Italia
Gli abusi sessuali contro i bambini sono il peggior crimine immaginabile. Le vittime sono colpite nel periodo più vulnerabile della loro vita e le conseguenze psicologiche a lungo termine di queste violenze – perpetrate da singoli individui come da organizzazioni criminali – sono difficilissime da sanare.
Secondo le stime dell’Unicef, sono 73 milioni nel mondo i bambini che ogni anno sono costretti a subire abusi sessuali. Eppure, c’è anche chi è orgoglioso di macchiarsi di una violenza tanto odiosa.
Il prossimo 23 giugno, infatti, un manipolo di criminali – come definirli diversamente? – intende celebrare il ‘Boy love day’, la giornata dell’orgoglio pedofilo, organizzata sfruttando la globalità delle rete per diffondere la ‘cultura della pedofilia’, e invitare al sesso libero tra adulti e adolescenti.
In Italia, per fortuna, l’accesso al sito che ospiterà questa ignobile iniziativa è stato bloccato dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni su tutto il territorio nazionale.
L’impegno per impedire la possibilità di accedere dall’Italia al sito incriminato – ha spiegato il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni ringraziando la Polizia – continuerà anche nei prossimi giorni, grazie all’essenziale collaborazione degli Internet Service Provider e delle associazioni di volontariato, come la “Meter” di don Fortunato di Noto.
Una collaborazione resa possibile anche grazie al decreto interministeriale del 29 gennaio 2007 – operativo dal 30 aprile scorso – che ha previsto tra le altre cose un tavolo tecnico coordinato dallo stesso Ministero delle Comunicazioni per l’individuazione delle procedure più idonee al contrasto della pedopornografia on-line.
Il decreto prevede che gli Internet Provider si dotino di sistemi di oscuramento dei siti denunciati, secondo i requisiti stabiliti nel provvedimento stesso, entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale al livello minimo di ‘nome del dominio’ ed entro 120 giorni dalla stessa data a livello di ‘indirizzo IP’.
Una misura voluta dal ministro per difendere la libertà della rete da ogni tentazione di censura preventiva e generalizzata, peraltro impraticabile, e per rafforzare la lotta contro i contenuti pedopornografici e lo sfruttamento dei minori attraverso Internet, che è una straordinaria fonte di informazione ed un motore dell’innovazione.
Per meglio contrastare le nuove forme di pedofilia telematica, inoltre, la legge n. 38/ 2006 (che modifica la legge 269/98 “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù”) ha introdotto in Italia il reato di ‘pedopornografia virtuale’, che identifica e punisce la distribuzione di materiale pedopornografico anche se realizzato con programmi e tecniche di grafica virtuali, in cui le immagini di minori riprodotte sono quindi frutto di elaborazioni virtuali piuttosto che di situazioni reali.
L’iniziativa dell’orgoglio pedofilo è stata stigmatizzata anche dal ministro delle politiche per la Famiglia, Rosy Bindi, in una lettera ai ministri della Giustizia, Clemente Mastella, dell’Interno, Giuliano Amato e delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni.
Congratulandosi per la tempestività dell’azione della Polizia Postale, la Bindi ha ribadito la “più profonda indignazione verso una iniziativa odiosa e pericolosa, che si pone in conflitto con tutti i valori di attenzione e rispetto dell’infanzia e dell’adolescenza che il nostro Paese sta difendendo attivamente, in ambito nazionale ed internazionale”.
Contro l’iniziativa del ‘Boy love day’ si è schierata anche l’Unicef: secondo il Presidente di Unicef Italia, Antonio Sclavi, “la notizia di una cosiddetta ‘Giornata dell’orgoglio pedofilo’ ci obbliga a ricordare le priorità nella lotta a queste forme di violenza, che comprendono il traffico di bambini, la loro prostituzione, la pornografia rappresentante bambini, e anche le forme di violenza ‘privata’ consumate spesso all’interno delle mura domestiche”.
“E’ di particolare importanza – ha aggiunto Sclavi – l’attenzione alle nuove forme di comunicazione usate dai bambini e ragazzi: è noto infatti che il problema più grave, il rischio maggiore di adescamento dei minori, si annida nelle chat e in altre forme innovative di comunicazione, più che nei siti veri e propri, più facili da bloccare”.