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Industry Tlc in crisi, l’appello delle telco: ‘Meno regole e voucher per il take up’. Tavolo al Mimit il 24 aprile

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La industry delle Tlc si è riunita nella sede della Luiss, per la presentazione del libro di Astrid 'Telecomunicazioni: una politica industriale per la doppia transizione' a cura di Franco Bassanini e Antonio Perrucci, 'Il Mulino' editore.

Il malato è grave e servono interventi urgenti per una cura da cavallo. Si può sintetizzare in questo modo la situazione clinica della industry delle Tlc, che si è riunita nella sede della Luiss, per la presentazione del libro di Astrid Telecomunicazioni: una politica industriale per la doppia transizione a cura di Franco Bassanini e Antonio Perrucci, “Il Mulino” editore.

Un’occasione per fare il punto sulle difficoltà di un settore alle prese con una crisi perdurante, con una serie di proposte e cose da fare per invertire la rotta. Fra le richieste più pressanti, la necessità di nuove regole meno cogenti, la realizzazione di un vero level playing field con gli OTT, il riconoscimento dello status di energivori, la semplificazione della permissistica e nuovi modelli di gestione e assegnazione dello spettro radio.

Un appello che gli operatori fanno alla DG Connect della Commissione Ue, all’Agcom e all’Antitrust e non ultimo al Governo. In particolare, al Mimit, chiamato a riaprire nuovamente dopo due anni il tavolo di crisi del settore Tlc. Un appello che ha trovato risposta proprio oggi.

Mimit convoca il tavolo Tlc il 24 aprile

Intanto Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, d’intesa con il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, ha convocato per giovedì 24 aprile alle ore 14.30 a Palazzo Piacentini, il Tavolo nazionale sul settore delle telecomunicazioni. “La riunione – si legge in una nota – avrà la finalità di condividere obiettivi e modalità per una gestione strutturale della fase di transizione che il settore delle Tlc sta affrontando. Al Tavolo sono stati invitati a partecipare i rappresentanti delle associazioni di categoria e dei sindacati”.

Lucrezia Busa (Dg Connect): ‘Meno regole e semplificazioni’

“La Commissione europea guarda con attenzione al settore delle tlc, in sofferenza, e punta alla semplificazione di varie aree, a partire dalla regolamentazione”. Così Lucrezia Busa, capo unità Markets, competition and roaming della Dg Connect, che nel suo intervento ha anche ricordato come entro l’anno è prevista la pubblicazione del Digital Networks Act (DNA), il nuovo pacchetto telecom che promette meno regolazione e nessuna regolazione ex ante. Insomma, la nuova Commissione si muoverà nella direzione di meno regole.

“Da parte della Commissione – ha assicurato – c’è una forte attenzione a questo ecosistema, non c’è distacco, siamo pienamente consapevoli del ruolo che gioca il settore per consentire all’Europa di vincere tutte le grandi sfide che dobbiamo affrontare nei prossimi anni”.

Si sta lavorando su varie “macro aree; uno di questi orientamenti è quello della semplificazione che gioca su diversi livelli, come quello della regolamentazione”. “Proporremo – esemplifica Busa – di ridurre i mercati raccomandati per la regolamentazione a livello europeo. La questione che ci stiamo ponendo e valutando è se non sia il caso di ridurli (da due) a uno o a zero. Questo in linea con quanto raccomandato dal libro, passando dalla regolazione ex ante a una regolamentazione ex post”.

Tlc: Aria (Agcom) ‘Aste frequenze orientate alla copertura’  

In linea con questa tendenza che punta a limitare i lacci normativi e a non drenare soldi agli operatori l’intervento di Laura Aria, commissaria Agcom. “Da giugno 2024 abbiamo finalmente la separazione societaria” della rete di Tim e “mi aspetto sviluppi positivi”, ha detto la commissaria Agcom, parlando dei problemi che affliggono il settore delle tlc caratterizzato da prezzi in calo che hanno messo in difficoltà i bilanci delle società. “A settembre – ha aggiunto – abbiamo aperto una nuova analisi di mercato in questo scenario nuovo, ci stiamo mettendo tanta attenzione, contiamo nei prossimi mesi di andare a conclusione del procedimento. Avere un operatore wholesale (ovvero Fibercop, ndr) cambierà lo scenario, sarà meno regolamentato. Non avrà obblighi asimmetrici mentre l’operatore retail (Tim, ndr) sarà libero di fissare i prezzi. Mi aspetto uno sviluppo positivo anche con la possibilità di un maggiore sviluppo delle reti in fibra ottica”.

Per quanto riguarda le aste frequenze, il commissario Aria auspica un maggior orientamento agli obblighi di copertura per gli operatori e decisamente meno agli oneri finanziari.

Franco Bassanini (Astrid): ‘Favorire il consolidamento’

“Nel settore delle telecomunicazioni – ha commentato Franco Bassanini, presidente di Astrid – c’è una situazione di sofferenza del settore evidente, che non è una sofferenza di questa o quella azienda. Non si può assistere alla crisi con atteggiamento di distacco”. Tra le azioni possibili, Bassanini indica una soluzione europea sul “fair share contribution” e la revisione della normativa antitrust o, perlomeno, una diversa interpretazione della normativa esistente, favorendo il consolidamento.

Un altro tema importante è quello della modulistica unica per le autorizzazioni proposta da Astrid, che ha avuto ottimi risultati.

Tlc: Levi (iliad) ‘Siamo energivori, dobbiamo essere considerati tali’

“Siamo energivori, dobbiamo essere considerati energivori”. Lo ha detto Benedetto Levi, ad di iliad Italia. Il tema, sul quale le società sono tutte concordi, è stato sollevato anche dagli altri ad presenti, a partire da Pietro Labrola di Tim a Gianluca Corti, co-ceo di Wind Tre.

Poi, ha aggiunto Levi, “c’è il tema del take-up della fibra. Oggi il take-up è ancora infimo rispetto alla penetrazione, cioè rispetto al deployment, alla copertura dell’Ftth (fibra fino alla casa, ndr). Quindi se cinque o più anni fa c’era un tema di copertura, oggi c’è un tema di take-up. Si può dibattere se sia giusto o sbagliato avere due operatori Ftth, se sia giusto o sbagliato cercare di accelerare la migrazione dall’Fttc all’Ftth quando l’Fttc in Italia è performante, però ormai siamo arrivati qui, credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che vogliamo più Ftth per le imprese in Italia”. C’è quindi il tema, conclude Levi, di stimolare “questo take up e quindi a migliorare il ritorno sugli investimenti”.

Per quanto riguarda l’innalzamento dei limiti elettromagnetici da 6 a 15 v/m si tratta di un primo passo, aggiunge Levi, che alla fine non ha suscitato particolari reazioni nell’opinione pubblica, diversamente da quanto si poteva temere.

Inwit, su piano 5G ostacoli e dinieghi burocratici, serve cambio di passo

“Per quanto riguarda il Piano Italia 5G del Pnrr siamo in Rti con Tim e Vodafone con cui ci siamo aggiudicati il bando, che prevede di portare le nostre infrastrutture, equipaggiate con il 5G, in 1.385 aree in digital divide entro il 30 giugno 2026. Parliamo di circa il 25% delle infrastrutture che, come Inwit, realizziamo annualmente. Abbiamo però un tema di ostacoli e dinieghi di carattere permissistico e burocratico ben superiore alla media. Parliamo del 45% dei permessi presentati, con tempi medi di risoluzione di oltre 6 mesi nei casi che non diventano ko totale”. Lo afferma Michelangelo Suigo, direttore delle relazioni esterne di Inwit. “Serve un cambio di passo perché, pur avendo a livello centrale norme che spingono verso una fortissima semplificazione, a livello locale queste sono troppo spesso disattese, con regolamenti comunali anacronistici che devono essere aggiornati”.

Le semplificazioni a livello locale sono difficilmente realizzabili anche per mancanza di tecnici e amministrativi a livello comunale.

Gola (Open Fiber) ‘Servono politiche pubbliche, voucher a operatori per take-up’

Per il settore delle tlc servono “politiche pubbliche” anche in vista del fatto che l’effetto Pnrr sugli investimenti finirà. Lo ha sostenuto Giuseppe Gola, ad di Open Fiber. “E’ chiaro – ha aggiunto – che adesso stiamo ancora con la sbornia del Pnrr, ma c’è un tempo breve, un anno e quattro mesi, e poi finirà. Bisogna cominciare a pensare adesso alle nuove politiche e bisogna lavorare sulle nuove politiche sia dal punto di vista dell’offerta sia dal punto di vista della domanda”.

Sul quest’ultimo fronte, ad esempio, “in Italia siamo al 27% di take-up (le attivazioni effettive, ndr), la media europea è al 54%, Francia e Spagna stanno oltre il 70%, oltre l’80 per cento. C’è assolutamente la necessità di un intervento”.

Tutto questo, sostiene Gola, va fa fatto “con alcuni supporti pubblici, ad esempio in passato sono stati pensati dei voucher per il cliente che passa dal rame alla fibra ma questo cliente oggi paga la stessa cifra sia sul rame sia sulla fibra, quindi il cliente non ha bisogno di un voucher. Chi ha bisogno di un voucher sono gli operatori che devono sostenere un costo per il cliente che migra sulla fibra”.

La data del 2030 per lo switch off del rame sembra impossibile da raggiungere, ma detto questo è necessario guardare oltre e puntare appunto sul take up e sulla diffusione della banda ultralarga tenendo conto anche dell’FWA, complementare alla fibra, e al satellite, a sua volta complementare all’FWA soprattutto per il backhauling.

A questo proposito, emerge un atteggiamento di non ostilità degli operatori non satellitare nei confronti dei satellitari.

Wind Tre, se non siamo in condizione di investire manifattura in difficoltà

“Se non saremo messi in condizioni di investire, il manifatturiero tra 10 anni sarà in difficoltà”. Lo ha detto Gianluca Corti, co-ceo di Wind Tre. “Noi – ha aggiunto – stiamo per lanciare il 5G standalone, servono capitali, serve liberare risorse, il resto del mondo sta correndo, fuori dall’Europa vanno molto più veloci, c’è un incendio, bisogna spegnerlo urgentemente, altrimenti ne risentirà tutto il Paese”.

Corti ha poi acceso l’attenzione sulle frequenze, dopo che la maxi gara per il 5G ha comportato un esborso monstre in passato. “Il ragionamento sulle frequenze è importante, il 2029 non è lontano”.

Sarmi (Fibercop), su Pnrr rispetteremo target, mercato da solo non basta

“Per quanto riguarda il Pnrr, la situazione è chiara: pur con alcune difficoltà iniziali, siamo in linea con il percorso stabilito e arriveremo al 2026 rispettando i target prefissati”. Lo ha detto Massimo Sarmi, presidente di Fibercop nel suo intervento.

“Tuttavia, la vera questione è un’altra: le infrastrutture digitali possono essere sviluppate solo con investimenti privati o richiedono un supporto pubblico? Da anni, in Europa – ha aggiunto – vengono avviati programmi di sviluppo delle reti, come il Digital Compass, ma nel corso della loro attuazione emerge spesso che le risorse disponibili non sono sufficienti. Se lasciamo agire solo il mercato, il sistema rischia di non reggere”.

Fastweb+Vodafone, 600 milioni di sinergie per attivare processo virtuoso

In tema di consolidamento, di certo Fastweb e Vodafone Italia hanno già fatto il loro. Il nuovo soggetto nato dal merger guarda a lungo termine verso la trasformazione in una TechCo.

“In un ecosistema complesso come quello delle telco in Italia, il percorso intrapreso da Fastweb+Vodafone basa su una strategia industriale e infrastrutturale ben precisa”, ha detto Marco Pennarola, capo del marketing di Fastweb.

“Abbiamo dichiarato – ha aggiunto – 600 milioni di sinergie a disposizione del mercato per attivare un processo virtuoso con benefici per tutto il sistema. Mettiamo insieme asset complementari che generano un attore più solido dove il “+” di FW+VF rappresenta proprio la generazione di valore che stiamo creando: nuove opportunità, maggiore qualità, innovazione e sicurezza”.

Protto (Cellnex), non è possibile sostenere neanche 4 reti mobili, forse 3

“E’ possibile sostenere 5 reti mobili? No, la domanda è retorica, dico che nemmeno 4 sono sostenibili, forse tre” come in UK. E’ quanto sostiene Federico Protto, ad di Cellnex Italia. Intanto, ha aggiunto Protto, “il contributo che un operatore di torri può dare è promuovere e lavorare con gli operatori per lo sharing, questo può permettere di liberare risorse nei servizi, e si migliora pure la qualità”.

Tlc: Labriola, l’Italia non si può permettere 2 reti in fibra e 5 reti 5G

L’Italia “non è un Paese che si può permettere due reti in fibra ottica sovrapposte e 5 reti 5G, fate due calcoli”. E’ l’invito di Pietro Labriola, ad di Tim. “Non si riesce a coprire quei costi, di fatto c’è fallimento di mercato”.

“Da noi l’Arpu è 8-9 euro sul mobile, in Germania è in 30 euro. Se avessi 3 volte l’arpu che ho oggi avrei – esemplifica – una capitalizzazione in Borsa pari a 4 volte” l’attuale.

Tlc: Labriola (Tim) ‘Settore è malato terminale, difficoltà a trovare investitori’

Il settore delle tlc è “un malato allo stadio terminale, ne stiamo discutendo da tempo, siamo un settore che brucia cassa, e non è che la bruciamo da poco, oggi ho difficoltà ad andare all’estero e a trovare investitori che mettano soldi nelle tlc in Europa”, con l’unica eccezione di Deutsche Telekom. Lo ha sottolineato Pietro Labriola, ad di Tim.

Il problema è comune e “ognuno – ha aggiunto – punta sul fatto che muoia prima l’altro, questa è la realtà delle tlc in Europa e in Italia”

“Noi – ha aggiunto – siamo quotati in Borsa, mi posso permettere di dire vado in perdita per 24 mesi così gli altri muoiono e poi me li compro? E’ possibile?”.

Il momento di agire, ha aggiunto è adesso: “The time is now”.

Tim: Labriola, paura di Musk? No, ma a patto che competiamo allo stesso modo

Non si ha timore di Musk e della concorrenza del satellitare, ma a patto che si competa alle stesse regole, ha aggiunto Labriola.

“Non abbiamo paura di nessuno purché – aggiunge – ci venga permesso di competere alla stessa maniera. Già noi abbiamo aziende con conti economici e bilanci non paragonabili con gli Over the top che stanno tutti guarda caso oltreoceano. Perché a me viene applicata una normativa differente?”

Occorre, secondo Labriola, “uscire dalla demagogia e cominciare a parlare delle cose pratiche”.

Benvenuti a Telecommunications of the Future by 5GItaly

Di questo e di altro si parlerà ampiamente alla prossima edizione del convegno promosso dal CNIT Telecommunications of the Future by 5GItaly, che si terrà il prossimo 9 aprile a Roma.

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