Generative AI Insights è la rubrica curata da Recomb, il think tank dedicato all’esplorazione dell’impatto e del potenziale dell’AI generativa in vari aspetti della vita umana. Recomb studia l’AI generativa da tutte le angolazioni: professionale, etica, tecnica, legale, economica, ambientale, sociale, educativa e culturale. Per leggere tutti gli articoli della rubrica Generative AI Insights su Key4biz clicca qui..
Un’ondata di indignazione ha investito la comunità letteraria australiana dopo la scoperta che numerosi libri di autori locali sarebbero stati utilizzati, senza autorizzazione, per addestrare i modelli AI di Meta. Tra le opere incluse nel controverso dataset figurano anche quelle di ex primi ministri australiani come Malcolm Turnbull, Kevin Rudd, Julia Gillard e John Howard.
Le informazioni emergono a seguito di una causa legale intentata negli Stati Uniti, dove si accusa Meta di aver impiegato il database pirata LibGen, nonostante l’avvertimento interno sulla natura illegale del materiale. Scrittori come Holden Sheppard e Tracey Spicer hanno espresso un profondo senso di violazione e rabbia. Sheppard ha denunciato l’uso non autorizzato delle sue opere definendolo ‘non solo immorale ma anche illegale’, mentre Spicer ha parlato di un ‘colpo allo stomaco’, sottolineando la precarietà economica in cui spesso versa la categoria.
L’autrice Alexandra Heller-Nicholas ha scoperto che ben otto dei suoi libri erano stati inclusi, affermando che è stato compromesso il lavoro di una vita. L’Australian Society of Authors ha avviato un appello per tutelare gli scrittori e richiede un intervento immediato del governo, proponendo l’introduzione di normative specifiche per l’AI.
La vicenda riaccende il dibattito sull’equilibrio tra progresso tecnologico e diritti d’autore, evidenziando il divario tra le risorse delle big tech e la fragile condizione economica della maggior parte degli autori. Meta, nel frattempo, ha rifiutato di commentare, adducendo l’esistenza di un contenzioso in corso.
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I parlamentari avvertono che i sistemi IT obsoleti potrebbero compromettere le ambizioni del governo britannico sull’AI
Un rapporto della Public Accounts Committee del Parlamento britannico lancia l’allarme sull’inadeguatezza dei sistemi IT legacy nel settore pubblico, evidenziando come tale situazione rappresenti un ostacolo significativo all’adozione diffusa dell’AI da parte del governo del Regno Unito. Nonostante le promesse dell’esecutivo laburista, che ha annunciato l’uso dell’AI per rendere più efficiente la macchina statale e stimolare la crescita economica, molti sistemi centrali risultano essere tecnologicamente obsoleti, fuori supporto o impossibili da aggiornare.
Dei 72 sistemi legacy ad alto rischio, ben 21 non hanno ricevuto i finanziamenti promessi nel piano triennale 2022-2025 per la digitalizzazione. Il rapporto sottolinea inoltre gravi lacune nella condivisione e nella qualità dei dati, elementi essenziali per il funzionamento efficace delle soluzioni basate su AI.
A fronte di queste criticità, il governo rischia di perdere fino a 45 miliardi di sterline in potenziali risparmi di produttività nel settore pubblico, secondo stime dello stesso esecutivo.
Sir Geoffrey Clifton-Brown, presidente del comitato, mette in discussione la capacità del Department for Science, Technology & Innovation (DSIT) di guidare questa trasformazione, criticando la mancanza di autorità reale su altri dipartimenti.
Egli richiama inoltre la necessità di un cambio di mentalità ai vertici della pubblica amministrazione, auspicando l’inclusione di professionisti digitali nei consigli di gestione e nelle direzioni strategiche dei ministeri.
Il report suggerisce che, senza interventi strutturali e una governance unificata, le ambizioni legate all’AI rischiano di rimanere slogan, vanificati da una struttura IT antiquata incapace di supportare le innovazioni promesse.
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