 sottopone gli operatori tlc all’obbligo di investire nel cinema francese ed europeo e fissa, dopo l’uscita in sala, un termine di 33 settimane prima di diffondere i film on demand.

 

Ciò che emerge con forza da questi tre giorni di confronto, è sicuramente la necessità di nuove norme, più flessibile, che aprano a una nuova regolamentazione del settore cinema, che si estendano a tutti i player indistintamente. Nuovi business model, quindi, e nuove regole per l’industria che altrimenti rischierebbe di perdere il treno della convergenza.

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