La nuova sfida tra le grandi potenze globali è nello Spazio e nel dispiegamento e nella difesa delle infrastrutture critiche della dimensione sottomarina. La leadership italiana nello Spazio e nelle politiche del mare si sta affermando e consolidando in questi anni. Ora si deve tracciare una strada da seguire per affrontare, anche in un contesto comunitario, le sfide principali che a livello mondiale dobbiamo affrontare e superare.
Presso i Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” si è svolto “Space & Underwater”, la prima edizione della Conferenza internazionale dedicata ai domìni Spazio e Subacqueo, promossa e organizzata dal giornale Cybersecurity Italia.
La Space Economy vale oggi più di 509 miliardi di dollari a livello mondiale, una frontiera di crescita, innovazione e sviluppo tutta ancora da esplorare e che vede il settore dei servizi trainare gli investimenti, in particolare nel segmento telecomunicazioni, navigazione via satellite e osservazione della Terra. La stima della sola domanda di servizi è oggi pari a 309 miliardi di dollari.
L’Italia gioca una partita significativa in questo settore: siamo il quinto Paese al mondo e il secondo nell’Unione Europea, con 4,6 miliardi di investimento. Nei saluti di benvenuto, il Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri, Massimo Mennitti, ha detto:“Noi abbiamo la necessità storica di interpretare la sicurezza in maniera diversa, ma anche di affrontare le nuove sfide di dominio per interpretare il futuro in maniera proattiva. Anche il solo parlarne ci fa prendere maggiore consapevolezza di queste nuove dimensioni underwater e cyber”.
“La subacquea oggi è come lo spazio diversi anni fa, un dominio che va occupato. Noi abbiamo tradizioni antiche in questo. Eravamo leader nel settore dei sonar prima della creazione della NATO. Abbiamo radici tecnologiche lontane. Il Mediterraneo è lo specchio d’acqua strategico più piccolo al mondo e il più affollato. Sempre più sommergibili russi e sempre meno americani. È il laboratorio per la nuova subacquea. Quella tradizionale era nucleare. Negli ultimi 25 anni abbiamo rilanciato con lungimiranza le nostre competenze. La nostra grande opportunità è guardare al Mediterraneo e investire in nuove tecnologie. In questo contesto si vanno riducendo le dimensioni dei sommergibili, che mantengono le stesse funzioni, ma con equipaggi ridotti e quindi costi minori. Poi c’è la subacquea duale, militare e civile. Le nuove tecnologie nascono spesso commerciali e poi diventano militari. Le Oil Company gestiscono attività in testa pozzo da molti anni e hanno abilitato attività automatizzate con droni di profondità. Il Mediterraneo è pieno di cavi e va difeso. Nel tempo si sono sottovalutate molte minacce. Tutte le industrie della Difesa stanno correndo incontro a questo obiettivo. Droni di monitoraggio e molto altro si collegano all’ecosistema tecnologico grazie ad una nave madre che gestisce le operazioni. Ogni oggetto con il proprio payload avrà una missione duale a difesa delle infrastrutture. C’è poi la possibilità di fare mining di profondità e sviluppare nuove fonti energetiche. L’economia dell’underwater è ampia e secondo nostre stime potrebbe arrivare a vale 400 miliardi di euro, di cui 100 di underwater militare”, ha affermato Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Fincantieri.
“Stiamo lavorando ad un ddl per regolamentare la dimensione sottomarina e l’istituzione dell’Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee. In Italia e all’estero si discute sempre più della dimensione sottomarina, un segnale che abbiamo colto come Governo, perché il mare è tornato al centro dell’agenda di Governo. Il Presidente del Consiglio ha voluto un’apposita delega per le politiche del mare. Dobbiamo arrivare puntuali con l’appuntamento storico con il dominio subacqueo. Una dimensione sempre più affollata dal punto di vista militare che va tutelato anche per renderlo aperto ad altre applicazioni, civili, scientifiche ed economiche. Il ddl prevede una serie di norme e una trentina di articoli e in particolare prevede l’istituzione dell’Agenzia che si dovrà allineare al Polo subacqueo di La Spezia, con cui disciplinare tutte le attività. Nel subacqueo passa la totalità delle comunicazioni elettroniche e quindi è necessario mantenere alto il livello di sicurezza. Oggi si coopera e si affrontano tutti i temi relativi a questo dominio trovando di volta in volta un’intesa. Il nostro Paese è arrivato puntuale a questo appuntamento storico. Serve una strategia comune con l’Europa per stabilire come affrontare il tema strategico della gestione del dominio subacqueo. In Italia avremo una legge apposita entro pochi mesi per combattere una battaglia d’avanguardia, attraverso un ddl che si appresta a passare al vaglio della Conferenza delle Regioni e poi tornare in Consiglio dei ministri, perché saremo i primi in Europa ad esserci dotati di questo strumento legislativo. L’agenzia resterà presso la presidenza del consiglio dei ministri, con un direttore che sarà concordato con il Ministero della difesa. Il mio compito sarà quello di mettere attorno a un tavolo 12 ministeri che si occupano direttamente o indirettamente di mare e trovare alla fine la soluzione, il punto di convergenza sui temi”, ha detto Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare.
“Nello space tutto quello che si muove va notificato a livello notarile. Nello spazio ci sono circa 43 mila oggetti da individuare e riconoscere. Nello spazio bisogna avere coraggio, determinazione, investimenti e bisogna mirare all’innovazione. Si parla di Difesa, monitoraggio ambientale e tanta ricerca. Dobbiamo costruire piattaforme stratosferiche, serve una nuova stazione spaziale internazionale e il nostro Paese avrà un ruolo. Serve un sistema di accesso in orbita da piattaforme aeree, per la difesa passiva e attiva, lanciando rapidamente satelliti nello spazio. Si arriverà ad obiettivo solo con attività e tecnologie di intelligence. Lo spazio è competizione per ostacolare e fiaccare le capacità altrui. Le armi di distruzione di massa non si possono usare nello spazio e speriamo continui ad essere così. Alla nazione serve formare future generazioni, rafforzando la nostra posizione nel dominio spaziale, creando nuovi ruoli, nuove competenze, nuove collaborazioni con tutti gli stakeholder, per sviluppare attività suborbitali, per creare nei giovani una cultura di curiosità e innovazione”, ha detto Francesco Vestito, Generale di squadra aerea dell’aeronautica Militare.
“Il settore della sicurezza e il dominio cyber hanno carattere trasversale, richiedono innovazione e un approccio diverso da un punto di vista economico e tecnologico. Per difendere e tutelare le infrastrutture strategiche servono soluzioni efficaci per interventi coordinati e corali perché pariamo di minacce ibride. Oggi dobbiamo affrontare azioni multiple di sabotaggio nell’underwater e azioni di disruption nel digitale, accompagnate anche da propaganda antigovernativa. Di fronte a queste minacce globali e multicanali, portate avanti da più soggetti, serve un approccio multidisciplinare e multilaterale, caratterizzato da azioni e strategie congiunte condotte a livello politico, azioni che si declinano a livello di Union europea. Bisogna passare dal quadro regolatorio al momento operativo. Fino ad oggi è stato più facile cooperare gli interventi tra Stati, sia a livello politico che giudiziario, che ha consentito di fare grandi passi avanti, ma il tipo di sfide che dobbiamo affrontare sono molto più insidiose e gli operatori di intelligence devono avere un approccio di condivisione più forte. Un elemento di criticità questo, ma già esiste una grande collaborazione in termini di intelligence. L’intelligence è il baluardo della sovranità dello Stato. Si è superato questo scoglio nella lotta al terrorismo e oggi dobbiamo fare la stessa cosa nella cybersecurity e nella lotta alla criminalità online, comprese le azioni di sabotaggio. Dobbiamo costruire una vera intelligence europea, che sia strutturata in modo tale da poter raccogliere informazioni e adoperarsi per azioni congiunte. Fondamentale per raggiungere gli obiettivi di cui abbiamo parlato è seguire la strada del partenariato pubblico-privato”, ha sostenuto Alessandra Guidi, Vice Direttore, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS).
Nel suo intervento, dal titolo, Luca Monaco, Gen. B. (EI), Comando Operazioni Spaziali (COS), ha spiegato che “sia nel dominio space, sia in quello underwater, esiste un sistema regolatorio debole e frammentato. Si sta facendo molto in questi anni nell’implementazione della prima legge spaziale nazionale. Dal punto di vista militare, la debolezza giuridica va ad impattare sulle responsabilità del singolo, con una comunità internazionale che non può agire a livello giuridico nello spazio. Per operare in questi due domini si deve disporre di capacità abilitanti per ridurre i rischi della complessità, che sta crescendo negli ultimi tempi. È necessario comprendere, capire e potenziare il grado di consapevolezza di chi opera cercando di salvaguardare gli interessi di uno Stato. Sono 36mila sono gli oggetti tracciati e identificati nello spazio, ma sono 130 milioni quelli di dimensione tra un millimetro a un centimetro. La complessità si riflette anche nella dimensione subacquea, soprattutto per la mappatura dei fondali, che in massima parte sono sconosciuti. Qui vanno rilevate le possibili minacce, sia portate da subacquei armati, sia da droni d’attacco. Guardando le tecnologie spaziali disponibili e i partner di riferimento, tra cui certamente gli Stati Uniti, he hanno una space force dedicata di grande capacità d’azione, si deve essere pronti a tutto, anche a collocare oggetti nello spazio in maniera rapida ed efficace, il supporto del sistema Paese che deve dimostrarsi capace di agire in questo dominio. Altro aspetto chiave è la logistica di prossimità, cioè svolgere attività critiche in luogo, con robot e macchine per fare riparazioni e muovere satelliti da un’orbita all’altra. Avremo modo di affiancare ai lanciatori con velivoli e mezzi di mare e di utilizzare anche nuove porzioni di spazio, tra cui l’orbita terrestre molto bassa e oltre i 36mila km, verso le orbite cislunari. Dopo quattro anni di operazioni complesse sappiamo che nessuno potrà agire da solo in queste due dimensioni. Fondamentale sarà sviluppare un ambiente collaborativo e intergovernativo per accrescere conoscenza e competenze utili a raggiungere vantaggi operativi tangibili”.