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L’Ue prepara la controrisposta ai dazi di Trump
Entra nel vivo lo scontro commerciale tra Usa e Ue. Bruxelles non ha ancora annunciato le contromisure ai dazi annunciati da Donald Trump del 25% sulle merci europee, ma fa sapere che la risposta non tarderà ad arrivare. All’accusa del tycoon che “l’Ue è nata per fregare gli stati Uniti”, la Commissione Ue risponde con stupore e insofferenza: “A volte è difficile credere di dover offrire risposte a questo tipo di cose”, afferma un portavoce rispondendo alla stampa. “Crediamo che l’Ue, sin dalla sua fondazione, sia stata una manna per gli Stati Uniti. Perché creando un mercato unico ampio e integrato, l’Ue ha facilitato il commercio, ridotto i costi per gli esportatori dell’Ue e armonizzato standard e regolamenti in tutti i nostri stati membri. Di conseguenza, gli investimenti statunitensi in Europa sono altamente redditizi”.
La strada maestra per Bruxelles è sempre il dialogo: “Siamo pronti a collaborare con voi, a patto che si rispettino le regole” altrimenti verrà presa ogni misura per tutelare cittadini e imprese europee. Tra le due sponde dell’Atlantico c’è un flusso commerciale di 1,6 trilioni di euro. Nel 2023 l’Ue ha avuto un surplus commerciale per quanto riguarda i beni e gli USA hanno avuto un surplus per quanto riguarda i servizi. Trump sostiene che gli Stati Uniti soffrono di un deficit commerciale di 300 miliardi di dollari con l’Ue, mentre Bruxelles sostiene che qualsiasi deficit nel commercio di beni tra i blocchi è compensato da un surplus nel commercio di servizi, che secondo l’Ue riduce il deficit degli Stati Uniti a 48 miliardi di dollari, ovvero solo il 3% di tutti gli scambi. L’Esecutivo Ue riferisce che sono in corso contatti con Washington e che la visita del commissario Maros Sefcovic è stata “proficua”.
Nella capitale statunitense doppia visita, dell’Alta rappresentate Ue per la politica estera Kaja Kallas, che si è vista negare l’incontro con il Segretario di stato Marco Rubio, e della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che ha voluto rispondere a Trump, pur senza citarlo: “Penso che dovremmo parlare di accordi commerciali piuttosto che di dazi. Rialzarci insieme piuttosto che il contrario. Non vogliamo fregare nessuno. E questo atteggiamento win-win sarà sempre il nostro approccio preferito”. Il timore dei dazi ha già messo in allarme le categorie che producono i beni più esportati. Chi non sembra allarmato invece è il vicepremier e Ministro dei Trasporti Matteo Salvini: Trump usa i dazi “come merce di scambio”, ha messo “i dazi sul Messico” poi “si sono messi al tavolo, ha tolto i dazi e il Messico ha schierato 10mila militari ai confini per bloccare l’immigrazione clandestina”, afferma. E attacca ancora la von der Leyen: “Le sue minacce sono ridicole”.
Il decreto bollette è pronto, oggi sarà discusso in Cdm
Estendere la platea del bonus sociale bollette, alzando la soglia Isee a 25mila euro e con un meccanismo che assicuri più risorse ai più vulnerabili; aiuti per le imprese, sia energivore sia pmi; misure per efficientare il sistema: lo scheletro del decreto bollette è pronto per il Cdm di oggi, un vertice di Governo ha sciolto gli ultimi nodi e preso le decisioni politiche, mettendo sul piatto circa 3 miliardi per un trimestre per garantire “un sostegno concreto” di fronte all’emergenza del caro-energia. Bocciata la prima bozza del provvedimento, la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha convocato i suoi a poco più di 12 ore dal Cdm per verificare gli approfondimenti chiesti e tirare le fila. Presenti i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, il sottosegretario per l’Attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto; collegati invece il titolare del Pnrr Tommaso Foti e il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di rientro dal G20 finanziario in Sudafrica. Al tavolo anche il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi.
Le diverse ipotesi, accompagnate dalle simulazioni dei tecnici, sono state discusse e vagliate, e alla fine è stata presa una decisione politica: “Verrà adottato un pacchetto di misure che va incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese italiane” e parallelamente il Governo continuerà a lavorare “per ulteriori iniziative di medio-lungo periodo che possano rafforzare ed efficientare il sistema nel suo complesso”. Il provvedimento, che sarà limato fino all’ultimo, stanzia circa 3 miliardi, divisi equamente tra famiglie e imprese; in particolare, per i cittadini l’ipotesi di soluzione raggiunta nel corso del vertice dovrebbe estendere la soglia Isee del bonus sociale dagli attuali 9.530 euro a 25mila. Dovrebbe inoltre essere previsto un meccanismo a scaglioni in base al quale le fasce Isee più basse riceveranno un aiuto più consistente: chi ha fino a 9.530 euro di Isee dovrebbe ricevere il bonus attuale e il nuovo, mentre da 9.530 a 25 mila solo il nuovo contributo.
Per quanto riguarda le aziende, le risorse dovrebbero andare ad aiutare per metà le energivore e per metà le Pmi. La scelta di limitare gli aiuti a 3 mesi sarebbe suggerita anche dalle simulazioni che prevedono, anche sulla spinta di una possibile pace in Ucraina, un calo del prezzo del gas in estate. Gli aiuti andranno ad “almeno 8 milioni di famiglie”, fa sapere Armando Siri, consigliere per le politiche economiche del vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega. Sulla proroga delle concessioni idroelettriche si tratta, anche se l’intervento potrebbe arrivare in un secondo momento. Previste anche misure di riduzione dell’onere fiscale e per la trasparenza delle offerte al dettaglio. Sul tavolo del Cdm, convocato per 11.30, è in arrivo anche il disegno di legge delega sul nucleare sostenibile.
Il Governo apre al dialogo con i magistrati ma non sulla separazione
Dal vertice a Palazzo Chigi, andato in scena mentre le toghe in tutta Italia scioperavano contro la riforma della giustizia, è uscita questa linea: il Governo è “aperto al dialogo con la magistratura” ma i margini di intervento sul testo, che ha superato il primo di quattro passaggi parlamentari, non si annunciano ampli, se è vero che sono considerati intoccabili i tre cardini: la separazione delle carriere dei magistrati, i due Csm distinti e l’Alta Corte disciplinare. Più facile, si ragiona nell’esecutivo, che si possa aprire un confronto sulle cosiddette quote rosa e sul sorteggio temperato dei componenti dei Csm. La portata di queste assicurazioni di apertura al dialogo sarà più chiara il 5 marzo, quando Giorgia Meloni nel pomeriggio riceverà il nuovo presidente dell’Anm Cesare Parodi, un incontro preceduto poco prima da quello con i vertici dell’Unione Camere penali, dichiaratamente a favore della separazione fra giudici e pubblici ministeri.
Sarà il primo faccia a faccia fra la premier e il presidente del sindacato dei magistrati; con il predecessore di Parodi, Giuseppe Santalucia, la dialettica a distanza è stata piuttosto tesa. Mentre questo appuntamento è stato reso noto due settimane fa, quello con l’associazione di oltre 10mila penalisti è filtrato solo nelle ultime ore dal vertice che si è riunito a Palazzo Chigi. Al tavolo Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il guardasigilli Carlo Nordio, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera Nazario Pagano, e quelli delle Commissioni giustizia di Camera e Senato, Ciro Maschio e Giulia Bongiorno. La riunione è finalizzata proprio a “preparare” quelle “consultazioni già programmate” e per un allineamento strategico: la riforma costituzionale in questo momento è in Parlamento, dove il 16 gennaio è arrivato il primo via libera della Camera.
Ma il pallino è decisamente in capo a Palazzo Chigi e Via Arenula e si conta di arrivare nel giro di qualche mese all’approvazione finale, seguita da un referendum considerato quasi inevitabile. “Nessuno vuole mettere le toghe sotto il controllo del Governo”, ha assicurato Tajani. La riforma “non è concepita contro i magistrati, ma nell’interesse dei cittadini”, la linea ribadita dalla maggioranza, “disponibile a un confronto costruttivo, con particolare attenzione al dialogo con l’Anm”. Decisivo, però, sarà il perimetro su cui il Governo e la coalizione che lo sostiene accetteranno di modificare il testo. Su questo nulla è filtrato dal vertice di Palazzo Chigi. Tra i temi su cui c’è margine di confronto ci sarebbero stati i criteri di nomina dei componenti del Csm: sono valutati come possibili interventi sia riguardo la norma sulla parità di genere, sia riguardo l’ipotesi di rendere “temperato” il sorteggio, per i laici, per i togati o per entrambe le categorie.
Il ddl spazio lunedì sarà in aula alla Camera. Tensione con Musk su Starlink
Il portavoce di Elon Musk in Italia Andrea Stroppa è tornato ad attaccare Pd e FdI per il disegno di legge “disposizioni sull’economia dello spazio”, che stabilisce i meccanismi di vigilanza e le autorizzazioni necessarie “per lo svolgimento dell’attività spaziale da parte degli operatori del settore”. Oggetto della disputa fra Stroppa e i partiti è Starlink, il sistema satellitare della società di Musk SpaceX: “Il Pd ha impostato il suo contributo alla legge come una crociata anti-Musk e FdI gli è andata dietro. Starlink non è il giocattolo della politica”. La norma divide anche la politica italiana: il disegno di legge è stato licenziato dalla Commissione Attività produttive della Camera senza il via libera delle opposizioni. La discussione in Aula alla Camera inizierà lunedì. “A un certo punto” ha scritto Stroppa “stavano per vietare tutte le tecnologie non europee, come Starlink. Poi si sono resi conto che sarebbero stati gli unici in Europa e nell’Occidente a fare una cosa del genere e si sono fermati. Peraltro, senza un motivo reale. A quel punto, però il dado era tratto.
Cavalcando le polemiche, il ddl sullo spazio è diventato uno strumento per tirare per la giacca un sistema satellitare americano: Non possiamo fidarci! Non è sicuro! Non possiamo collaborare perché minacciano di staccarlo agli ucraini”. Fra gli aspetti regolati dalla legge, c’è l’uso dei satelliti nel caso in cui, per situazioni emergenziali o critiche, non siano disponibili le reti terrestri di trasmissione dati: due emendamenti del Pd, poi votati all’unanimità dopo una riformulazione voluta dal centrodestra, hanno inserito i temi della salvaguardia della sicurezza nazionale e del ritorno industriale per l’Italia. In ogni caso, permangono sullo sfondo i sospetti delle opposizioni che temono un appiattimento del Governo alle esigenze di Musk, visti gli ottimi rapporti della presidente del consiglio Giorgia Meloni con l’imprenditore americano e con il suo sponsor politico, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Durante la direzione del partito, la segretaria Pd Elly Schlein ha messo in allarme anche sul “conflitto di interessi e gli oligopoli. Non può essere Musk a decidere il volume della voce dei suoi avversari politici. L’Ue deve intervenire”. Il segretario di Azione Carlo Calenda ha intanto annunciato una norma chiamata “Scudo democratico, per potenziare i mezzi di controllo sulle attività di disinformazione derivanti da ingerenze straniere e sui finanziamenti illeciti di queste attività. Mosca cercherà di disarticolare, anche con l’aiuto degli Usa, le nostre democrazie, per farne Paesi vassalli”. Per il centrodestra, a rispondere alla polemica di Stroppa è stato il capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri: “Perché risponde così? Forse perché volevano vendere qualcosa e gli hanno detto di no”.
Schlein riunisce la Direzione e lancia la mobilitazione sul progetto per Italia
Le questioni internazionali, con un focus sulla guerra in Ucraina, le mosse dell’Unione europea e l’effetto Trump, e poi una riflessione sui temi di politica interna, dall’operato del governo Meloni ai referendum. Sono diversi i temi al centro della relazione della segretaria del Pd Elly Schlein alla Direzione nazionale del partito che è stata approvata all’unanimità. “L’Ue non potrà più contare sulla partnership con gli Stati Uniti, almeno finché ci sarà Trump”, analizza. E poi aggiunge: “Le due sponde dell’Atlantico non sono mai state così distanti. I pilastri di quella che è stata la rete di alleanze dell’Occidente dal dopoguerra a oggi, vengono messi in discussione, picconati da Trump con un pericoloso mix di cinismo, irruenza e incoscienza”.
Poi l’affondo della leader dem: “Non tolleriamo le caricature che ci fanno da fuori. Non siamo con il finto pacifismo di Trump, perché dentro la pace di Trump c’è l’idea della resa alle ragioni dell’aggressore, dei ricatti e degli interessi economici. E non siamo con l’Europa per continuare la guerra, che è quello di cui ci accusa Salvini e a volte pure qualche nostro alleato”. Un altro capitolo in primo piano è rappresentato dai referendum, a partire da quello contro il Jobs Act e sulla cittadinanza. “Il Pd li supporta tutti. Mi aspetto che inviteremo tutti a votare, anche chi voterà diversamente. Lo faremo senza chiedere abiure a chi non li ha firmati tutti e non voterà a favore di tutti”. “Oggi siamo in un’altra stagione, nel Paese e nel partito, e una discussione l’abbiamo fatta, per fare passi avanti. Daremo il nostro contributo ma con la nostra identità”.
Poi la segretaria annuncia che “presto lanceremo la mobilitazione del partito che ci terrà impegnati nei prossimi mesi in tutto il Paese per costruire il progetto per l’Italia”. Il motivo? “Il vocabolario del futuro non lo scriverà la destra. Riapriamolo sulla pagina della democrazia e dei diritti e scriviamo insieme un nuovo capitolo. È venuto il momento di discutere le nostre proposte con le migliori energie di questo Paese”. Al centro dell’intervento della leader dem anche le ultime prese di posizione della Casa Bianca: “Sono giorni che Trump, il suo vicepresidente Vance e Musk, alternano insulti e attacchi all’Ue e all’Ucraina ed è gravissimo che la presidente Meloni non abbia detto una parola su questo”. “È arrivato in fretta il momento di scegliere” da che parte stare, “perché da prima della classe, in una relazione privilegiata con la nuova amministrazione, a vassalla in un progetto di disgregazione europea, il passo è molto breve”. Quindi, il capitolo alleanze: “Serve continuare a lavorare nella prospettiva” di un’alternativa alle destre “che sia qualcosa di più di un cartello fra partiti che si accordano a tre mesi dalle elezioni, ma che sia un’alleanza nella società”.