La sentenza

Scorporo rete TIM: inammissibile il ricorso di Vivendi. I francesi faranno appello

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Sconfitta legale di Vivendi: il Cda poteva vendere NetCo a KKR. Vivendi farà appello ma potrebbe aumentare la possibilità di una exit strategy del gruppo fondato da Vincent Bolloré.

Sfumano le speranze di Vincent Bolloré di incassare in extremis una sorta di risarcimento per la mancata possibilità di partecipare a suo tempo alla decisione di cedere la rete al fondo americano KKR, in cordata con MEF e F2i. Era il novembre del 2023 quando il Cda di Tim decise di accettare l’offerta da circa 19 miliardi – che diventerebbero 22 miliardi, in caso di fusione con Open Fiber entro 36 mesi dalla cessione – del fondo americano, contro la volontà del primo azionista francese con il 23,75% delle quote, ma assente dal Cda da gennaio del 2023.

Nonostante, “il rigetto della richiesta per motivi meramente formali da parte del tribunale di Milano, Vivendi continua a ritenere che la vendita della rete di Tim avrebbe dovuto essere sottoposta al voto dell’assemblea dei soci in quanto si tratta di un asset essenziale della società che modificherebbe l’assetto societario scopo di Tim”. Per questa ragione “presenterà appello”.

La sentenza

Una decisione, quella del Board, contestata da Vivendi che la considerava illegale, e per la quale aveva invocato (inascoltata) un parere dell’assemblea. Il prezzo offerto da KKR per la rete Tim era ben al di sotto dei 31 miliardi richiesti invece da Vivendi per intavolare un negoziato.

Fatto sta, che il Tribunale di Milano oggi ha dato torto al socio francese che con ogni probabilità farà ricorso.

Appello in arrivo

A questo punto, Vivendi non demorde e farà ricorso in appello dopo aver già fatto sapere di essere pronta a rivolgersi anche alla corte Europea per far emergere il danno che ha subito dalla vendita della rete, nonché il conflitto di interessi tra Mef-Cdp nell’operazione.

Exit strategy?

Ma di certo potrebbero aumentare le possibilità di una exit strategy, visto che la campagna d’Italia per Vivendi non ha certo avuto gli effetti sperati, con una perdita quantificata in 3 miliardi di euro dall’inizio dell’avventura italiana.    

Il Tribunale di Milano ha dichiarato “inammissibile per difetto di interesse ad agire” e “difetto di legittimazione ad agire” le richieste di Vivendi in merito alla vendita da parte di Tim della rete fissa NetCo a Kkr. Il colosso francese contestava la decisione del Consiglio di amministrazione di TIM di approvare l’operazione senza convocare un’assemblea straordinaria.

Cosa deciderà di fare adesso Vivendi?

Negli ultimi mesi, si è parlato dell’interessamento di alcuni fondi a rilevare le quote di Bolloré da parte di diversi fondi. A diverso titolo, si sono fatti i nomi di CVC, Apax Partners e Bain Capital che avrebbero mostrato interesse.

Vedremo.

Quel che è certo è che per Vivendi non è la prima volta di una battaglia legale in Italia. In precedenza, Bolloré aveva duellato con Fininvest per la mancata cessione di Mediaset Premium, raggiungendo però un compromesso dopo 5 anni di battaglia legale.   

Domani, intanto, il cda di Tim discuterà la vendita di Sparkle attualmente in corso e il gruppo guidato da Labriola ha invece attivato la procedura delle parti correlate, dato che il MEF si appresta a rilevare la maggioranza, ovvero il 70%, del gruppo dei cavi sottomarini.

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