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Agitazione del settore cine-audiovisivo, la Procura di Roma avvia le indagini sulla (mala) gestione del Tax Credit

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Sergio Castellitto si dimette da Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc), ma è soltanto una delle complesse ed intrecciate dinamiche di in/sofferenza del sistema cinematografico e audiovisivo nazionale

La notizia ha colto tutti di sorpresa ed è stata segnalata per prima dall’agenzia stampa Adnkronos con il flash alle ore 13:14 di ieri mercoledì 13 novembre: “Flash – Csc: Giuli, Castellitto ha rassegnato dimissioni irrevocabili”. Qualche minuto dopo seguono le altre agenzie, che più o meno tutte così recitano: “Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, comunica di aver ricevuto le dimissioni irrevocabili del Presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Sergio Castellitto. A tal proposito il titolare del Mic dichiara: “Accolgo con rammarico le dimissioni di Sergio Castellitto dalla Presidenza della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, esprimendo gratitudine e stima al presidente uscente. L’attività del Csc proseguirà in continuità col lavoro intrapreso dal Consiglio di amministrazione già presieduto da Sergio Castellitto.””. Come dire?! Discontinuità ma continuità?!

Uno dei parlamentari senza dubbio più attivi nel settore cine-audiovisivo, il deputato del Movimento 5 Stelle Gaetano Amato è subito intervenuto, prospettando una contestualizzazione di questa notizia in uno scenario complessivamente – a parer suo – “disastroso”: “le dimissioni di Sergio Castellitto sono l’ennesimo capitolo della saga di questo governo e del suo sventuratissimo rapporto con la cultura. In Parlamento abbiamo costantemente chiesto conto delle spese pazze e in generale della gestione dissennata del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, con consulenze alla moglie di Castellitto e l’assunzione del suo agente per un ruolo che nemmeno è previsto dallo Statuto. Ebbene solo pochi giorni fa il Sottosegretario Gianfranco Mazzi, che è ormai il vero ministro ombra con molto più potere di Alessandro Giuli, perso nell’infosfera, è venuto in Parlamento per tranquillizzarci dicendo che tutti i vari fronti su cui Castellitto era coinvolto si sarebbero chiariti senza problemi. Solo dopo abbiamo scoperto l’avvio di una ispezione da parte del Ministero e oggi arriviamo alle dimissioni di Castellitto. Che dire? Anche l’amichettismo, davanti alle evidenze, deve arrendersi. Resta l’amaro in bocca per la gestione di una istituzione culturale di assoluto prestigio come il Csc trattata come agenzia di viaggi e di collocamento degli amici del governo”.

La lettera con la quale Sergio Castellitto ha comunicato le proprie dimissioni da Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia: “semplicemente voglio tornare a fare il mio vero mestiere”

A distanza di un’ora dal “flash” dell’Adnkronos, lo stesso Sergio Castellitto affida all’Ufficio Stampa del Csc la pubblicazione della sua lettera di dimissioni: “Caro Centro Sperimentale di Cinematografia, cari tutti. Lascio la presidenza della Fondazione. È una decisione che meditavo da tempo. Non sono gli attacchi ad avermi spinto a lasciare, mi hanno ferito ma mai impaurito. Semplicemente voglio tornare a fare il mio vero mestiere, che ho trascurato per più di un anno.   Avrò certamente nostalgia, ma non rimpianti, perché insieme abbiamo realizzato cose di cui essere fieri. Ho visto negli occhi di molti di voi scintille di entusiasmo per esservi sentiti apprezzati e riconosciuti nelle vostre singole competenze. E questo è sia un premio che un bel ricordo. Vi ringrazio per tutto il tempo speso insieme e per i consigli che mi avete dato. So che continuerete a lavorare sulla stessa traiettoria con identica onestà.  Il Centro sperimentale è un luogo dove si studia, si promuove e si protegge l’arte cinematografica. Non consentite mai che diventi territorio di conquista per altri scopi. Vi voglio bene”. Firmato: “Sergio Castellitto”.

Non entriamo, qui ed ora, nel merito della vicenda: una volta ancora, ricordiamo che si è trattato – sia per il Presidente sia per il Consiglio di Amministrazione – di cooptazioni discrezionali da parte del Principe di turno (nel caso in ispecie il Ministro della Cultura), senza alcuna procedura pubblica, senza alcuna trasparenza, senza inviti a presentare candidature, senza valutazione comparativa dei curricula…

Le solite storiche italiche pratiche, come per il Consiglio di Amministrazione di Cinecittà: prevalenza assoluta dell’“intuitu personae”, la fiducia sulla capacità. Ovvero, anche laddove la capacità c’è (Castellitto ha senza dubbio un eccellente cv professionale come attore, sebbene non abbia alcuna esperienza di amministratore pubblico), su di essa prevale sempre il rapporto fiduciario.

Qui ci limitiamo a segnalare che, in occasione della cooptazione da parte dell’allora Ministro Gennaro Sangiuliano, Sergio Castellitto aveva dichiarato in modo chiaro e tondo che si sarebbe dedicato con passione a guidare il Csc, e che ovviamente avrebbe sospeso la propria attività di attore: a distanza di un anno, dichiara che vuole tornare a quella dimensione, che avrebbe giustappunto “trascurato”.

Ed ora? Il Ministro Alessandro Giuli potrebbe affidare la successione ad un altro attore, come Michele Placido?

Semmai il Ministro Alessandro Giuli volesse manifestare un segnale di innovazione, dovrebbe attivare procedure trasparenti per la selezione del prossimo Presidente dello storico Centro Sperimentale di Cinematografia…

L’insofferenza del mondo festivaliero italiano. Pedro Armocida (Presidente Afic): “i festival cinematografici italiani sono al collasso a causa dei ritardi della macchina amministrativa del Ministero della Cultura”

Su altri fronti ministeriali (il Csc dipende dal Ministero, beneficiando di un sostegno annuo nell’ordine di circa 15 milioni di euro), si segnala la insofferenza del mondo festivaliero del cinema italiano.

Come abbiamo già denunciato in passato,

IsICult & Key4biz hanno chiesto al Presidente dell’Associazione Italiana Festival Cinematografici un parere sulla situazione critica nella quale versano gli organizzatori culturali di centinaia di manifestazioni in tutta Italia: si consideri che, secondo le elaborazioni del progetto IsICult “Italia dei Festival” (sostenuto dalla Dgca del Mic), attualmente i festival cinematografici attivi in Italia sono 640 (su un totale di circa 2.900 festival, considerando tutte le discipline ed arti, corrispondenti quindi a circa il 22 % del totale), di cui quelli sostenuti nel 2023 sono stati 148, a fronte di 265 istanze. I non finanziati dal Mic sono stati quindi 117. Dei 265 progetti, il Ministero ne ha approvati 148, bocciandone 117: in sostanza, il 56 % delle istanze è stata accolta.

Siamo a fine 2024, e la gran parte degli eventi è stato organizzato e s’è concluso. Il bando ministeriale per il sostegno ai festival è stato pubblicato a fine luglio, ma la Commissione degli Esperti Cinema e Audiovisivo che deve valutare le istanze della cosiddetta “promozione” è stata nominata soltanto poche settimane fa (il 10 ottobre scorso), e le decisioni verranno assunte verosimilmente non prima di fine novembre / inizio dicembre. Un ritardo incomprensibile quanto grave, dato che l’ex Ministro Gennaro Sangiuliano avrebbe potuto nominare le due commissioni (per la “produzione” e per la “promozione”) nelle prime settimane del 2024. Ed il bando per l’anno 2024 avrebbe dovuto vedere la luce negli ultimi mesi dell’anno scorso…

Sostiene Pedro Armocida (che è anche il critico cinematografico del quotidiano “il Giornale”, nonché Direttore della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema / PesaroFilmFest): “l’Afic negli ultimi giorni ha riunito i propri associati per discutere dei forti ritardi nell’attribuzione dei finanziamenti degli acconti e dei saldi 2023, giunti a 2024 inoltrato, e della mancanza di garanzie di sostegno alle manifestazioni cinematografiche che hanno fatto domanda al bando promozione 2024 scaduto il 28 luglio scorso. Le testimonianze raccolte parlano di una situazione che vede le manifestazioni impossibilitate a chiudere regolarmente i pagamenti delle edizioni già svolte nei confronti dei fornitori, di attribuire i compensi spettanti ai dipendenti, collaboratori e professionisti coinvolti, di avere serenità economica che permetta la realizzazione dei progetti in essere. Le manifestazioni di promozione cinematografica che rappresentiamo (che sono 119), in sintesi, stanno assumendo da ormai un biennio un rischio economico non più sostenibile che rischia di portare molti di noi al collasso e alla impossibilità di garantire il regolare svolgimento delle nostre attività e edizioni future”.

Questo per quanto riguarda… “il passato”.

Ma il problema non è meno grave per l’anno futuro, dato che nessuna notizia si ha del bando “promozione” per l’anno 2025: continua Pedro Armocida: “infatti, nelle more di conoscere le decisioni della nuova Commissione Promozione, sta diventando urgente definire il bando promozione 2025. Si è così deciso di avviare un’interlocuzione con il Ministero della Cultura e con la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo per avere delle garanzie sulle tempistiche di uscita delle graduatorie previste per il Bando Promozione 2024 e per permettere l’uscita del Bando Promozione 2025 almeno entro il primo trimestre dell’anno prossimo in modo da consentire alle manifestazioni di organizzare correttamente le loro attività”.

Conclude il Presidente dell’Afic: “l’auspicio è che si torni alla modalità di pubblicazione del bando promozione a novembre dell’anno precedente a quello di interesse perché il lavoro dei festival cinematografici merita una programmazione certa e regolare degli strumenti di sostegno dello Stato di cui è sempre più urgente un aggiornamento, con una quota più alta da dedicare al settore Promozione, nella ripartizione del fondo cinema”.

Come non dare ragione al Presidente dell’Afic?!

Vengono “disperse” centinaia e centinaia di milioni di euro, a causa di una gestione “allegra” – ovvero anche soltanto incontrollata e superficiale – del (fino a pochi mesi fa) tanto decantato strumento del “Tax Credit” (senza che nessuno si sia mai preso la briga di mettere in atto valutazioni adeguate), e lo Stato italiano continua ad assegnare ai festival pochi milioni di euro l’anno, le briciole del Fondo Cinema e Audiovisivo (che nel 2024 è nell’ordine di 700 milioni di euro)…

Per quanto incredibile possa apparire, il Ministero della Cultura assegna ai festival cinematografici soltanto l’1 % (dicesi: uno per cento) dei 700 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo

Il tono pacato e dialogico del Presidente dell’Afic è caratterizzato da eccesso di ottimismo?!

Alla luce delle esperienze storiche, temiamo ciò, ma naturalmente ci auguriamo – da ricercatori e giornalisti, da cinefili ma anche semplicemente da cittadini – che il Ministro Alessandro Giuli sappia e voglia stimolare la Direzione Cinema e Audiovisivo retta da Nicola Borrelli ad accelerare le procedure per la pubblicazione del bando 2025. Anche perché – va rimarcato – di fatto questi “avvisi pubblici” sono in modalità “fotocopia”, anno dopo anno, con minimi ritocchi…

La questione è comunque correlata all’altro tema “scottante”, perché il bando deve essere poi “gestito” dalla specifica Commissione ministeriale di “esperti”: già abbiamo segnalato su queste colonne come sia emerso un problema, grosso, di latente conflitto di interesse.

Questione delicata quanto complessa, e di difficile risoluzione: l’esempio più eclatante è dato dalla presenza, nella Commissione “Promozione” di 2 produttori cinematografico-audiovisivo (Riccardo Tozzi di Cattleya, già Presidente dell’Anica, e Tilde Corsi, titolare della R&C Produzioni, ed anche lei esponente della stessa Anica), i quali sono chiamati ad assegnare contribuiti ai festival, ma, al tempo stesso, sono – direttamente o finanche indirettamente – “parte in causa”, dato che alcuni dei loro film potrebbero finire per beneficiare di una “corsia preferenziale” nelle scelte selettive dei direttori artistici e delle commissioni di selezione delle opere per essere inserite in concorso nei festival…

E, ancora più grave (come latente rischio di conflitto o comunque inopportunità): i decreti “direttoriali” firmati dal Dg Nicola Borrelli (anche a seguito dell’ormai famigerato “decreto interministeriale” del 10 luglio 2024 – pubblicato il 14 agosto 2024 – cofirmato da Gennaro Sangiuliano, allora come titolare del Mic e dal suo collega Giancarlo Giorgetti del Mef) consentono di “bypassare” uno degli obblighi di distribuzione nei cinematografici di una opera, se questa viene selezionata da un festival (in un elenco curato dal Ministero stesso)…

Le Commissioni ministeriali, i 27 “saggi” (15 per la “produzione e 12 per la “promozione”): a proposito di conflitti di interessi e di inopportunità…

A proposito di “conflitto d’interessi”, va anche evidenziato che esso può essere di due tipi: “diretto”, se un membro di una Commissione ha un interesse immediato e meccanico verso una specifica opera o uno specifico festival; ma anche “indiretto”, ovvero in qualche modo occulto, ovvero io posso, non votando a favore di una specifica kermesse, favorirne un’altra…

Riproduciamo quel che scrivevamo su queste colonne la settimana scorsa: se l’ex Ministro Gennaro Sangiuliano avesse colto le proposte che l’Istituto italiano per l’Industria CulturaleIsICult ha manifestato tante volte sulle colonne di questo quotidiano online (basti leggere, tra i tanti interventi, quel che scrivevamo su “Key4biz” del 13 maggio 2024, “Associazioni degli autori cinematografici e audiovisivi sollecitano al Mic la formazione delle nuove ‘commissioni esperti’”), rispetto ai criteri di nomina dei membri delle Commissioni (e tempo ne ha avuto il Ministro, perché poteva attivarsi fin dal gennaio 2024, mentre ha nominato il Consiglio Superiore soltanto ad aprile, e stava apponendo la sua firma sulla prima delle due Commissioni soltanto ad inizio settembre), il dibattito sarebbe stato aperto, plurale, dialettico, democratico… con il naturale coinvolgimento di tutti gli interessati…

L’ex Ministro e comunque il suo successore avrebbero potuto:

(1.) prevedere un avviso pubblico di invito alla presentazione delle canditure dei membri delle Commissioni, magari chiedendo ad ognuno anche una dichiarazione di intenti;

(2.) rendere di pubblico dominio i curricula dei candidati e le dichiarazioni “motivazionali”;

(3.) definire pubblicamente i criteri di selezione (in parte tecnici ed in parte inevitabilmente fiduciari);

(4.) procedere con la massima pubblicità nelle varie fasi della procedura…

Già soltanto questa semplice innovazione procedurale – in termini di trasparenza e di metodo (e di pubblico dibattito) – avrebbe determinato la riduzione delle nebbie che si sono venute a determinare ed i vari “interrogativi” scaturiti, ed avrebbe ridotto – in prospettiva – anche quel rischio di conflitti di interessi e l’emersione inevitabile di inopportunità come latenti e potenziali… Sapendo, prima della selezione, chi sono i candidati la stessa comunità professionale del settore può esprimersi in libere valutazioni. “Ex post”, a poco servono le critiche ed il dissenso: il decreto è già firmato!

Al di là dei decreti firmati, in questi giorni emerge la questione dei conflitti di interesse e delle inopportunità…

Dinamiche che potrebbero finire per rallentare il lavorio della Commissione “Promozione” (12 membri) sia della Commissione “Produzione” (15 membri).

Peraltro, il lavorio di analisi tecnica e di valutazione comparativa dei dossier di candidatura richiede un impegno immane da parte dei “saggi”: i 12 esperti della Commissione “Promozione” debbono studiare e valutare – limitandosi ai “festival”, alle “rassegne”, ai “premi” – circa 500 proposte progettuali.

Ipotizzando che, con serietà e cura, ogni membro dedichi 10 minuti (dieci) ad ogni proposta, si tratta di 5.000 minuti, corrispondenti a circa 83 ore, il che, in “giorni-uomo” (o “giorni-donna” che sia) si traduce, calcolando un impegno teorico di 4 ore al giorno (i Commissari hanno anche una vita altra, tra il professionale ed il personale) in circa 20 giorni di impegno… E siamo a metà novembre.

Che chance concrete ci sono che la “eletta schiera” dei 12 saggi possa esprimere le proprie valutazioni entro la fine di novembre?! Poche, pochissime.

La situazione appare critica e delicata e grave.

Last but not least: cresce il numero dei ricorsi al Tar e si ha notizia che la Procura di Roma abbia avviato una indagine sulla (mala) gestione del Tax Credit

Tutta la “macchina burocratica” del Ministero della Cultura sta verosimilmente per incepparsi, per il “combinato disposto” di due dinamiche: cresce il numero delle imprese cinematografiche e audiovisive che hanno presentato ricorso di fronte al Tribunale Amministrativo del Lazio, contestando il decreto interministeriale del 10 luglio 2024 ed i successivi decreti direttoriali (vedi “Key4biz” del 4 novembre 2024, “Cinema. Quando la televisione se ne occupa, facendolo uscire dalla nicchia”) e c’è una “mina vagante” anche presso la Procura di Roma…

Se venisse concessa dal Tar la cosiddetta “sospensiva”, l’Amministrazione entrerebbe in tilt veramente, e di conseguenza tutti processi burocratici ministeriali subirebbero uno stop radicale o comunque un inquietante rallentamento…

Latente è quindi il rischio di una nuova paralisi, dopo quella dovuta alla ritardata gestazione della “riforma Borgonzoni”…

E, ancora, giunge notizia da Piazzale Clodio (la sede del Tribunale) di esposti e denunce che sono stati presentati presso la Procura di Roma, in relazione alla cattiva gestione del credito di imposta e più in generale dei finanziamenti pubblici a favore del cinema e audiovisivo.

L’indagine è stata avviata e risulta una procedura cosiddetta “ex modello 44”, ovvero “contro ignoti”…

Più precisamente il “modello 44” è il registro delle “notizie di reato” a carico di “persone ignote”, quando non è ancora individuata la persona alla quale possa essere addebitato il reato…

Evidentemente la Procura di Roma ha compreso che il reato c’è.

E verosimilmente c’è più di una “notizia criminis”…

Note: su questi temi (ovvero le questioni direttamente e indirettamente affrontate nella odierna edizione della rubrica IsICult “ilprincipenudo”), si rimanda agli ultimi 3 interventi su “Key4biz”:

Key4biz” dell’11 novembre 2024, “Il caso. Cresce la tensione sul “Tax Credit”, all’Afm di Las Vegas l’Italia invita i produttori americani a venire a girare in Italia, ma in Italia il sistema continua ad essere paralizzato” 

Key4biz” dell’8 novembre 2024, “L’elenco. All’opera i 27 super-esperti delle Commissioni Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura

Key4biz” del 6 novembre 2024, “Audiovisivo. Tax credit. Manovra: lo Stato entra come “produttore associato”, al fianco del produttore

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).

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