Italia
155 siti internet chiusi, 250 quelli monitorati, 173 persone arrestate, 3,507 quelle denunciate dal 2001 al febbraio 2007 per diffusione di materiale pedopornografico sul web.
Numeri che fanno paura, ma che purtroppo non sono che la punta dell’iceberg, mentre l’Italia si interroga incredula sui nuovi orrori denunciati dai bimbi della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio.
E la pedopornografia su internet non fa che crescere, in maniera purtroppo inversamente proporzionale all’età delle vittime sempre più piccole: in base ai dati raccolti dalla Direzione Centrale della polizia criminale, nel 2002 la categoria maggiormente coinvolta è risultata quella tra gli 11 e i 14 anni, con 233 vittime, seguita dalla fascia 0-10 anni con 215 bambini abusati. Nel 2003 si assiste ad un inquietante avvicinamento delle fasce: 295 vittime comprese tra gli 11 e 14 anni e 294 quelle comprese tra 0 e 10 anni, mentre nel 2004 invece si le vittime più piccole sono state 294 contro le 345 di età compresa tra 11 e 14 anni.
Secondo i dati di Telefono Arcobaleno – l’associazione che dal 1996 controlla la diffusione del fenomeno – in Italia si è passati dalle 1.260 segnalazioni del mese di gennaio 2007 alle oltre 2.000 di aprile, anche se per fortuna, il nostro Paese è fanalino di coda della classifica dei dieci paesi fruitori di questo tipo di materiale, con l’1,99% delle connessioni. Il Paese europeo con più siti pedopornografici è la Germania, con 4.103 siti, seguita da Stati Uniti (1.080), Repubblica federale russa (702), Olanda (408), Panama (147), Giappone (113), Cipro (82), Corea (64), Regno Unito (60) e Thailandia (51).
Secondo la Polizia di Stato, le vittime hanno un’età compresa tra 0 e 14 anni, sono di nazionalità italiana e, nella maggior parte dei casi, conoscono la persona che li molesta, spesso appartenente al nucleo familiare o ad esso vicina. Appartengono sempre di più al nostro Paese anche le persone che commettono il reato: nel 2002 le segnalazioni nei confronti di italiani sono state 502 su un totale di 587; nel 2003 590 su 666 e nel 2004 gli italiani autori di abusi su minori sono stati 716 su un totale di 813. I restanti episodi hanno coinvolto cittadini stranieri.
E ancora, secondo i dati raccolti nel 2006 dalle hotline dei venticinque Paesi che aderiscono ad Inhope (Association of Internet Hotline Providers in Europe) sono state 850mila le segnalazioni, di cui l’80% di materiale pedopornografico, con un incremento del 60,3% rispetto all’anno precedente.
Di pedopornografia si è parlato a Roma in occasione del seminario ‘Pedo-pornografia ed Internet: quali strategie per la tutela dei minori?’, nel quale si è cercato di delineare i contorni di un fenomeno purtroppo sempre più difficile da arginare e di coinvolgere in un’alleanza strategica la scuola perché – spiegano gli organizzatori – “l’insegnamento della tecnologia inclusiva non può più essere separato dalla padronanza delle regole di comportamento e di sicurezza”.
Non a caso, dunque, il seminario di studio – aperto dal presidente della Fondazione Mondo Digitale, Tullio De Mauro e dagli assessori del Comune di Roma Maria Coscia e Raffaella Milano – si è svolto presso il liceo scientifico Newton di Roma, alla presenza, tra gli altri, del direttore del Servizio di Polizia postale e delle comunicazioni, Domenico Vulpiani.
In occasione del seminario, è stata anche presentata la ricerca Doxa, ‘Opportunità e rischi legati all’uso di nuove tecnologie da parte dei giovani di 10-17 anni’, dalla quale è emerso il sentimento di paura che spesso accompagna i minori che navigano la rete.
Fra i rischi maggiormente avvertiti, al primo posto figura la paura di infettare i Pc con i virus (87%) e, al secondo posto (85%), la possibilità di avere contatti con adulti che vogliono avvicinarli e conoscerli per adescarli. All’uso di un telefono cellulare, invece, i bambini e gli adolescenti associano principalmente due potenziali pericoli: il rischio di essere molestati da coetanei (66%) e possibili contatti con adulti (64%).
I giovani della cosiddetta e-generation, infatti, usano con disinvoltura i nuovi media ad alto contenuto tecnologico, navigano su internet da soli, anche la sera o la notte, sono consapevoli dei rischi, ma non sempre sanno come affrontarli. E quando chiedono aiuto, purtroppo, le figure preposte a proteggerli e indirizzarli – siano insegnanti o genitori – non sempre hanno essi stessi i mezzi e le cognizioni per farlo.
Per questo, il seminario pone l’accento sulla necessità di una seria presa di coscienza su questa emergenza non solo da parte dei governi ma anche dei soggetti che si “prendono cura” delle nuove generazioni, dalle istituzioni agli “educatori informali”, dalle forze dell’ordine ai provider.