Le voci

Tim: Poste non pensa all’acquisizione, ma al 9,8% di Cdp. Mossa strategica o commerciale?

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Poste emerge come nuovo pretendente di Tim, ma soltanto per subentrare a CDP. Quale il senso strategico e industriale di questa possibile operazione?

Il destino di Tim nel mirino di iliad, a sua volta insidiata da Poste, divide l’opinione pubblica tra fautori da un lato dei un vero consolidamento con il passaggio da 4 a 3 operatori – nel caso di buon esito del merger con l’operatore francese – e, dall’altro, fautori di un’italianità che rischia, però, di essere limitata a sinergie commerciali.

Tim, Poste interessata a subentrare a Cdp

Secondo quanto emerge da Repubblica e Corriere della Sera, ribadito anche da Reuters, l’eventuale investimento di Poste in Tim potrebbe riguardare soltanto la quota del 9,81% oggi detenuta da CDP, secondo azionista dietro a Vivendi (23,75%).  Troppo poco per incidere a fondo sulle strategie future del gruppo.   

Poste, che offre servizi di telefonia mobile attraverso Poste Mobile, sta valutando se una eventuale partnership commerciale possa essere rafforzata anche attraverso un investimento azionario.

Non è stata ancora presa alcuna decisione, aggiunge la Reuters, e Tim non figura nell’ordine del giorno ufficiale del consiglio di amministrazione di Poste convocato per oggi.

Poste sarebbe come Cdp un socio che ha lo Stato alle sue spalle, ma avrebbe il vantaggio di gestire un’attività che si presta ad alleanze commerciali con Tim.

Anche Vivendi è aperta alla possibilità di cedere la sua partecipazione del 23,75%, al giusto prezzo, hanno detto in passato alcune fonti.

Tim, mercoledì il bilancio e giovedì il piano industriale

Tim presenterà mercoledì i conti del 2024 e giovedì un aggiornamento del suo piano strategico 2025-2027. Ed è in vista di queste date che crescono l’attesa e le aspettative del mercato.

Nel frattempo, nel weekend era spuntata anche una analisi di Unimpresa, che prendeva in considerazione una fusione tout court fra Poste e Tim. Fusione totale che però, in realtà, non sarebbe sul tavolo.

Secondo alcuni osservatori, la voce su Poste sarebbe stata messa in circolazione dalle parti per fare salire il peso della posta in gioco. Una mossa difensiva, che è bene notare ha preso quota soltanto dopo l’emergere dell’interesse di iliad per il business Consumer di Tim.

Consolidamento soltanto con iliad

In effetti, è un dato di fatto che la fusione con Poste non ridurrebbe il tanto auspicato numero degli operatori.

Iliad, invece, viste le pessime condizioni in cui versa il mercato italiano fra guerra dei prezzi e calo dei ricavi, avrebbe tutto l’interesse a fondersi con Tim, anche perché Vivendi che molti sottovalutano ha rapporti con i francesi e potrebbe preferire cedere la sua quota ad un altro player francese piuttosto che a Poste. Che in effetti, secondo le prime indiscrezioni, sarebbe orientata a subentrare a CDP rilevandone la quota del 9,81%.

Poste-Tim, quale logica industriale?

Resterebbe da capire la logica industriale di un ingresso di Poste nel capitale di Tim. Un’operazione che avrebbe, a prima vista, una valenza certamente politica e potenzierebbe inoltre la rete distributiva di Tim, mettendo a disposizione le migliaia di uffici diffusi sul territorio.

Quale destino per Tim Enterprise?

Resterebbe da capire, inoltre, il destino di Tim Enterprise (Noovle, Telsy, Olivetti, Tim Brasil e Sparkle finché non sarà ceduta). Iliad nel suo incontro con il Governo avrebbe garantito il mantenimento del perimetro industriale e di tutti i posti di lavoro coinvolti nell’operazione.

D’altra parte, Tim Enterprise avrebbe suscitato l’interesse soprattutto del fondo britannico CVC. Ma resterebbe anch’essa nel perimetro dell’operazione o verrebbe esclusa?

E in futuro si propenderebbe ad uno spezzatino delle attività Enterprise?

Quale futuro per il Polo Strategico Nazionale?

Infine, quali conseguenze risulterebbero da eventuali nuovi scenari per il Polo Strategico Nazionale, il progetto finanziato con fondi del PNRR per la migrazione in cloud della Pa italiana aggiudicato ad un consorzio composto da Tim, Leonardo, CDP e Sogei?

Tutte domande che potrebbero trovare risposte questa settimana, in occasione del bilancio e del piano industriale di Tim.  

Leggi anche: TIM, l’ipotesi spezzatino scuote il mercato. Ma che dice il Governo?

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