Dazi per tutti, anche l’Unione europea
Alla fine dalle minacce si passa ai fatti e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato i tanto attesi e temuti dazi sulle merci prodotte nei Paesi dell’Unione europea ed esportate in America. Saranno del 25%, ma non è chiaro quando scatteranno (“Ve lo faremo sapere a breve”) e su quali prodotti verranno imposti. Al momento il Presidente USA ha detto: “Riguarderanno le auto e altre cose”.
Trump è stato invece più esplicito riguardo alle tariffe del 25% sulle importazioni di merce da Canada e Messico, che scatteranno il 4 marzo (anche se lo stesso Trump in conferenza stampa ha spiazzato tutti parlando di “2 aprile”, non si sa se sbagliando o di sua spontanea volontà offrendo ancora uno spazio di trattativa più lungo). Sempre dal 4 marzo prossimo per la Cina è previsto un raddoppio, i dazi passeranno cioè dal 10 al 20%.
Il Regno Unito sta invece negoziando “a parte” un accordo commerciale che secondo Trump potrebbe risultare vantaggioso per entrambe le parti, tale da poter evitare la scure dei dazi. lo stesso Premier britannico, Keir Starmer, ieri da Washington, in occasione di una visita ufficiale, ha confermato che sono in corso delle trattative per un accordo economico centrato in particolare sulle tecnologie più avanzate, ma non si tratterà di un accordo di libero scambio vero e proprio.
Proprio a Londra, domenica prossima, si terrà un vertice di 18 Paesi europei, più il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rappresentanti della Turchia e della NATO, per discutere di Difesa comune e sicurezza, con focus ovviamente sulla guerra in Ucraina e delle trattative in corso tra Stati Uniti e Russia proprio a Istanbul per un cessate il fuoco.
Gli USA importano merci per 3 trilioni di dollari
Ma quanto vale l’import americano su cui Trump vuole imporre questi famigerati dazi? Secondo un report di Di Sarah Slobin e Howard Schneider pubblicato dalla Reuters (agenzia di stampa globale che lo ricordiamo non è più la benvenuta alla Casa Bianca assieme a Bloomberg e altre testate giornalistiche), si parla di una cifra stratosferica di oltre 3 trilioni di dollari, per l’esattezza 3.080.170.295.122 dollari.
Nello specifico, 904.5 miliardi di dollari in macchinari e apparecchiature elettroniche, 412,3 miliardi in sistemi e componenti per i trasporti, 330,8 miliardi in prodotti dell’industria chimica, 260,4 miliardi in risorse minerarie, 250,4 miliardi di dollari in metalli.
A livello di Paesi, gli Stati Uniti importano soprattutto merci dal Messico, per un valore pari a 475,2 miliardi di dollari, seguono il Canada (426,9 miliardi), la Cina (418,6 miliardi), la Germania (159,3 miliardi) e il Giappone (147,2 miliardi).
Solo dai primi tre Paesi in classifica gli Stati Uniti importano soprattutto macchinari ed elettronica, seguiti da sistemi per i trasporti, metalli e combustibili fossili, seguiti da metalli e prodotti chimici.
I Paesi europei da cui gli USA importano di più sono Germania, Irlanda e Italia
Secondo stime pubblicate da Trading Economics, l’Italia figura come terzo partner commerciale in valore per l’import americano dall’Europa, con 78,42 miliardi di dollari nel 2024.
Al primo posto c’è la Germania, con 163,4 miliardi, seguita dall’Irlanda con 103 miliardi di dollari. Si piazzano dopo il nostro Paese, invece, il Regno Unito (68,83 miliardi), la Svizzera (64 miliardi), la Francia (61,14 miliardi) e i Paesi Bassi (35 miliardi).
Complessivamente, l’Europa vale il 24% dell’import statunitense, almeno per l’anno 2024.
I dazi metteranno in pericolo il PIL globale
Le tariffe sono un’arma dannosissima per l’economia non solo dei Paesi che ne sono colpiti, ma per tutti i mercati mondiali, soprattutto in un pianeta ormai globalizzato o posto globalizzato.
Secondo Valdis Dombrovskis, commissario europeo agli Affari economici, intervistato da La Repubblica, siamo di fronte a “dazi ingiustificati” che potrebbero provocare una recessione di portata storica: “C’è il rischio che si verifichi una frammentazione economica globale e che il Pil mondiale possa calare del 7%”.
L’Europa, ha precisato Dombrovskis, risponderà con fermezza: “Ci impegniamo a trovare una soluzione che scongiuri il peggio, ma siamo pronti a reagire in modo fermo e proporzionato con dei controdazi se necessario”.
Insomma, Bruxelles vuole e deve proteggere le imprese europee, i posti di lavoro e i consumatori dell’Unione. Anche il commissario ha confermato che al momento non ci sono ne scadenze, ne ulteriori dettagli, su questi dazi annunciati da Trump, quindi l’Europa rimane in attesa, ma a quanto pare pronta a reagire.
Economia USA a rischio recessione?
In pericolo, però, non c’è solo il PIL mondiale, ma la stessa economia a stelle e strisce. Secondo un articolo di Vinamrata Chaturvedi su qz.com, l’economia degli Stati Uniti sta mostrando i primi evidenti segni di rallentamento e i dazi non aiuteranno.
Questo perché il gigante americano soffre già di un’inflazione elevata che non molla la presa, da tassi di interessi alti e da un PIL che nel quarto trimestre 2024 ha raggiunto un +2,3%, in diminuzione rispetto al +3,1% del trimestre precedente.
Crescono invece le richieste di sussidi per la disoccupazione, che è un indicatore chiave per l’economia americana, a 242 mila circa nella precedente settimana, ben oltre le attese degli analisti (225 mila non di più).
I tassi dei mutui sono altissimi ormai, come i prezzi delle case, con l’effetto di comprimere il mercato immobiliare. Risultato: a dicembre le vendite di immobili sono crollate del 5%, il dato più basso dal 2001. Un dato che peggiorerà in prospettiva, proprio per i dazi voluti da Trump su acciaio e alluminio, che faranno schizzare ancora più in alto il prezzo delle case, deprimendo ulteriormente il mercato immobiliare americano, da sempre un motore dell’economia nazionale.