Telecom: le banche rispondono alla Consob. Telefonica libera di lasciare Telco in caso di dissensi su operazioni di rilievo

di Alessandra Talarico |

Il diritto di prelazione di Telefonica ‘postergato’ rispetto a quello dei soci italiani

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È arrivata puntuale la precisazione dei nuovi soci italiani di Telecom Italia che, su richiesta della Consob, hanno ribadito che “il diritto di prelazione a favore di Telefonica sulle azioni di Telco possedute dai soci italiani sarà postergato a quello spettante a questi ultimi. Inoltre, i soci italiani, prima che Telefonica possa esercitare la prelazione, potranno indicare nuovi primari investitori, sempre italiani, per i quali è previsto il gradimento di Telefonica”.

 

La richiesta di chiarimenti da parte della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa in tema di diritti di veto, prelazione, dividendi e dismissioni  è stata motivata dalle discrepanze emerse tra le dichiarazioni rese da Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Benetton tra sabato e domenica e quanto invece comunicato da Telefonica alla commissione di Borsa spagnola (Cnmv).

 

La società spagnola – che controllerà il 42,3% di Telco, la società subentrata a Olimpia nel controllo di Telecom Italia – aveva comunicato all’Autorità di Borsa di contare su un diritto di veto, che nella nota italiana appariva invece come diritto di ‘gradimento’ su alcune materie nonché di un diritto di prelazione. Telefonica, secondo la nota della Cnmv, “ha un diritto di prelazione sulla vendita di azioni della nuova società e diritto di veto in alcune decisioni di modifica dell’azionariato, politica dividendi e dismissioni”.

 

Nel comunicato congiunto diffuso nel weekend dai nuovi soci italiani, invece, non si parlava né di diritti di veto e né di diritti di prelazione per gli spagnoli ma solo di ‘postergazione’ e ‘gradimento’.

 

La compagine bancaria italiana conferma inoltre che la governance della nuova società si muoverà “secondo criteri di proporzionalità” attraverso “maggioranze qualificate – il cui raggiungimento implica anche l’assenso di Telefonica – relativamente a talune specifiche operazioni di particolare rilievo, tra cui quelle suscettibili di modificare l’assetto azionario (scissioni, fusioni ed aumenti di capitale riservati)”.

Nel caso in cui non venissero raggiunte maggioranze qualificate – aggiungono ancora Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Sintonia – “si determinerà una situazione di ‘stallo’ e le relative deliberazioni potranno essere assunte a maggioranza, fatto salvo il diritto dei soci dissenzienti di uscire dalla compagine azionaria di Telco a mezzo di apposita scissione”.

Quorum qualificato anche per stabilire la politica dei dividendi – di Telco e non del gruppo Telecom Italia – ma in questo caso non si perverrà a una situazione di stallo.

“Se Telecom Italia – si legge ancora nella nota – intendesse effettuare disinvestimenti esteri di valore eccedente 4 miliardi di euro o stringere alleanze strategiche di rilievo con operatori nel campo delle telecomunicazioni, Telefonica, se dissenziente, avrà diritto di uscire dalla compagine di Telco a mezzo di apposita scissione”.

 

I soci italiani precisano dunque che il prezzo stabilito per rilevare il 100% di Olimpia – ossia 4,1 miliardi di euro – è provvisorio dal momento che si dovrà tenere conto della posizione finanziaria netta della holding nel momento in cui l’operazione verrà perfezionata, quindi quando arriveranno le autorizzazioni e le approvazioni delle autorità competenti.

 

In merito infine al capitale di Telco, viene sottolineato che a operazione conclusa, Assicurazioni Generali possiederà il 28,1%, Intesa Sanpaolo il 10,6%, Mediobanca il 10,6%, Sintonia SA l’8,4% e Telefonica il 42,3%.

 

L’attenzione ora, è puntata sulla definizione del nuovo management della società: inizia dunque il ‘totonomine’ e il ‘totouscite’ (di sicuro tutti gli uomini Pirelli) per quella che sarà la futura squadra a cui verrà affidato il difficile compito di guidare il rilancio della società. Dei consiglieri, 13 verranno indicati concordemente dai soci italiani e due, con ruoli non esecutivi, da Telefonica.

 

A Intesa Sanpaolo, quindi, l’onere di indicare – con il gradimento degli altri soci della Telco – nuovi investitori finanziari italiani, che potranno aggiungersi alla compagine sottoscrivendo per cassa nuove azioni, con quote singolarmente comprese tra il 2% ed il 5%.

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