Le vittime sono 96, l’82% per mano di partner o familiari. Ecco i dati ufficiali
Nel 2023, in Italia, 96 donne sono state uccise a causa della violenza di genere, pari all’82% degli omicidi che si sono registrati in Italia con vittime femminili. È quanto emerge dal Report Istat 2023 sulle vittime di omicidio, un dato che racconta in maniera inequivocabile una realtà drammatica. In Italia una donna viene uccisa per il fatto di essere donna (questa la definizione di “femminicidio”) quasi ogni 4 giorni. Nonostante leggi più rigide, denunce sempre più frequenti e campagne di informazione, la violenza di genere resta una piaga che non si riesce a fermare. In totale le donne uccise nel 2023 sono state 117 ma, come detto, non in tutti i casi si può parlare di femminicidio.
Violenza di genere in Italia, il pericolo è dentro casa
Consideriamo tutte le donne uccise: il dato più spaventoso riguarda le coppie: 63 donne sono state uccise dal partner o dall’ex compagno (gli uomini a macchiarsi le mani di sangue sono stati 61). Altri 31 casi coinvolgono un familiare, spesso un padre, un fratello o un altro parente stretto e solo in due casi l’aggressore era un conoscente con un movente passionale.
Per le restanti 21 donne, i motivi dell’omicidio sono stati diversi: quattro sono state ammazzate durante una rapina, una a causa della follia dell’assassino, tre per questioni economiche o debiti. Altre 6 sono morte per liti banali o rancori con conoscenti o sconosciuti. Un’altra è stata uccisa per questioni legate alla droga, e una per un regolamento di conti mafioso. Per cinque donne, invece, non si conosce ancora il movente. Di queste, tre casi restano irrisolti, senza un colpevole. Nella stragrande maggioranza dei casi gli assassini erano uomini e in un caso, l’omicida era una donna conoscente, mentre per quattro omicidi non si sa chi sia l’autore.
Violenza di genere in Italia, percentuali da brividi
Cinque anni di numeri che urlano sempre la stessa verità: in Italia, la violenza contro le donne non conosce tregua e i femminicidi continuano a rappresentare la maggior parte degli omicidi con vittime femminili. Il grafico mostra chiaramente come, dal 2019 al 2023, la violenza di genere sia rimasta una costante in Italia. I femminicidi rappresentano ogni anno la grande maggioranza degli omicidi con vittime donne. Nel 2019, ad esempio, si contano 101 femminicidi su un totale di 111 omicidi femminili, pari al 91%. Nel 2020 la situazione è rimasta invariata, con 106 femminicidi su 116 casi totali (sempre il 91%). Il 2021 segna un lieve calo percentuale, con 104 femminicidi su 119 omicidi (circa 87%), ma nel 2022 si registrano 105 femminicidi su 126 casi, con una percentuale che scende all’83%. Infine, nel 2023 i femminicidi sono stati 96 su 117, pari all’82%.
Violenza di genere, l’ONU trasforma i numeri in verità scomode
Quando le vite delle donne finiscono nei numeri, ridotte a semplici statistiche di morte, è il momento di contare ogni storia, ogni nome e ogni assenza per capire davvero l’orrore nascosto dietro quelle fredde percentuali. E così nel marzo 2022, l’Onu ha approvato un sistema internazionale per stabilire che cosa si possa effettivamente definire femminicidio, lo “Statistical framework for measuring the gender-related killing of women and girls (also referred to as femicide/feminicide)”. Questo quadro statistico punta a raccogliere dati precisi sugli omicidi commessi da partner, ex partner o familiari. L’obiettivo è rendere paragonabili i numeri tra i vari Paesi, per capire meglio la portata di questa tragedia globale.
Il primo rapporto dell’Onu sui femminicidi mostra i tassi di omicidio per 100mila donne in alcuni Paesi così si scopre che, come si vede dai dati italiani, nella stragrande maggioranza dei casi le donne vengono uccise semplicemente perché donne. Partner, ex partner e familiari sono i principali responsabili degli omicidi. Non si tratta di casi isolati o di eventi imprevedibili, ma di una violenza radicata che colpisce ovunque.
Anche l’Italia ha deciso di aderire a questo sistema statistico, sebbene il percorso sia tutt’altro che semplice. Creare una piattaforma completa e confrontabile richiede infatti tempo e un lavoro complesso perché non è sufficiente contare i delitti: servono dettagli sulle vittime, sugli autori e sul contesto in cui avvengono i crimini.
Violenza di genere, le tre variabili
Per capire cos’è davvero un femminicidio, bisogna guardare alcuni elementi chiave. Si parte dalla vittima, poi si analizzano l’autore del delitto e il contesto in cui è avvenuta l’uccisione. Dal punto di vista statistico, quindi i dati da recuperare sono tre. Il primo: l’omicidio è commesso da un partner o un ex partner? Il secondo: l’uccisione è per mano di un parente? Il terzo: la violenza arriva da una persona esterna, magari un conoscente o uno sconosciuto, ma con un chiaro movente legato al genere? Quindi bisogna accertare che ci sia stata una violenza sessuale, un’aggressione motivata dall’odio verso le donne o una brutalità sproporzionata che racconta la voglia di dominare.
Violenza di genere, un’altra griglia per l’orrore
Anche il Center of Excellence for Gender Statistics (CEGS), una piattaforma che promuove la collaborazione e l’innovazione sulle statistiche di genere, ha sentito il bisogno di mettere ordine nel caos dei numeri sul femminicidio. Ha definito un sistema per raccogliere informazioni chiare e uniformi su vittime, autori e dinamiche dei casi.
Le informazioni sulle vittime comprendono 21 aspetti: oltre a dati come età e lavoro, ci sono dettagli specifici, ad esempio se la donna aveva subito violenze in passato, se era incinta o se lavorava nel mondo della prostituzione. Gli autori, invece, vengono analizzati in base a 18 aspetti, come i precedenti penali e la presenza di comportamenti violenti in passato.
Un elemento centrale è anche la relazione tra vittima e autore: le tipologie identificate sono 9 e includono legami come partner o ex, familiari, colleghi o anche sconosciuti. Infine, il modus operandi prevede 5 variabili principali, come l’uso di determinate armi, eventuali mutilazioni o segni di accanimento sul corpo e il vilipendio del cadavere.
I dati si riferiscono al 2023
Fonte: Istat