Caso Telecom: il governo vigila, mentre Pompei (Tiscali) invoca una ‘Yalta della telefonia’

di Alessandra Talarico |

Carlos Slim, patron di America Movil, diventa il secondo uomo più ricco del mondo

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Telecom Italia

Il caso Telecom e il rafforzamento dei poteri dell’Agcom non saranno all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri convocato per venerdì mattina. I tecnici infatti sono ancora al lavoro, mentre nel pomeriggio di domani si riunirà anche il patto di sindacato Pirelli, convocato da Mediobanca e Generali in seguito all’esclusione di Guido Rossi dalla lista dei candidati al cda di Telecom Italia.

 

L’incertezza sul destino della rete, intanto, pesa sulle trattative con AT&T e America Movil che per tutelarsi potrebbero inserire una clausola di recesso nel contratto di compravendita, mentre sul fronte politico si continua a invocare un intervento del governo per accelerare lo scorporo della rete, nonostante l’ammonimento della Ue a lasciare intervenire l’Authority, senza lasciarsi andare a misure protezionistiche.

A proporre un decreto d’urgenza per scorporare la rete dalla società di servizio è stato il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che sarebbe anche al lavoro per realizzare una misura in grado di eliminare il meccanismo delle scatole cinesi, “quella diavoleria – ha scritto il ministro in una lettera indirizzata a Beppe Grillo – che consente di controllare grandi aziende con un pacchetto di azioni irrisorio e a Olimpia di nominare la maggioranza dei consiglieri di amministrazione di Telecom pur disponendo del solo 18% delle azioni”.

 

“L’infrastruttura di rete – ha spiegato ancora Di Pietro – va separata dai servizi, chi la compra deve ottenere una nuova autorizzazione dello Stato, che deve prima valutare i presupposti, e i voti si devono poter finalmente contare, non pesare”.

 

Basta, insomma, alle leggi che permettono a pochi di controllare tutto, anche perché nel caso di Telecom, dice ancora il ministro, “è in gioco parte del futuro dell’Italia, ma purtroppo si parla solo di Olimpia e della sua necessità di fare cassa”.

 

Da parte del Governo, ribatte il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani, “non c’è nessuna turbativa in corso”, ma soltanto la volontà di vigilare su tre priorità che riguardano un’infrastruttura fondamentale per il Paese: la rete deve “avere un radicamento nazionale, garantire un accesso paritario a tutti i concorrenti e fare in modo che la struttura azionaria e industriale renda credibile una politica di investimenti”.

 

Sulla vicenda Telecom è intervenuto anche Tommaso Pompei, ad di Tiscali ed ex numero uno di Wind che, dalle pagine de L’Espresso, cerca di riportare l’attenzione sul tema degli investimenti e lancia la proposta di creare “una sorta di Yalta della telefonia”.

Secondo Pompei è difficile immaginare che con l’ingresso nel capitale di America Movil e AT&T, Telecom “possa giocare a tutto campo”, ed è ancora troppo presto per dire se le due società decideranno di puntare sull’ammodernamento della rete, che pure è un fattore cruciale per la futura redditività del gruppo e difficilmente “potrebbe essere assicurata da un partner industriale europeo”.

Sarebbe necessario, quindi “che italiani, americani e messicani si spartissero le aree di influenza”, anche perchè esiste il rischio che “i messicani puntino allo spezzatino”.

 

Sul fronte europeo, intanto, rimbalza la notizia che Telefonica starebbe preparando una nuova offerta e avrebbe avviato contatti con Intesa Sanpaolo e Mediobanca per formare un gruppo di investitori pronti ad acquisire una quota di Olimpia ad “almeno” 3 euro ad azione contro i 2,82 offerti dalle due aziende americane.

 

Mentre in Italia si continuano a elargire consigli e buoni propositi, il patron di America Movil, Carlos Slim, scavalca Warren Buffett e diventa il secondo uomo più ricco del mondo alle spalle di Bill Gates.

Con una fortuna stimata in  53,1 miliardi di dollari il 63enne “titano delle telecom”, come lo definisce Forbes,  si avvicina sempre più al patron di Microsoft la cui ricchezza sfiora i 60 miliardi di dollari.

Negli ultimi due mesi, secondo le stime di Forbes, la holding Carso Global Telecom – che controlla l’operatore fisso Telmex – è cresciuta del 15%, mentre la controllata wireless America Movil ha segnato una crescita del 4% da quando è stata annunciata la presentazione dell’offerta sul 33% di Olimpia.

 

La fortuna del magnate messicano non ha mancato di provocare malumori in un Paese in cui il reddito medio pro-capite è inferiore ai 6.800 dollari l’anno e metà della popolazione vive in stato di indigenza.

I critici lo accusano di essere un monopolista – Telmex controlla il 90% del mercato della telefonia fissa messicana – ma lui risponde che “chi vive per le opinioni altrui è morto e io non voglio vivere pensando a come sarò ricordato”.

 

Slim si dice del tutto indifferente alla sua posizione nella classifica degli uomini più ricchi del mondo e continua a ripetere di voler usare la sua ricchezza per contribuire a risolvere i problemi sociali del suo Paese, ma non manca di lanciare una frecciatina al ‘filantropo’ Bill Gates, affermando che “la povertà non si risolve con le donazioni”e che spesso “costruire aziende può fare di più per la società che andare in giro a fare Babbo Natale”.

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