Ha fatto rumore in Italia la decisione della Bundesnetzagentur, l’agenzia tedesca che si occupa di telecomunicazioni e reti, di rinnovare gratuitamente per i prossimi 5 anni i diritti d’uso delle frequenze 800 MHz, 1.800 MHz e 2.600 MHz. La notizia pubblicata da Key4biz è stata rilanciata dall’ad di Tim Pietro Labriola. Un assist agli operatori tedeschi che potrebbe essere replicato anche in Italia. Niente aste, ma obblighi di investimenti e di coperture in cambio del rinnovo gratuito. La soluzione tedesca potrebbe fare scuola in Italia, dove la scadenza delle frequenze GSM e LTE è fissata al 2029. L’Agcom ha già avviato una consultazione pubblica, per capire cosa vuole il mercato. E’ chiaro che il rinnovo gratuito delle frequenze sarebbe la soluzione più gradita anche in Italia per le nostre telco. Ma quali condizioni sarebbero avanzate dall’Agcom? E come la prenderebbe la concorrenza dei piccoli operatori e degli Mvno? Ne abbiamo parlato con il Professor Nicola Blefari Melazzi, Presidente del CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario delle telecomunicazioni).
Key4biz. Presidente, la decisione dell’Agcom tedesca di rinnovare gratis le frequenze per 5 anni agli operatori in cambio di obblighi di copertura può aprire un dibattito sullo spettro radio anche in Italia?
Nicola Blefari Melazzi. Certamente sì. In Italia, ma direi in Europa, abbiamo una situazione di debolezza verso le piattaforme digitali. Lo dicono tutti da anni, lo dice anche Mario Draghi nel suo report. Il divario con gli Stati Uniti è soprattutto sul digitale, sulle piattaforme, sui servizi, nei confronti degli hyperscaler. Tutti dicono che ci dobbiamo lavorare e questa è una cosa che dobbiamo assolutamente fare.
Key4biz. Però?
Nicola Blefari Melazzi. Però dobbiamo almeno salvaguardare le infrastrutture di telecomunicazioni. Perché altrimenti andremo indietro invece che avanti. Quindi, per poter andare avanti sulle piattaforme digitali intanto dobbiamo salvaguardare le infrastrutture di telecomunicazioni, che sono essenziali per tutti i motivi che conosciamo come il lavoro, l’online, i servizi digitali. La rete è imprescindibile e serve anche come base se vogliamo avere una speranza di fare quello che dice Draghi e quello che dice EuroStack, cioè costruire anche piattaforme digitali.
Key4biz. Ma quali sono i problemi per le infrastrutture di telecomunicazioni? Perché siamo così indietro in Italia ad esempio con il 5G standalone?
Nicola Blefari Melazzi. Per le infrastrutture di telecomunicazioni, il problema è che se tu non investi oggi ti troverai in ritardo domani. E di solito noi in Italia siamo bravi a procrastinare. Ad esempio, guardiamo la rete stradale o la rete idrica e quando fanno acqua diciamo sono 20 anni di incuria e ormai è tardi per investire e metterci le mani.
Key4biz. Lo stesso vale anche per le reti Tlc?
Nicola Blefari Melazzi. No, adesso non è tardi per investirci. Abbiamo una buona rete, ma ci dobbiamo investire, perché altrimenti fra 10 anni diremo ‘ma guarda che brutta fine ha fatto l’infrastruttura di telecomunicazioni’. Noi non ci possiamo permettere di arrivare fra 10 anni in questa condizione.
Key4biz. Quali sono i rischi che abbiamo e con cui dobbiamo lottare adesso?
Nicola Blefari Melazzi. In primo luogo, il fatto di avere soldi per fare investimenti. Senza soldi per investire, l’infrastruttura non può essere aggiornata e stare al passo con i tempi.
Key4biz. E poi?
Nicola Blefari Melazzi. Salvaguardare il futuro. Ma perché non abbiamo i soldi per le reti? Per una serie di mali antichi che vanno riconosciuti. Sono cinque i problemi che affliggono le reti degli operatori. Innanzitutto, come detto prima, gli operatori si assumano la responsabilità degli errori di gestione e della mancanza di innovazione del passato. Ci sono stati degli errori da parte di chi ha gestito le privatizzazioni e il settore.
Key4biz. Quali sono gli altri quattro fattori contingenti?
Nicola Blefari Melazzi. La competizione eccessiva sui costi. La competizione unfair, non paritaria, con gli hyperscaler in termini di regole, di leggi e di mercato. Il quarto elemento sono i costi dello spettro. Il quinto sono i costi dell’energia. È chiaro che costi dell’energia e costi dello spettro ce li hanno anche altri player oltre agli operatori, che peraltro sono energivori. È vero anche che sullo spettro per le frequenze 5G gli operatori hanno speso molto rispetto ad altri paesi.
In una situazione normale, sia spettro sia energia sarebbero dei costi affrontabili. Ma la situazione al momento per le Tlc è critica. C’è bisogno di sostenere gli investimenti.
Key4biz. Soldi pubblici sarebbero però considerati aiuti di Stato per le telco.
Nicola Blefari Melazzi. Sì, ma i costi dello spettro potrebbero essere finalizzati agli investimenti. Lo stesso vale per le regole e la questione della competizione. Non per fare dei favori agli operatori, ma perché abbiamo bisogno di avere queste infrastrutture. Detto questo, è difficile che lo Stato rinunci tout court a vendere lo spettro. Però intanto si potrebbe pagare un po’ di meno e poi si può raggiungere un prezzo inferiore a fronte di una negoziazione basata su impegni di investimento per copertura di rete. Prima c’è l’infrastruttura di rete, poi la digitalizzazione dei processi e poi le applicazioni, che attualmente vengono vendute agli hyperscaler. Sarebbe bene avere qualcuno di europeo a fare anche questo. Ma perché ciò possa avvenire l’infrastruttura va aggiornata e adeguata ai tempi.
Benvenuti a Telecommunications of the Future by 5GItaly
Di questo e di altro si parlerà ampiamente alla prossima edizione del convegno promosso dal CNIT Telecommunications of the Future by 5GItaly, che si terrà il prossimo 9 aprile a Roma.
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