Unione Europea
Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura alla Camera, ha organizzato un seminario molto interessante sulle prospettive europee in materia di diritto d’autore.
Devo dire che professionalmente mi sento molto coinvolto da queste tematiche – che suscitano tanto interesse anche nel Legislatore europeo, che con una direttiva meglio nota come IPRED2 sta cercando di dettare una disciplina omogenea per assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale in tutti gli Stati membri.
A questo punto, si inserisce una rosa di problematiche totalmente inaspettata per chi osserva il fenomeno da un solo punto di vista. Da un lato, i titolari del diritto d’autore chiedono garanzie contro il dilagante fenomeno della pirateria. Dall’altro lato, ci sono moltissimi portatori di interessi che vanno ascoltati per avere un quadro sistematico del fenomeno.
L’Europa ha capito che non si può trattare la vicenda dei marchi insieme a quella dei brevetti e dei copyright. Ma forse si deve ancora maturare una consapevolezza diffusa che la proprietà legata al diritto d’autore assume sfumature diverse rispetto a un atto di contraffazione di un prodotto o dal contrabbando.
Un caso emblematico è rappresentato dal commercio parallelo di sigarette prodotte in Cina e che necessitano di esperti della Philip Morris per verificarne l’autenticità o l’effettiva contraffazione. Questo perché vengono fabbricate da stabilimenti cinesi con cui il contenzioso giudiziario resta aperto per via del mancato pagamento delle royalties alla casa. Ma si tratta comunque di sigarette praticamente identiche alle originali.
Il vero problema, in questo caso, è rappresentato dal controllo alle dogane. Sembra infatti che un doganiere riesca a controllare solamente un container su 50. E quindi assume grande considerazione l’origine delle merci. Se ad esempio il container viene dall’Egitto o da Cipro si fa passare. Ma in questo modo non si tiene conto delle tappe intermedie. In questo modo si lasciano entrare, dai porti olandesi così come da Napoli, i container provenienti dall’Egitto ma che magari avevano fatto prima scalo in Cina o che da quel Paese avevano ricevuto materiale contraffatto.
La contraffazione sembra non aver risparmiato nemmeno i medicinali. Una vicenda gravissima che costa, in termine di vite umane, circa 200mila morti l’anno. Qualcuno sostiene che i Paesi in via di sviluppo clonano i medicinali per promuoverne l’utilizzo sociale contro le malattie più gravi. Ma anche qui si pone una differenziazione di toni e di reati.
Ci sono almeno tre fattispecie diverse di reato: si va dal medicinale totalmente identico a quello originale (non solo nella scatola ma anche nel contenuto) fino alla totale mistificazione del principio e del farmaco, tale da causare il reato di omicidio (la morte di un uomo) fino alla strage (in caso ad assumere la sostanza siano in molti).
E’ giusto che una direttiva europea affronti contemporaneamente tutte e tre queste fattispecie? E’ giusto che si confonda la proprietà intellettuale di una poesia e di una canzone con il design di una borsa fino alle atrocità commesse dalle organizzazioni criminali?
Certamente No.
E il terreno diventa ancora più impervio se si avanza una distinzione tra uso sociale e uso commerciale. Tanto per fare un esempio, anche l’elettricità e l’acqua hanno un uso commerciale, ma si pagano, come ha fatto acutamente notare Paolo Nuti, vice presidente di AIIP. Ora non si vede perché questo principio subisca flessioni nel caso delle medicine e della musica.
Vero è che in molti casi, la diffusione non diminuisce il valore del bene, perché non lo consuma. Ce lo ha ricordato Beatrice Magnolfi, Sottosegretario all’Innovazione. In certi casi la diffusione aumenta il valore dell’opera. Quindi Internet non rappresenta più un ostacolo tecnico al profitto dell’autore, quanto invece diventa una splendida opportunità per diffondere cultura e innovazione. Si ricordi che ormai l’idea di avere accesso a tutti i contenuti online, è certamente molto radicata e obbliga quindi a ridisegnare il ruolo dei distributori, considerato anche che, volendo, l’autore stesso può essere un distributore dei suoi contenuti in rete (si parla, in questo caso, di user generated content).
I dati di una crescita del mercato digitale del 103% nel solo mese di marzo
Folena ha perciò ricordato che oggi si tende a porre l’accento sul termine ‘proprieta’ senza considerare il suo aggettivo ‘intellettuale’, cercando di massimizzare i profitti a scapito della diffusione della cultura.
La direttiva europea IPRED2 mostra addirittura che si è arrivati alla costituzione di squadre comuni, partecipate da privati, per indagare su chi commette atti di pirateria in rete. Come se venisse meno, di colpo, tutta la struttura del processo penale e le garanzie costituzionali a tutela del cittadino. Un grave vulnus all’impalcatura degli ordinamenti si è aperta quando la direttiva ha inteso provare ad abilitare un concetto di ‘giustizia fai da te‘, poco ortodosso e molto pericoloso per il cittadino. In altri casi, si è cercato addirittura di proporre una responsabilità indiretta dell’Internet Service Provider che fornendo accesso alla rete, era stato all’inizio inquadrato come uno dei possibili sostituti della Polizia delle Comunicazioni. Un grave problema di riparto delle competenze non poteva poi non tradursi, nella errata commisurazione delle sanzioni rispetto alla gravità del reato.
Visto che i giornali ci ricordano che l’Italia è il Paese che scarica file protetti, in misura maggiore rispetto a ogni altro Stato europeo, e si cita sempre come fonte il CNR, è giusto il caso di precisare che il CNR ha smentito di aver mai fatto uno studio in proposito.
Ciò non toglie che
Confisca? Squadre investigative comuni? C’è anche questo in IPRED2 e se ne parla poco… pochissimo direi.
Per Assuma, presidente della SIAE, in questo modo si lede il diritto del lavoratore alla retribuzione. Ad esempio la contraffazione viola il lavoro dei disegnatori di borse…. L’accento viene quindi posto, ancora una volta, sui profitti.
Per fortuna ad alcuni interessa di più la circolazione delle idee… Ed è il caso di Stefano Rodotà, anche lui presente al convegno che al microfono ha dichiarato: “La diffusione culturale di un saggio è a volte molto più remunerativa della vendita del libro“. E ancora “La Corte suprema degli Stati Uniti ha stabilito che non si può abusare dello strumento del brevetto”. Applausi scroscianti per l’ex Garante della Privacy, quando ha ricordato che l’Italia rischia di andare fuori mercato se non tiene conto che comprare un CD in negozio o scaricarlo dalla rete sono fatti distinti e socialmente rilevanti. Ecco perché alcuni autori in libreria escono anche su Internet, con le creative commons di Lessig. E sorprendentemente Rodotà ha anche consigliato di leggere un saggio “La ricchezza delle reti” secondo Yochai Benkler, tradotto in Italia dalla Bocconi.
Io penso che andrò a comprarlo su Internet… e voi?
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