L'intervista

Ddl Spazio: spettro, frequenze e interferenze. La battaglia di Starlink per occupare lo spettro. Parla Antonio Sassano

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Intervista ad Antonio Sassano, fra i maggiori esperti di frequenze già presidente della FUB, sull’articolo 26 del Ddl Spazio che avvia in Italia le attività di approfondimento tecnico sull’uso dello Spettro Elettromagnetico da destinare al satellite.

Nel dibattito in corso sulle conseguenze delle previsioni del DDL Spazio, l’attenzione si è appuntata sull’Art.25 e sul possibile utilizzo della capacità trasmissiva sulla costellazione Starlink per garantire comunicazioni sicure ed efficienti per gli usi del nostro Ministero della Difesa. Minore attenzione ha generato l’Art. 26, che sembra soltanto fornire una copertura finanziaria agli studi sulle interferenze tra satelliti e con le stazioni di terra. Sembrava solo una risposta ai problemi di interferenza lamentati da Tim in prossimità delle stazioni terrestri di Starlink. In realtà, a ben guardare, questo articolo pone maggiori criticità dell’Art. 25, in quanto avvia in Italia le attività di approfondimento tecnico sull’uso dello Spettro Elettromagnetico previste dalla Conferenza Mondiale ITU WRC23 di Dubai. Si tratta di un tema di carattere globale, che potrebbe interessare ad Elon Musk molto di più del trasporto delle nostre trasmissioni militari. Tanto più che la corsa allo spettro radio da parte di Starlink negli Usa è già partita da tempo, con particolare interesse di Elon Musk per la Banda E. Ne abbiamo parlato con Antonio Sassano, fra i massimi esperti di spettro radio e già presidente della FUB.

Key4biz. Quali sono i problemi rilevanti con riferimento alla Politica dello Spettro satellitare attualmente sul tappeto?

Antonio Sassano. In effetti, il tema dell’uso delle frequenze destinate ai satelliti è stato oggetto di un acceso dibattito alla Conferenza Mondiale ITU WRC23 a Dubai. Starlink e Amazon (che ha intenzione di lanciare la sua costellazione satellitare in concorrenza con Starlink) hanno chiesto con forza la revisione degli storici limiti di potenza (EPFD) sulle trasmissioni dei satelliti Non-Geostazionari NGSO (come quelli in Orbita Bassa LEO di Starlink). Si tratta di limitazioni che hanno l’obiettivo di evitare l’interferenza tra gli ‘incombenti’ satelliti Geostazionari GSO e le nuove costellazioni in Orbita bassa in fase di rapidissimo sviluppo. A questa richiesta si sono opposti i grandi operatori satellitari GSO come Viasat e, con motivazioni anche politiche, molte Amministrazioni nazionali. La conclusione è stata inevitabilmente di compromesso: si studieranno le interferenze tra satelliti GSO e NGSO fino alla WRC27 (gli ‘incumbent’ satellitari volevano tenere tutto fermo fino alla WRC31) ma non è stato inserito un Item specifico nell’Agenda della WRC27 e dunque, almeno nelle intenzioni dell’ITU, la WRC27 non delibererà modifiche regolamentari.

Key4biz. Dunque, l’Art. 26 del DDL Spazio ha l’obiettivo di finanziare studi tecnici ai quali Starlink e Amazon sono interessati e che l’Italia dovrà effettuare in sintonia con l’RSPG per affrontare di nuovo il tema nel 2027?

Antonio Sassano. In effetti, la formulazione dell’Art.26 sembra lasciare aperta la porta a sperimentazioni ‘sul campo’ che certifichino la possibilità tecnica di aumentare la potenza dei satelliti NGSO senza aspettare il 2027. Al comma 1° dell’Articolo 26 si dice che il Ministero promuove: a) iniziative per l’uso avanzato dello spettro radioelettrico finalizzate, in attesa della pubblicazione di normative tecniche emesse dagli organismi internazionali a ciò preposti, all’adozione di modelli tecnici di coesistenza per la riduzione degli effetti di interferenza tra sistemi spaziali e sistemi terrestri”. Sembra quasi che si voglia anticipare le decisioni ITU.

Key4biz. Cosa significa?

Antonio Sassano. Il testo non è chiarissimo. Si intende studiare soltanto l’interazione con le telecomunicazioni terrestri o anche la ‘vexata quaestio’ dei limiti sulle potenze di trasmissione? Non bisogna dimenticare che Elon Musk è molto impaziente quando si tenta di rallentare l’innovazione tecnologica per rispettare ‘regole stupide’ (lui le chiama così) inventate dai burocrati per proteggere gli ‘incombenti’. Questa impazienza, ne sono certo, spingerà Musk a dimostrare con sperimentazioni ‘sul campo’, che la potenza dei satelliti NGSO in orbita bassa può essere aumentata con conseguente allargamento della banda disponibile per i suoi utenti. Non si tratta solo di una ipotesi.

Key4biz. Cioè?

Antonio Sassano. Il Ministero della Difesa della Romania ha avviato nello scorso ottobre, con l’avallo dell’Autorità delle Comunicazioni Rumena, una campagna di verifiche sperimentali con Starlink per dimostrare che satelliti GSO e NGSO possono operare anche rilassando i vincoli sulla potenza di trasmissione. Dunque, almeno un Paese europeo sembra convinto che Musk abbia ragione. A questo aggiungerei la sicura disponibilità della FCC di Trump ad effettuare analoghe sperimentazioni negli Stati Uniti. Noi dovremo dire la nostra con competenza e indipendenza e, lo voglio sottolineare, con una unica e forte voce Europea. Il dibattito della WRC2027 su questo tema potrebbe essere condizionato dai buoni rapporti di Musk con molte Amministrazioni. Anche europee.

Key4biz. Ma Starlink intende migliorare la qualità del servizio soltanto aumentando la potenza di trasmissione dei suoi satelliti o anche utilizzando nuove frequenze?

Antonio Sassano. Anche sullo Spettro EM da dedicare alle trasmissioni bisogna essere molto attenti. Starlink ha chiesto e ottenuto dall’FCC (di Biden in questo caso) la possibilità di utilizzare la Banda E (intorno ai 70-80 GHz). Ora utilizza le canoniche bande satellitari Ka e Ku. Si tratta di frequenze molto alte, maggiormente soggette alle attenuazioni atmosferiche. Probabilmente verranno utilizzate per il collegamento satellite-satellite, molto importante nel funzionamento di Starlink. Ma non è escluso che Musk abbia in mente di utilizzarle per collegare piattaforme in orbita più bassa e, grazie all’aumento di potenza di cui sopra, per il collegamento a terra. Se si pensa che nelle assegnazioni satellitari il servizio di chi arriva prima deve essere ‘protetto’ da chi lancerà le sue costellazioni nel futuro, questa incursione in Banda E non deve trovarci impreparati.

Key4biz. L’Art. 26 del DDL Spazio dice ai commi 1a e 1b che il Ministero dovrà effettuare: “lo studio e la definizione di criteri per la riduzione delle interferenze tra reti satellitari diverse operanti nel territorio nazionale, per consentirne uno sviluppo armonizzato al crescere del traffico satellitare e dei nuovi servizi avanzati offerti”. Lei pensa che il risultato degli studi del Ministero potrebbe giustificare l’assegnazione della Banda E a Starlink anche in Italia?

Antonio Sassano. Il testo non lo esclude e se gli studi previsti dovessero suggerirlo anche in Italia, come negli USA, la Banda E potrebbe essere assegnata a Starlink. Certo, sarebbe una forzatura rispetto all’Europa, ma quando leggo ‘operanti nel territorio nazionale’ mi sembra di cogliere una rivendicazione di autonomia che va oltre il coordinamento EU.

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