Videofonini e cronaca: dopo il video della morte di Saddam, esplode lo scandalo torture in Egitto

di Alessandra Talarico |

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Tortura

Dopo che il video non autorizzato dell’impiccagione dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein – con tanto di insulti rivolti all’ex rais morente – è comparso in rete diventando in poche ore il filmato più ricercato, i reporter col videofonino stanno contribuendo alla scoperta di simili di abusi un po’ in tutto il mondo.

 

Anche in Egitto, infatti, è esploso un simile scandalo, in seguito alla diffusione di un video, ripreso anche stavolta col telefonino, che ritrae le violenze della polizia su una donna.

Il video, finito nel giro di poche ore su YouTube, mostra una donna legata mani e piedi a una sbarra di legno appoggiata allo schienale di due sedie.

La ragazza continua a ondeggiare sulla sbarra, piange e urla, mentre la polizia la interroga per costringerla a confessare un omicidio.

 

Il popolare sito di condivisione video contiene diversi filmati amatoriali che mostrano i metodi poco ortodossi usati dalla polizia egiziana verso i presunti criminali.

Schiaffi, calci, sputi e abusi di varia natura nei confronti di prigionieri indifesi che se provano a difendersi, coprendosi il volto con le mani, vengono colpiti ancora più brutalmente. E dire che l’Egitto è considerato un Paese moderato.

 

Il governo egiziano continua a negare l’uso della tortura da parte delle forze dell’ordine, dei militari e delle forze di sicurezza, ma il video – sempre più numerosi – che compaiono su YouTube raccontano una storia completamente diversa. E – come nel caso di Saddam Hussein – confermano quanta strada, molti Paesi debbano ancora compiere per poter essere definiti democratici.

 

L’autore del video girato durante l’impiccagione di Saddam – una guardia della sicurezza della caserma dove è avvenuta l’esecuzione – è stato arrestato, creando un forte imbarazzo negli ambienti governativi iracheni: il video ripreso col telefonino, che conteneva le grida e gli insulti dei presenti all’indirizzo del dittatore iracheno, era infatti molto diverso da quello ufficiale, privo di audio, che mostrava l’ex rais in silenzio mentre il boia passava la corda intorno al suo collo.

 

Anche i video girati nelle caserme egiziane stanno gettando nuova cattiva luce sul governo Mubarak, alleato degli Usa in Medio Oriente e nella guerra contro il terrorismo, per non parlare dell’arresto all’aeroporto del Cairo di una produttrice della Tv al-Jazeera che stava tentando di lasciare il Paese con documenti filmati e registrazioni sull’uso delle torture nelle carceri egiziani.

 

L’accusa, nei confronti di Howayda Taha, è di aver tentato di arrecare “danno all’interesse dello Stato”, intendendo rendere pubblici i video sulle torture sull’emittente del Quatar. Secondo le autorità egiziane, infatti, la giornalista avrebbe ‘fabbricato’ le immagini, intendendo deliberatamente infangare la reputazione del Paese. Alla giornalista, cui sono state sequestrate 50 videocassette, è ora vietato lasciare l’Egitto.

 

La notizia è passata sotto silenzio assoluto. Evidentemente nessuno, purtroppo, passava di la con un videofonino.

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