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Earth Day “nero” per le OGN ambientaliste finite nel mirino di Trump

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La Casa Bianca sta preparando ordini esecutivi per revocare lo status di esenzione fiscale a diverse ONG ambientaliste, accusate di ostacolare l’espansione dei combustibili fossili. L’iniziativa, spinta dall’amministrazione Trump, potrebbe essere annunciata in occasione dell’Earth Day

La Casa Bianca starebbe preparando una serie di ordini esecutivi volti a revocare lo status di esenzione fiscale a diverse organizzazioni ambientaliste no-profit. La mossa, che potrebbe essere annunciata in coincidenza con l’Earth Day, si inserisce in una strategia più ampia dell’amministrazione Trump per contrastare quelle realtà percepite come ostacoli alla sua agenda energetica, improntata sul rilancio delle fonti fossili, petrolio, gas e carbone, a scapito delle energie rinnovabili.

A rivelarlo sono fonti vicine all’amministrazione, secondo cui il presidente Donald Trump e il suo entourage stanno valutando misure che potrebbero colpire duramente il mondo dell’attivismo ambientale. In particolare, le disposizioni potrebbero prendere di mira non solo i gruppi ecologisti statunitensi, ma anche fondazioni internazionali che ricevono finanziamenti da Paesi stranieri o operano nel campo della sensibilizzazione ambientale.

Un’arma politica contro il dissenso ambientale

La possibilità di revocare lo status di non profit alle organizzazioni ambientaliste è solo l’ultima di una serie di azioni che hanno visto l’amministrazione cercare di delegittimare voci critiche. Trump stesso ha recentemente lanciato accuse contro gruppi come Citizens for Responsibility and Ethics in Washington (CREW), definendoli “pseudo-charity” interessate solo a danneggiare la sua figura politica.

Ma a essere nel mirino ci sono anche altri nomi storici del mondo ambientalista come Code Pink, League of Conservation Voters e Natural Resources Defense Council, citati in udienze congressuali come potenziali destinatari di indagini o limitazioni fiscali.

Le implicazioni legali e il ruolo dell’IRS

Qualsiasi tentativo di modificare lo status fiscale delle organizzazioni no-profit passa attraverso l’Internal Revenue Service (IRS), l’agenzia federale preposta all’amministrazione delle imposte. L’IRS, tuttavia, è tenuto per legge ad agire in maniera imparziale, indipendentemente da pressioni politiche. Le regole sono chiare: un’organizzazione può perdere l’esenzione fiscale solo se coinvolta in attività elettorali, lobbying eccessivo, o se viene meno agli obblighi di trasparenza finanziaria.

Gli esperti legali si aspettano ricorsi immediati qualora l’amministrazione procedesse con provvedimenti generalizzati. “Un ordine esecutivo che prende di mira selettivamente le organizzazioni ambientaliste sarebbe difficile da difendere in tribunale,” ha dichiarato a Bloomberg un costituzionalista dell’Università di Georgetown. “Il rischio è di violare i principi fondamentali di imparzialità e libertà di associazione.”

Un duro colpo alla lotta contro il cambiamento climatico

Dietro le motivazioni ufficiali, trasparenza, controllo sui finanziamenti, rispetto della normativa fiscale, si cela, secondo molti osservatori, una volontà politica chiara: silenziare o indebolire chi si oppone al ritorno delle fonti fossili come pilastro energetico nazionale.

Negli ultimi decenni, proprio le ONG ambientaliste hanno avuto un ruolo cruciale nel promuovere politiche contro le emissioni di CO₂, la diffusione delle energie rinnovabili e la tutela degli ecosistemi. Le conseguenze di una revoca generalizzata dello status fiscale potrebbero dunque minare la capacità di questi attori di operare, ricevere donazioni, influenzare le agende istituzionali e coinvolgere cittadini e comunità.

Earth Day sotto attacco?

Secondo le indiscrezioni, l’annuncio dell’ordine esecutivo potrebbe arrivare martedì 22 aprile, in occasione della Giornata della Terra, una ricorrenza simbolica, che renderebbe ancora più chiara la contrapposizione tra l’amministrazione e il mondo ambientalista. Tuttavia, i dettagli dell’operazione sarebbero ancora oggetto di confronto interno, e non si esclude un ripensamento.
Quel che è certo è che si apre un nuovo fronte di tensione tra Casa Bianca e società civile, in un momento in cui la crisi climatica e la necessità di accelerare la transizione ecologica richiederebbero tutt’altro tipo di impegno da parte delle istituzioni.

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