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Automotive. Urso: “Ecobonus svenano lo Stato, in manovra 1,6 miliardi per sostenere la filiera nazionale”. Mercato perde un altro 9% a ottobre

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Il comparto italiano dell'automotive va a picco. La domanda non si regge in piedi da sola e gli incentivi che servivano a sorreggerla sono stati dirottati in manovra verso altri settori ritenuti di maggiore importanza. Il ministro Urso annuncia risorse per sostenere le imprese della filiera quindi l'offerta. Ma i problemi restano sul tavolo e si conferma in tutta la sua gravità la crisi dell'industria nazionale.

Urso e il governo mettono da parte gli incentivi auto e puntano sulla filiera

Il mercato italiano dell’auto subisce un’ulteriore flessione nel mese di ottobre 2024, registrando un calo del 9,1%, con 126.488 auto immatricolate rispetto alle 139.078 dello stesso mese dell’anno passato. Secondo l’Unrae, nei primi dieci mesi dell’anno, raggiungendo 1.328.663 unità, la crescita complessiva si riduce a un misero 0,96% rispetto a 1.316.001 dello stesso periodo 2023, un volume comunque inferiore del 18,3% rispetto al pre-pandemia.

È questa la fotografia impietosa del comparto automobilistico italiano, a cui sono stati tolti anche i fondi previsti per gli incentivi all’acquisto di vetture di nuova immatricolazione, gli ecobonus auto, perché, secondo il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso: “svenano gli Stati, ma non risolvono il problema. È come svuotare un oceano con dei secchielli”.

Quest’anno abbiamo investito un miliardo di euro di intesa con Stellantis, che aveva sostenuto che la misura avrebbe aumentato la produzione in Italia. È accaduto esattamente il contrario e quindi, come preannunciato, non la riproporremo più. Destineremo tutte le risorse del fondo, che pensiamo di aumentare nel corso della manovra, sul fronte dell’offerta, a sostegno delle imprese – ha precisato Urso – soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive“.

Secondo il ministro, in manovra potrebbe esserci fino a 1.640.000.000 di euro per gli anni 2025-2026, “risorse che saranno destinate non più agli incentivi, ma a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive”, ha sottolineato Urso secondo quanto riportato da Teleborsa.

Il Tavolo Stellantis che non decolla

Per affrontare tutti questi problemi è stato convocato il Tavolo Stellantis dallo stesso ministro Urso, con i rappresentanti dei sindacati Fim-Cisl, Uilm, Fiom-Cgil, Fismic, Uglm e Aqcfr, delle Regioni sede di stabilimenti produttivi (Piemonte, Lazio, Basilicata, Abruzzo, Campania, Molise ed Emilia Romagna), e dell’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Italiana Automotive).

Per Stellantis hanno partecipato Daniela Poggio, Vice President Communication and Public Affairs Italy, Giuseppe Manca, responsabile risorse umane per l’Italia, e Antonella Bruno, Managing Director di Stellantis Italia.

Ovviamente la società gioca un ruolo chiave in questa partita, con le sue fabbriche, le quote di mercato e i tanti dipendenti che attendono un segnale positivo dal tavolo del ministero.

L’Italia ha mantenuto gli impegni. Stellantis mantenga gli impegni che ha preso. Quando si dice che in altri paesi si raddoppia la produzione e si importano le auto in Italia, noi non siamo un take away“, ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, intervenendo all’assemblea di Confindustria Basilicata.

Il problema della domanda che rimane troppo debole (e a questo gli incentivi servivano)

Si conferma il disinvestimento del fondo automotive da parte del governo, occorre rifinanziare le risorse tagliate dell’80% nella manovra. I 200 milioni di euro ripristinati, come annunciato oggi, per il 2025 sono del tutto insufficienti. Le risorse pubbliche, comunque, non devono essere utilizzate esclusivamente per gli incentivi, ma anzi per le nuove tecnologie e per la formazione necessaria ad accompagnare la transizione. E devono essere condizionate a vincoli alla produzione di nuovi modelli negli stabilimenti italiani e garanzie occupazionali”, hanno detto critici Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità, e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil.

Il problema è che poi queste auto bisogna comprarle. Va bene investire in innovazione e formazione, difendere posti di lavoro e adeguare gli impianti alle necessità della transizione in corso (tutte voci che richiedono ingenti investimenti), ma è fondamentale che i consumatori possano poi comprare queste vetture, altrimenti non c’è mercato.

I risultati del mese sono una chiara conferma della necessità di attenzione al percorso di transizione nel nostro Paese verso la sostenibilità”, ha affermto Michele Crisci, Presidente di UNRAE. “Emerge con chiarezza l’urgenza di rifinanziare l’Ecobonus per i prossimi anni. Risulta prioritario revocare la decisione di tagliare il Fondo automotive, ma anche individuare nuove misure che consentano di raggiungere gli sfidanti obiettivi fissati dall’UE per il settore”.

Desta forte preoccupazione il taglio di 4,6 miliardi di Euro dal fondo automotive prospettato in Finanziaria, in quanto le risorse stanziate per il 2025-2030 erano finalizzate ad accompagnare la transizione del settore intervenendo non solo sul lato della domanda, ma anche dell’offerta, con l’obiettivo di supportare la filiera italiana e colmarne i gap di competitività rispetto agli altri maggiori Paesi dell’automotive”, ha dichiarato Gianmarco Giorda, Direttore Generale di ANFIA.

Il crollo della produzione domestica di autovetture

Secondo i dati Anfia, guardando ai singoli comparti produttivi del settore, l’indice della fabbricazione di autoveicoli registra una variazione tendenziale negativa del 42,6% a settembre 2024 e diminuisce del 25,5% nei primi nove mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023.

La produzione domestica delle sole autovetture a settembre 2024 ammonta a circa 25mila unità, in calo del 50,5% rispetto a settembre 2023. Nel cumulato dei nove mesi, invece, sono state prodotte 256mila autovetture, in diminuzione del 38,3% su gennaio-settembre 2023.

Il fatturato dell’industria in senso stretto (escluso il comparto Costruzioni) registra una variazione negativa del 7,4% ad agosto 2024, ultimo dato disponibile (-7,6% sul mercato interno e -6,9% sui mercati esteri) e chiude i primi otto mesi dell’anno a -3,1% (-3,7% il mercato interno e -2% i mercati esteri).

Il totale degli autoveicoli prodotti nei primi tre trimestri del 2024 sfiora le 474mila unità, in calo del 27,6% rispetto allo stesso periodo del 2023.

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