“Lavorare in condizioni estreme come lo spazio è una delle grandi sfide della tecnologia – ha detto Roberto Cingolani, AD e DG di Leonardo nel suo intervento all’evento Space&Underwater promosso da Cybersecurity Italia – abbiamo un ottimo track record per quanto riguarda lo spazio: oltre 50 orologi atomici nel programma Galileo, il centro del Fucino di Telespazio. C’è moltissimo da fare in Italia. Ma quando sono arrivato 18 mesi fa in Leonardo ho trovato a bilancio una cinquantina di milioni su Defence & Space”.
Una somma troppo bassa per essere percepiti come un player internazionale in ambito spaziale, aggiunge il DG. “Nonostante le grandissime skill presenti in Italia il nostro paese non andava a parlare con una voce forte all’estero – dice Cingolani – a causa di un contesto troppo frammentato e che va valorizzato”. Tanto più che il mercato dello Spazio cresce ad un CAGR dell’8%-9% con previsione di arrivare ad un trilione entro il 2030.
Doveroso quindi riorganizzare l’azienda con una nuova divisione Spazio da almeno un miliardo di fatturato per partire con una chiara visione di prodotto, per essere in grado di “essere percepito all’estero come un monolite”, aggiunge Cingolani, tanto più che nel nuovo piano industriale che sarà presentato a febbraio 2025 il segmento dei satelliti end to end services rappresenterà una fetta consistente dei ricavi con servizi che vanno dal trafficking al monitoraggio delle infrastrutture.
In questo contesto, “la cybersecurity dovrà essere by design con l’obiettivo di portare la capacità computazionale direttamente in orbita”, aggiunge Cingolani.
Cybersicurezza: Cingolani, ‘si fa con i satelliti’
“La cyber security si progetta e si fa con satelliti in orbita. Il piano di Leonardo è chiaro e si fa per il 70% attraverso i satelliti e poi con le reti internet” perché “i dati si scambiano in tempo reale con potenze di calcolo enormi”. Lo sottolinea l’Ad di Leonardo, Roberto Cingolani, all’evento su Space&Underwater promosso da Cybersecurity Italia.
Ma tutto questo deve fare i conti con un quadro europeo che non è ottimale. “Abbiamo un ritardo enorme su Satcom – dice Cingolani – abbiamo perso il treno dei lanciatori. Gli Usa hanno 100 lanci all’anno, l’Europa è ferma a 4 o 5. Noi abbiamo un piano chiaro di sviluppo, però l’Europa se vuole essere competitiva deve cambiare marcia. Sull’esplorazione, invece, siamo molto forti, abbiamo nicchie di eccellenza che vanno valorizzate. Spero che il modello che abbiamo sviluppato faccia da ispiratore per catalizzare alleanze europee senza le quali ogni Paese da solo non va da nessuna parte”.
Per questo, chiude Cingolani, bisogna incrementare la presenza dei privati nella space economy. Cingolani ha ricordato che il piano industriale di Leonardo “parla di multidominio, interoperabilità e catalizzazione di grandi alleanze internazionali”.
A questo proposito, secondo la Reuters e europee Airbus, Thales e Leonardo stanno valutando i piani per creare una nuova società spaziale congiunta, allo scopo di competere con Starlink di Elon Musk.