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Casi falsi e documenti con citazioni giuridiche inesistenti, i tribunali australiani alle prese con gli avvocati che usano l’AI

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L’uso crescente dell’AI nel settore legale australiano sta suscitando preoccupazioni tra i tribunali, a causa di avvocati che presentano documenti con citazioni giuridiche inesistenti generate da strumenti di intelligenza artificiale.

L’uso crescente dell’AI nel settore legale australiano sta suscitando preoccupazioni tra i tribunali, a causa di avvocati che presentano documenti con citazioni giuridiche inesistenti generate da strumenti di intelligenza artificiale.

Un caso recente ha coinvolto un legale che, per risparmiare tempo, ha utilizzato ChatGPT per redigere le proprie memorie in una causa di immigrazione, senza verificare l’accuratezza delle sentenze citate.

Quando il ministero dell’Immigrazione ha scoperto che 17 delle sentenze menzionate non esistevano, il tribunale ha ritenuto necessario contrastare la pratica e ha segnalato l’avvocato agli organi di vigilanza professionale. Un’altra vicenda ha visto un avvocato di Melbourne riferito all’ente disciplinare dopo aver impiegato un software AI per elaborare riferimenti giuridici inesistenti in un processo di diritto di famiglia, causando il rinvio dell’udienza.

Anche i documenti redatti da persone non professioniste sono stati messi in discussione dai giudici, che hanno notato elementi testuali tipici dei modelli linguistici generativi in alcune dichiarazioni testimoniali. Di fronte a questi problemi, il sistema giudiziario sta adottando contromisure.

La Corte Suprema del Nuovo Galles del Sud ha imposto restrizioni sull’uso dell’AI per la redazione di atti giudiziari, mentre il Consiglio dei servizi legali del Victoria ha classificato l’uso improprio dell’AI come un rischio significativo per la professione.

Secondo gli esperti, il fenomeno non dipende solo da scarsa etica professionale, ma anche da una diffusa mancanza di formazione sull’uso consapevole di queste tecnologie.

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OpenAI pronta a completare il primo design di chip AI personalizzato nel 2024 per ridurre la dipendenza da Nvidia

OpenAI sta accelerando lo sviluppo del suo primo chip AI personalizzato con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da Nvidia.

L’azienda è prossima a finalizzare il design del chip e prevede di inviarlo alla Taiwan Semiconductor Manufacturing Co (TSMC) per la produzione nei prossimi mesi. Questo progetto rappresenta un passo strategico per ottenere maggiore autonomia nell’approvvigionamento di hardware e consolidare la propria posizione nel settore.

Il processo iniziale di progettazione, noto come ‘tape-out’, potrebbe costare decine di milioni di dollari e richiedere circa sei mesi per completare il primo prototipo. Se tutto procederà senza intoppi, OpenAI potrebbe avviare la produzione di massa già nel 2026.

La startup si unisce così ad altre grandi aziende tecnologiche, come Meta e Google, che stanno sviluppando chip AI proprietari per ottimizzare le proprie infrastrutture. Il team di progettazione di OpenAI, guidato da Richard Ho (ex Google), è recentemente raddoppiato a 40 persone e collabora con Broadcom per la realizzazione del chip.

Tuttavia, costruire un’infrastruttura simile a quella di Google o Amazon richiederebbe ingenti investimenti e un significativo ampliamento del team. Il costo complessivo del progetto potrebbe superare i 500 milioni di dollari, considerando anche il software e le infrastrutture necessarie.

TSMC utilizzerà la sua tecnologia a 3 nanometri per produrre il chip, che sarà dotato di un’architettura a matrice sistolica e memoria ad alta larghezza di banda (HBM), caratteristiche simili ai chip Nvidia.

L’iniziativa di OpenAI non solo migliorerà l’efficienza operativa, ma potrebbe anche ridefinire gli equilibri del mercato dei semiconduttori AI, attualmente dominato da Nvidia.

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