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Eventi sportivi “vietati” ai disabili in 18 Paesi Ue

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Eventi sportivi e accesso disabili, quote basse anche nei paradisi del welfare. In Italia una proposta di legge per garantire l’accesso agli eventi sportivi e culturali dal vivo.

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In Italia solo il 2,5% va allo stadio. I ricchi lo frequentano il doppio delle fasce deboli

Eventi sportivi e inclusione, l’Europa (questa volta) non dà il buon esempio. La partecipazione agli eventi sportivi live nell’Unione Europea mostra, infatti, una forte disuguaglianza sia in termini di accesso per le persone con disabilità che per le differenze tra fasce di reddito. Vediamo meglio i dati, a partire da quelli Eurostat sulla partecipazione dei disabili agli eventi sportivi, che delineano un panorama che non riflette per nulla quanto recita l’articolo 26 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea: l’Unione riconosce e rispetta il diritto delle persone con disabilità di beneficiare della partecipazione alla vita della comunità.

Come mostra il grafico in apertura tra i 27 Paesi dell’Unione Europea troviamo un solo Paese, la Danimarca, dove la partecipazione agli eventi sportivi da parte di persone con disabilità coinvolge una quota che raggiunge il tetto del 20%. Per la precisione, nel Paese scandinavo la percentuale di persone con handicap che si sono recate, almeno una volta nell’arco di 12 mesi, allo stadio è del 21,7%.

Eventi sportivi e accesso disabili, quote basse anche nei paradisi del welfare

Un unicum in tutta l’Unione. In Norvegia, Paese tra i campioni per le politiche di welfare, la quota è del 18,6%. Un valore, tuttavia, di gran lunga superiore a un’altra prima della classe quando si parla di inclusione, la Svezia, qui nell’arco di un anno la percentuale di disabili che sono andati almeno una volta a vedere una competizione sportiva dal vivo è appena del 10,3%.

Italia, solo il 2,5% dei cittadini disabili è andato alla stadio almeno una volta in un anno

Ma è la lunga lista dei Paesi con percentuali sotto il 10% che è impressionante: in tutto sono 18. E l’Italia, con il 2,5%, occupa il fondo della classifica. Fanno meglio (e di molto) Spagna e Francia con, rispettivamente, 9,2% e 8,1%. In Italia, infatti, non esiste una legge a livello nazionale che regolamenti l’accesso agli eventi sportivi per le persone con disabilità. Tutto, incredibilmente, è lasciato alla “buona volontà” degli organizzatori.  Infatti, è a loro discrezione che sono riservati, di volta in volta, i posti per persone con disabilità. Non solo, in assenza di una legislazione è solo a seguito delle rimanenze della vendita generale al pubblico che vengono riconosciuti sconti o biglietti gratuiti per i cittadini disabili e per i loro accompagnatori.

Eventi sportivi, la proposta di  legge per favorire la partecipazione dei disabili

Il caso è stato recentemente sollevato dal deputato di Fratelli d’Italia Antonio Baldelli che, ad aprile 2024, ha depositato in commissione cultura alla Camera una proposta di legge per garantire l’accesso dei disabili agli eventi sportivi e culturali dal vivo. La volontà di colmare la lacuna legislativa, afferma il deputato, nasce proprio dalle statistiche sulla percentuale di disabili che rimangono “fuori” dagli eventi sportivi.

In Lettonia i più ricchi vanno allo stadio 5 volte di più dei meno abbienti

Ma chi sono, invece, quelli che entrano? La domanda non è affatto scontata e, come spesso accade, coinvolge il reddito. In 14 Paesi dell’Unione, infatti, il tasso di partecipazione agli eventi sportivi dal vivo per gli individui nella fascia di reddito più elevata è oltre il doppio di quello degli individui nella fascia di reddito più bassa. Lo vediamo bene nel grafico qui sopra. Il divario più consistente si registra in Lettonia. Qui l’accesso agli stadi, per la fascia di reddito più alta, è circa cinque volte superiore a quello della fascia più bassa.

In Italia i più facoltosi tifano dal vivo più del doppio rispetto ai meno ricchi

Gap molto alti si registrano inoltre in Croazia, dove il 12% dei meno abbienti è andato almeno una volta nell’arco di 12 mesi a vedere la squadra del cuore contro il 27% dei più abbienti. Ma anche in Spagna (15,8% contro il 31,6%), in Belgio (13,9% vs 34,8%) e in Francia, dove il divario è di 13,5% contro 24,8%. Mostrano una forbice minore tra ricchi e poveri, la Norvegia con il 32,2% della fascia meno ricca a fronte di una partecipazione del 40,6% della fascia più facoltosa.

E in Italia? Il divario della partecipazione agli eventi sportivi in base al reddito è di oltre il doppio: ad andare allo stadio almeno una volta l’anno è l’8,9% dei meno abbienti italiani contro il il 18,8% dei super ricchi dello Stivale. Le ragioni finanziarie, per l’appunto, sono state indicate come il principale ostacolo alla partecipazione agli eventi sportivi dal vivo in tutti i Paesi. In particolare dagli spagnoli (14%), dai francesi, dagli ungheresi e dai portoghesi (9%).

Eventi sportivi in Ue, in 23 Paesi coinvolto meno di un terzo dei cittadini

E forse è per questo che in 23 paesi europei meno di un terzo della popolazione di età pari o superiore a 16 anni ha dichiarato di aver partecipato ad almeno un evento sportivo dal vivo nei 12 mesi precedenti. Fanno eccezione l’Irlanda (40%), il Lussemburgo (38%) e i Paesi Bassi (37%), che hanno registrato tassi di partecipazione superiori alla media. I tassi più bassi sono stati riscontrati in Bulgaria e Romania, con solo il 7% della popolazione coinvolta, come evidenziato dal grafico qui sopra. In Italia la partecipazione ad almeno un evento sportivo live ha coinvolto, nell’ultimo anno rilevato, il 13,8% dei cittadini.

Fonte: Eurostat; Camera dei deputati
I dati si riferiscono al: 2022 – 2024

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