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Data center, in Italia ce ne sono già 153. Ecco la lista a Roma e Milano

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Il nostro Paese si posiziona al quarto posto in Europa per numero di data center, concentrati principalmente nel Nord, in assoluto a Milano (seguita dalla Capitale). La crescente domanda è trainata da cloud computing e AI, ma non mancano le criticità legate ai consumi energetici e alla sovranità tecnologica. Il mercato italiano, in forte crescita (+10% nel 2023), può puntare a diventare un hub mediterraneo strategico per connettività e innovazione, ma serve una legge quadro.

L’Italia è un Paese per data center

La maggior parte dei data center in Italia si concentra nel triangolo Novara, Monza e Pavia, con Milano al centro. Qui se ne concentrano un terzo del totale nazionale, che ad oggi è di 153.

La digitalizzazione sempre più pervasiva in tutti i settori, dalle imprese alle persone, genera una quantità di dati in costante aumento. Per archiviare, elaborare e rendere disponibili questi dati è necessaria una maggiore capacità di calcolo, che si traduce in un incremento della domanda di data center.

L’accelerazione si è avuta in questi ultimi anni, per via dello sviluppo del cloud computing, dell’intelligenza artificiale (AI), del machine learning, che in particolare richiedono un’enorme potenza di calcolo, dell’internet delle cose (IoT).

In Europa (senza la Gran Bretagna, che ne ospita 377) il nostro Paese occupa il quarto posto per numero di data center, dopo Germania (406), Francia (244) e Paesi Bassi (179), secondo il Data center map.

L’aumento dei data center crea nuove opportunità di lavoro e stimola l’innovazione tecnologica, ma espongono a severi rischi, soprattutto legati alla sicurezza (la concentrazione di grandi quantità di dati in un unico luogo rende i data center un obiettivo appetibile per gli attacchi informatici), all’approvvigionamento energetico (consumano molta energia elettrica e richiedono sistemi di raffreddamento efficienti) e alla sovranità tecnologica (è importante sviluppare un ecosistema di cloud computing nazionale per garantire l’autonomia tecnologica del paese).

Necessario un nuovo quadro regolatorio

Temi su cui in Italia si è aperto finalmente un dibattito, finalizzato alla nascita di un quadro regolatorio che tenda conti di tutti questi aspetti critici.

Per regolare questo mercato in espansione sono in corso delle audizioni ad hoc nella commissione Trasporti della Camera nell’ambio dell’esame delle proposte di legge recanti delega al Governo per la disciplina dei centri di elaborazione dati.

La cosa migliore sarebbe distribuire i datacenter su tutto il territorio nazionale (cosa che al momento non sta avvenendo). Per farlo intanto si devono garantire le stesse condizioni privilegiate legate alle autorizzazioni anche ai datacenter più piccoli. Inoltre si deve procedere a “federare” i cloud provider in modo che possano facilmente scambiarsi risorse in ambienti qualificati e certificati.

Gli investimenti in progetti più diversificati e distribuiti potrebbero avere un impatto economico più significativo e sostenibile per tutti, stimolando una crescita economica più equa e inclusiva. 

Ancora meglio sarebbe costruire data center totalmente made in Italy, sia per aumentare la capacità nazionale, sia per tutelare la sovranità tecnologica, come nel caso dell’Hyper Cloud Data Center di Aruba inaugurato di recente a Roma, che va a potenziare la propria infrastruttura nazionale, rafforzando la sua presenza strategica in Italia. Un ulteriore nodo del network di data center di proprietà del Gruppo Aruba, che comprende il Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro (BG) e i due data center di Arezzo.

Italia hub mediterraneo?

Gli investimenti esteri in datacenter, però, non realizzano e non ampliano la sovranità digitale italiana, probabilmente semmai aumenta la dipendenza da infrastrutture estere e questo crea forte preoccupazione per chi crede nell’innovazione come drive di crescita economica. L’Europa dovrebbe aver capito che l’unico modo per crescere è sviluppare industrie locali nell’innovazione e garantire una crescita alle economie locali in un contesto competitivo.

Il nostro Paese può insomma giocare un ruolo chiave in questa partita, puntando ad esempio a divenire un hub Mediterraneo per la connettività dell’intera regione dell’Europa meridionale, per il Nord Africa e il Medio Oriente (contenendo l’influenza della Turchia e le ambizioni della Grecia).

Secondo l’ultimo Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il valore investito nei data center per il 2023 è stato pari a 654 milioni, con un +10% rispetto all’anno precedente e con una potenza energetica nominale totale di 430 megawatt (+23% rispetto al 2022). L’Italia ospita circa il 12% dei 1.300 data center europei, ma ha un tasso di crescita a doppia cifra, molto superiore di Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino che si attestano fra il 4% e l’8%.

Data center e AI

Diversi studi sottolineano la crescita preoccupante del consumo energetico dei data center legato allo sviluppo progressivo dell’AI. Un rapporto di Climate Action Against Disinformation, ad esempio, ha suggerito che l’IA potrebbe incrementare le emissioni globali fino all’80%.

In un’altra analisi presa come riferimento in un vecchio articolo del Wall Street Journal, Alex de Vries, esperto di tecnologia dell’Università di Amsterdam, stima che l’IA di Google, nel peggior scenario possibile, potrebbe arrivare a consumare annualmente tanta energia quanto l’intero Stato d’Irlanda.

Secondo un report IDC si stima che la capacità dei data center AI based raggiungerà un tasso medio annuo di crescita del +40% fino al 2027, a cui corrisponderà un’impennata dei consumi elettrici ad un tasso medio annuo del +44,7% a 146.2 TWh entro quella data.

Complessivamente, gli studiosi si attendono un livello di consumi pari a 857 TWh entro il 2028, più del doppio di quelli attuali (basti pensare che il consumo energetico nazionale annuo della Gran Bretagna è stato nel 2023 pari a 266 TWh). Ovviamente, maggiori i consumi, più alte le emissioni di CO2.

Data center, la mappa italiana

In Italia come anticipato abbiamo 153 data center attivi, 50 a Milano, 16 a Roma, 10 a Torino, 6 a Padova e diverse città con 4 (Bari, Bologna, Genova).

Più del 70% dei siti si trova nelle città del Nord (Emilia-Romagna compresa), il resto nei pressi delle principali città del Centro-Sud.

La mappa dei data center in provincia di Milano

Di seguito la lista data center a Roma e Milano:

A Roma:
Aruba SpA 
Digital Realty
Fiber 23 
C1V Hosting
IDS&Unitelm 
Namex 
Panservice
Unidata
Noovle S.p.A.
EXA Infrastructure
IRIDEOS
Cloud Europe S.r.l
ITnet S.r.l (IT.NET)

A Milano:
AtlasEdge
BT Services (British Telecom)
CDLAN SpA
CloudHQ
Compass Datacenters
DATA4
Elb.it
Equinix
EXA Infrastructure
FastWeb
Fiber 23
IRIDEOS
ITnet S.r.l (IT.NET)
Keppel Data Centres
Microsoft
MIX SRL
MOMIT SRL
Noovle S.p.A
Rai Way
Seeweb s.r.l.
Servereasy SRL
STACK Infrastructure
T.net Italia S.p.A.
Telnet s.r.l.
TI Sparkle
ULI
Unidata
Vantage Data Centers

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