la politica

La Giornata Parlamentare. Scontro Meloni – magistratura. Soprintendenze, bocciata la proposta della Lega

di |

Scontro tra Meloni e la magistratura sul caso Almasri. Scontro sulle Soprintendenze, bocciata la proposta della Lega.

La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.

Scontro tra Meloni e la magistratura sul caso Almasri

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, torna all’attacco sul caso Almasri, denunciando un’ingerenza della magistratura nelle scelte politiche del governo. Intervenendo in collegamento all’evento “La Ripartenza” di Nicola Porro, Meloni ha espresso il suo dissenso rispetto all’indagine aperta dalla procura di Roma dopo la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti, sostenendo che alcuni giudici vogliano decidere sulla politica industriale, ambientale, migratoria e sulle riforme della giustizia, spingendosi oltre il loro ruolo costituzionale. “Se alcuni giudici vogliono governare, si candidino alle elezioni”, ha dichiarato, lamentando l’asimmetria tra il potere politico, sottoposto al giudizio popolare, e quello giudiziario, che, a suo dire, resterebbe privo di contrappesi. La premier ha definito l’azione della procura “un atto voluto”, sottolineando la discrezionalità con cui si scelgono le indagini e ricordando le denunce rimaste senza seguito negli anni passati. Meloni ha poi ribadito la propria determinazione: “Agli italiani dico che non mollo di un centimetro”, rivendicando il lavoro svolto dal governo per accrescere la credibilità internazionale del Paese, evidenziata – secondo la premier – dai recenti investimenti esteri e dagli accordi internazionali stretti in diversi settori, dall’industria all’energia. 

Sul fronte opposto, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha accusato Meloni di voler spostare il dibattito per “delegittimare la magistratura” e distogliere l’attenzione dai problemi economici del Paese, dalla crescita stagnante al calo della produzione industriale e ai rincari che gravano su famiglie e imprese. “La destra usa la macchina del fango per colpire singole persone, mentre l’economia è ferma”, ha dichiarato Schlein, criticando il governo per la sua presunta inerzia su temi centrali come salari e liste d’attesa nella sanità. Il duello tra governo e magistratura si fa sempre più acceso, con il rischio di un’escalation istituzionale dalle conseguenze imprevedibili.

A insistere sulla necessità di un passo indietro è l’opposizione, rilanciando anche le anticipazioni diffuse da Report che nella puntata di domenica, scrive su Facebook il conduttore Sigfrido Ranucci, parlerà “dell’uomo a cui la Santanchè ha venduto Visibilia. Si tratta di Altair D’Arcangelo, indagato per associazione a delinquere, evasione fiscale, frode, riciclaggio e autoriciclaggio. Nel 2023 gli sono stati sequestrati 40 milioni di euro. È l’immancabile uomo che gestisce gli affari della Wip Finance, misteriosa società anonima svizzera”. 

Scontro sulle Soprintendenze, bocciata la proposta della Lega

Si inasprisce il confronto tra ministero della Cultura e Lega sul decreto legge Cultura, con il dicastero guidato da Alessandro Giuli che si avvia a esprimere parere negativo sull’emendamento presentato dal deputato Gianangelo Bof. La proposta del Carroccio mira a ridimensionare il ruolo delle Soprintendenze, rendendo non più vincolante il loro parere sulle pratiche urbanistiche ed edilizie che non riguardino grandi monumenti o opere storiche di rilievo, lasciando ai Comuni l’ultima parola sulle decisioni in materia. Un intervento che la Lega considera fondamentale per semplificare la burocrazia e accelerare i processi autorizzativi, ma che secondo il ministero e le opposizioni rischia di indebolire la tutela del patrimonio culturale e di aprire la strada a una gestione frammentata e poco controllata del territorio.

La tensione tra i due fronti si riflette anche sul piano parlamentare, con la commissione Cultura della Camera che ha dovuto sospendere la discussione del decreto e rinviare i lavori per la mancanza di alcuni pareri ministeriali sugli emendamenti. Tuttavia, per le opposizioni il rinvio sarebbe la conferma di una spaccatura interna alla maggioranza, incapace di trovare una sintesi su un tema delicato come la protezione del patrimonio storico-artistico. Pd, M5S, Avs e Azione attaccano il provvedimento leghista, definendolo “una norma profondamente sbagliata”, che trasformerebbe la tutela in un sistema “a macchia di leopardo”, con differenze significative nella protezione dei beni culturali a seconda delle scelte di ogni amministrazione locale. Secondo la senatrice Cecilia D’Elia (Pd), l’emendamento rappresenta un “grave tentativo di smantellare il sistema di salvaguardia dei beni culturali”, mentre accusa Matteo Salvini di aver esaltato il provvedimento sui social con una retorica semplificatoria: “Il ministro delle Infrastrutture faccia il suo lavoro e si occupi dei ritardi dei treni, invece di continuare a interferire in altri ambiti”, incalza la senatrice dem, insinuando che Salvini voglia quasi commissariare Giuli in una partita tutta politica.

La Lega, tuttavia, non arretra e anzi rilancia la battaglia, annunciando che oltre a confermare l’emendamento al decreto, presenterà una proposta di legge specifica per riformare il sistema delle autorizzazioni paesaggistiche. “Su richiesta di migliaia di cittadini, imprenditori e associazioni, la Lega intende proseguire la battaglia per sburocratizzare”, fanno sapere fonti del partito, sostenendo che l’eccessiva rigidità delle Soprintendenze stia frenando lo sviluppo e ostacolando la realizzazione di interventi urbanistici fondamentali.

Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, coglie l’occasione per accentuare le tensioni tra gli alleati di governo, sottolineando come la bocciatura dell’emendamento da parte del ministero della Cultura dimostri un chiaro scontro all’interno della maggioranza: “La frattura è ormai clamorosa: se davvero Giuli si opporrà fino in fondo all’assalto leghista al patrimonio culturale, lo sosterremo senza esitazioni”, dichiarano gli esponenti pentastellati in commissione Cultura. Per il M5S, la tutela della storia e dell’identità italiana non può essere oggetto di trattative politiche o operazioni di semplificazione forzata.

Il dibattito sulle Soprintendenze si inserisce in un quadro più ampio di crescenti tensioni nel centrodestra, dove la Lega continua a spingere su alcuni temi identitari, mettendo alla prova la tenuta della coalizione. Il ministero della Cultura, espressione del governo guidato da Giorgia Meloni, ha finora tenuto una linea prudente, ma il parere negativo sull’emendamento leghista evidenzia una divergenza sempre più marcata su temi cruciali. Resta ora da capire se il Carroccio insisterà fino in fondo con la propria proposta, rischiando un ulteriore strappo con Fratelli d’Italia, o se alla fine prevarrà una mediazione interna.

Armando Siri, archiviata l’inchiesta dopo sei anni

Dopo sei anni di indagini e polemiche, l’inchiesta su Armando Siri, ex senatore e sottosegretario della Lega, si chiude con un’archiviazione. La giudice Sonia Mancini ha accolto la richiesta della Procura di Milano, confermando che i finanziamenti al centro del caso non avevano legami con l’attività politica di Siri. L’indagine, avviata nel 2019, riguardava due mutui per un totale di 1,35 milioni di euro concessi dalla Banca Agricola Commerciale di San Marino tra il 2018 e il 2019, oltre a un prestito da 220mila euro ottenuto nel giugno 2018. La Procura, dopo aver chiuso le indagini nel 2021, ha concluso che le somme fossero destinate a scopi personali e non a finanziamenti illeciti ai partiti, portando alla richiesta di archiviazione ora accolta dalla giudice. Coinvolti nell’inchiesta anche sei altri indagati, tra cui l’ex capo segreteria di Siri, Luca Perini, e l’avvocato Marco Cardia, anch’essi prosciolti. Siri ha definito la vicenda un “calvario giudiziario, politico e mediatico”, ringraziando chi gli è rimasto accanto, in particolare Matteo Salvini

Il caso aveva avuto ripercussioni politiche nel governo Conte I, con il Movimento 5 Stelle che ne aveva chiesto con insistenza le dimissioni. Siri si era detto pronto a lasciare se l’inchiesta non fosse stata archiviata in 15 giorni, ma la pressione politica aveva comunque portato alla revoca delle sue deleghe da parte dell’allora ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5S). Con l’archiviazione si chiude una vicenda giudiziaria che ha segnato uno dei momenti di maggiore tensione tra Lega e M5S, contribuendo alla fine del primo governo Conte.

Frizioni nel centrodestra sulle parole di Donzelli su Berlusconi

Le dichiarazioni di Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, pronunciate ieri durante un convegno al Senato per i 30 anni dalla nascita di Alleanza Nazionale, hanno innescato una polemica all’interno della maggioranza. Nel suo intervento, Donzelli ha ripercorso l’evoluzione della destra italiana, sottolineando che il successo di Fratelli d’Italia non sarebbe stato determinato dal ruolo di Silvio Berlusconi, ma dal cambiamento della legge elettorale del 1993 per le amministrative. “La notte in cui Giorgia Meloni ha vinto le elezioni, mi ha detto che il nostro successo è frutto del sacrificio di generazioni di militanti, non di un semplice colpo di genio. Non voglio essere frainteso: Berlusconi è stato un grande leader, ma il suo apporto non è stato decisivo per la crescita della destra”, ha affermato Donzelli.

Parole che hanno subito suscitato una dura reazione da parte di Forza Italia, che in una nota ufficiale ha definito le affermazioni “ingenerose e non veritiere”. “Berlusconi è colui che ha portato nell’arco costituzionale la destra post-missina e senza di lui oggi non esisterebbe un centrodestra al governo”, si legge nel comunicato del partito fondato dall’ex Cavaliere.

A smorzare le polemiche è intervenuto Edmondo Cirielli, esponente di Fratelli d’Italia, che ha chiarito come Donzelli non abbia mai voluto sminuire la figura di Berlusconi. “Le sue parole sono state un’analisi elettorale, non una critica al ruolo storico del Cavaliere. Berlusconi ha creato la coalizione e la sua eredità politica è riconosciuta da tutti noi”, ha dichiarato Cirielli, sottolineando però che prima della discesa in campo di Berlusconi, il Movimento Sociale Italiano aveva già raggiunto oltre il 30% nelle elezioni amministrative. “La crescita della destra era già avviata”, ha concluso.

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz