L’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) accoglie con soddisfazione il ritiro, da parte del proponente, dell’emendamento 76.07 alla Legge di Bilancio, emendamento che avrebbe introdotto dal 1° gennaio un aumento dei costi del 10% per i servizi Internet rame. AIIP esprime tuttavia il suo disappunto per la verosimile approvazione di misure ad personam, a costo dei contribuenti, e ad esclusivo beneficio dei concessionari/aggiudicatari dei bandi per la banda ultralarga.
Il ritiro della ipotizzata tassa sui servizi Internet rame rappresenta certamente un importante risultato per l’Associazione. Le disposizioni dell’emendamento 76.07 non solo avrebbero riversato sui consumatori digitalmente più svantaggiati ulteriori costi per finanziare il passaggio dalla rete in rame alla fibra ottica, ma avrebbero anche distorto il mercato e compromesso – con un intervento repentino e incurante del principio di regulatory predictability anche recentemente riaffermato dall’Unione Europea – le pianificazioni industriali del settore.
Un tale esito, che non avrebbe garantito alcun effettivo beneficio alla diffusione della banda ultralarga, è stato evitato grazie alla mobilitazione dell’Associazione, dei consumatori, e al tempestivo intervento di Governo e membri delle Camere. “Siamo lieti che gli attori istituzionali, compreso l’onorevole proponente, abbiano condiviso l’importanza di tutelare i consumatori e di non scaricare ulteriori costi sulle connessioni Internet” – dichiara il Presidente AIIP Giovanni Zorzoni – “sarebbe stato imperdonabile gravare proprio sui cittadini ancora collegati con le vecchie linee telefoniche in rame”.
AIIP si rammarica invece per altre disposizioni dell’articolo 76, attraverso le quali, in maniera ancora più univoca ed ampia dopo il passaggio in Commissione, lo Stato interviene direttamente a favore di imprese specifiche del settore: Fibercop e Open Fiber quali vincitori dei Bandi Italia a 1 Giga, e di quest’ultima quale concessionario dei Bandi BUL.
In primis, il legislatore si propone di ristorare, con ben 610 milioni di Euro dei contribuenti italiani, supposti extra-costi incontrati dal concessionario dei Bandi BUL. Bandi che erano stati aggiudicati su tutti i lotti anche a seguito dei ribassi estremamente significativi offerti al tempo, per propria scelta e a proprio rischio, da Open Fiber. I dubbi sull’attendibilità delle condizioni economiche offerte paiono oggi confermati sia dai ritardi pluriennali accumulati, sia dall’ulteriore esborso erariale previsto in questa Legge di Bilancio, verosimilmente funzionale a riequilibrare piani economico-finanziari rivelatisi non sostenibili.
Un’analoga logica pare ispirare le disposizioni a favore di entrambi i concessionari dei bandi Italia a 1 Giga, che consentirebbero di ridurre unilateralmente gli obiettivi originari, prevedendo pagamenti anticipati al completamento dell’80% dei civici “abilitati” (e non “collaudati”), una misura che rischia di incentivare ulteriori ritardi e non conformità.
Con tali disposizioni, lo Stato italiano sceglie di intervenire ex post, modificando a favore dei vincitori il contenuto sostanziale di bandi pubblici già in corso di realizzazione. Si tratta di una logica iniqua e deresponsabilizzante, in quanto scarica sulla collettività il rischio liberamente assunto dai vincitori dei bandi, secondo uno schema di sostanziale “privatizzazione dei guadagni, socializzazione delle perdite”. Si tratta inoltre di una scelta distorsiva del mercato, in quanto altera le premesse sulla base delle quali eventuali altri concorrenti hanno formulato le loro offerte, apparentemente meno convenienti e quindi non accolte, o addirittura hanno ritenuto di non partecipare proprio alle gare.
“È paradossale dover assistere a ulteriori aiuti pubblici verso colossi del settore, verosimilmente considerati dalla politica ‘too big to fail’, mentre misure pluralistiche e di diretto beneficio per gli utenti-cittadini, come i Voucher Connettività, rimangono ferme al palo, malgrado l’esperienza della passata Fase 2 Imprese ne abbia l’estrema efficacia nel promuovere non solo la domanda, ma addirittura lo sviluppo di nuove reti ottiche in aree prima disservite”, aggiunge il Presidente.
AIIP invita conclusivamente Governo e Parlamento a una più organica politica industriale delle telecomunicazioni, che guardi all’intero settore, con misure idonee a promuovere la crescita e l’innovazione di tutti gli operatori, compresi quelli del comparto PMI. Comparto che, anche negli ultimi anni, si è confermato come un contributore netto per lo Stato, sia a livello fiscale, sia di generazione di nuovi posti di lavoro – anche ad alta qualificazione – sia di diffusione decentrata di competenze e tecnologie sull’intero territorio nazionale.
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