Italia
Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha confermato l’indiscrezione circolata nei giorni scorsi su Repubblica in merito alla procedura di infrazione Ue, per la vicenda legata al finanziamento per l’acquisto dei decoder per la Tv digitale terrestre.
Gentiloni, a Bruxelles per il consiglio dei Ministri Ue delle Tlc, ha spiegato: “…La procedura potrebbe essere avviata già il prossimo 20 dicembre, oppure potrebbe slittare a gennaio”.
Sul fronte dei rimborsi, il Ministro ha detto di non sapere ancora quale sarà la posizione del Commissario alla concorrenza, Neelie Kroes: “…So che la Commissione sta ancora studiando e verificando chi può avere avuto beneficio dai contributi dati per agevolare l’acquisto dei decoder. Comunque – ha aggiunto – mi pare impossibile che gli utilizzatori finali, gli acquirenti possano essere i destinatari delle richieste di rimborso”.
La Commissione Ue dovrebbe agire nei confronti della Tv italiane (Rai, Mediaset e La7) che hanno beneficiato dei 220 milioni di euro di contributi pubblici per l’acquisto dei decoder della Tv digitale terrestre, ai sensi della Legge Gasparri.
Se la Ue confermasse la condanna, il Governo dovrà decidere la quota che i tre broadcaster dovrebbero rimborsare.
Procedono intanto le discussioni sul futuro del servizio pubblico che, secondo il presidente della Commissione di Vigilanza, Mario Landolfi, dovrebbe puntare su qualità e innovazione tecnologica.
La Commissione si prepara a esaminare il nuovo contratto di servizio tra la Rai e il ministero delle Comunicazioni, approvato pochi giorni fa dal Cda dell’azienda.
L’ufficio di presidenza della Vigilanza deciderà domani o mercoledì l’iter da seguire per il previsto parere sul documento che arriverà, nelle previsioni di Landolfi, “ai primi di febbraio“.
“…Da prassi – ha annunciato il presidente della Vigilanza – ascolteremo il Ministro Gentiloni, poi il vertice Rai ed eventualmente anche soggetti esterni, che valuterà l’ufficio di presidenza. Come Parlamento dobbiamo assicurare la massima evidenza pubblica al contratto di servizio, sia perché il tema della televisione è particolarmente sentito nella pubblica opinione, sia perché questo contratto di servizio, in particolare, affronterà i temi della qualità e dell’Innovazione tecnologica, i confini all’interno dei quali bisogna tracciare la nuova identità del servizio pubblico”.
Una questione molto cara a Landolfi è la “riconoscibilità” del servizio pubblico: “…sin dal mio insediamento, ho chiesto alla Commissione di sostenere questa tesi”.
“Collegato a questo tema – ha aggiunto Landolfi – è quello della qualità, che riguarda direttamente il modo di fare Tv: anche se non è direttamente materia di contratto di servizio, ritengo sia necessario usare meglio gli spazi della programmazione per sperimentare, innovare, definire in maniera più puntuale la missione di ciascuna rete, differenziare l’informazione, magari con tg tematici distribuiti sui diversi canali”.
Per il presidente della Commissione di vigilanza, “…solo un’offerta tipizzata può avere futuro, visto che si prevede che nel 2008 le famiglie italiane che possiedono un televisore tradizionale scenderanno da 14 a 9 milioni, e quindi 5 milioni di italiani compreranno un decoder e avranno a disposizione centinaia di canali”.
Gli spazi recuperati, secondo Landolfi, “…andrebbero destinati a far nascere autori, valorizzare il made in Italy, fare Innovazione, stimolare nuovi talenti anziché continuare ad acquistare format all’estero”.
Il presidente promuove l’offerta multipiattaforma alla quale la Rai è chiamata dal nuovo contratto di servizio e giudica positivamente l’aumento degli investimenti nella produzione italiana ed europea, che passano da 280 a circa 390 milioni di euro, ma avverte: “…Non basta investire di più, se non si riesce a realizzare un prodotto in grado di stare sul mercato, di camminare sulle proprie gambe”.
Per far fronte ai nuovi obblighi, la Rai chiede un aumento delle risorse a disposizione: “Ma l’aumento del canone – ha sottolineato Landolfi – va finalizzato. Il canone deve diventare un’occasione per la Rai per riuscire a mettere in campo un progetto di valorizzazione della cultura e della lingua italiana. Altrimenti non ha senso bussare a denari”.
E visto che non si fa che invocare l’esempio della BBC, Landolfi ha annunciato che “…la Vigilanza ha chiesto l’autorizzazione ai presidenti di Camera e Senato per una missione in Gran Bretagna, per studiare da vicino la BBC. Formalizzata la richiesta, prenderemo contatti con l’emittente per stabilire la data”.
Nel frattempo, la Commissione si prenderà tutti e trenta i giorni previsti per esprimere il suo parere sul contratto di servizio:
“Ho chiesto, e Gentiloni è d’accordo, di considerare trenta giorni pieni di lavoro. Inizieremo presumibilmente ad occuparcene ai primi di gennaio, in modo da licenziarlo agli inizi di febbraio“, ha concluso Landolfi.
Recentemente Landolfi, ha anche risposto in merito alla notizia dell’iscrizione sul registro degli indagati di 5 consiglieri Rai da parte della Procura di Roma.
“Il vertice Rai è pienamente legittimato“, ha commentato il presidente della Vigilanza, aggiungendo: “…chi a sinistra pensa che un avviso di garanzia, che si segnala per singolare tempismo e sulla cui fondatezza è ammissibile più di un dubbio, possa servire a sgombrare il Cda di viale Mazzini da presenze non gradite, sta facendo male i suoi conti”.
Riguardo al futuro assetto della Rai, il Ministro Gentiloni ha riferito che secondo le nuove disposizioni della riforma radioTv, la Rai sarà controllata non più dal Tesoro ma da una Fondazione e avrà a disposizione meno spot pubblicitari.
Gentiloni ha quindi annunciato la presentazione di “un documento sulle linee guida del progetto” entro Natale, a cui seguirà l’approvazione in Consiglio dei Ministri di un disegno di legge.
Gentiloni ribadisce la sua intenzione di costituire due società distinte: “…una interamente finanziata dalla pubblicità, (…) l’altra di servizio pubblico”.
Per la Rai commerciale, ha aggiunto il Ministro, la raccolta pubblicitaria “evidentemente diminuirà“.
Quanto all’assetto di controllo, Gentiloni ha dichiarato che “la proprietà della Rai non dev’essere più detenuta direttamente dal Tesoro”.
“L’idea è quella di istituire una Fondazione che sia l’azionista della Rai, a cui spetterà nominare i vertici operativi dell’azienda“, ha detto Gentiloni, annunciando una consultazione per arrivare alla definizione delle modalità di nomina dei membri di questo Ente.
I componenti della Fondazione potrebbero essere votati in Parlamento con una maggioranza dei due terzi e le loro candidature selezionate sulla base di una serie di requisiti e principi di incompatibilità.