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In relazione alla vicenda oggetto dell’inchiesta di Potenza, il Collegio dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha adottato un provvedimento con il quale vieta “con effetto immediato” a tutti gli organi di informazione di diffondere notizie quando:
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si riferiscano a fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico;
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riguardino notizie, dettagli e circostanze eccedenti rispetto all’essenzialità dell’informazione;
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attengano a particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della loro sfera sessuale.
Il Garante ha sottolineato che la violazione di tale provvedimento, che sarà pubblicato oggi nella Gazzetta Ufficiale, costituisce reato punito con la reclusione da tre mesi a due anni ed è fonte di responsabilità per una eventuale richiesta di risarcimento danni.
Il Garante provvederà, infine, a denunciare alla Autorità giudiziaria competente ogni singola violazione che venisse rilevata.
Il provvedimento si è reso necessario perché pur nel quadro di vicende per le quali è configurabile un interesse pubblico alla conoscenza anche dettagliata di fatti, “…sono state diffuse alcune informazioni e notizie, anche non estratte da trascrizioni di intercettazioni, che hanno oltrepassato i limiti del diritto di cronaca e violato i diritti e la dignità delle persone interessate, a prescindere dalla veridicità di quanto diffuso”.
Francesco Pizzetti, presidente del Garante Privacy, a margine di un convegno all’università cattolica di Milano dedicato ai temi della protezione di dati personali, è intervenuto sulla nuova ondata di notizie e gossip relativa all’inchiesta di Potenza.
“…É grave aggiungere al danno derivante dai tentati ricatti anche quello mediatico”, ha commentato Pizzetti. Aggiungendo, “…Mi pare che malgrado i ripetuti richiami dell’Autorità, si continui ad esporre chi è già stato vittima di ricatti, che la stessa autorità giudiziaria sta perseguendo, ad ulteriori danni mediatici”.
“..Trovo ancora più inaccettabile – ha detto ancora Pizzetti – che si metta a rischio l’immagine e la dignità stessa delle persone accostandole a fatti e vicende che dimostrano soltanto l’intenzione di perpetrare a loro danno ricatti e comportamenti criminosi. E’ necessario ricordare ancora una volta – ha concluso – che l’informazione deve attenersi al principio di essenzialità e alla tutela della dignità delle persone, chiunque esse siano, e specialmente quando dalle notizie pubblicate nulla risulti a loro carico”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Mauro Paissan, componente del Garante privacy e giornalista, che ha commentato la pubblicazione del nome di Silvio Sircana nell’ambito della cronaca sull’inchiesta giudiziaria di Potenza.
“…No, non si può gettare in pasto ai lettori in questo modo un nome e cognome in un contesto di scandali, prostituzione, ricatti e estorsioni. Il solo accostamento a questo mondo configura un massacro dell’identità e della dignità di una persona”, ha dichiarato Paissan.
“…A prescindere da eventuali violazioni – ha detto Paissan – della disciplina riguardante il segreto istruttorio, in questo caso siamo di fronte a un cittadino a carico del quale non risulterebbe nulla se non una conversazione tra due fotografi e la dichiarata volontà di ordire un ricatto”.