la politica

La Giornata Parlamentare. Meloni sente Trump, Schlein vede Draghi

di |

Meloni sente Trump e la maggioranza saluta il nuovo Presidente USA. Schlein vede Draghi per un confronto sul futuro dell’Ue. Il Governo fa un passo verso il nucleare.

La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.

Meloni sente Trump per ribadire l’amicizia fra Italia e Usa

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto stasera un primo colloquio telefonico con il Presidente-eletto degli Stati Uniti d’America Donald Trump, per congratularsi della vittoria elettorale. La conversazione ha costituito l’occasione per confermare la solida alleanza, il partenariato strategico e la profonda e storica amicizia che da sempre legano Roma e Washington. Nel corso della telefonata Meloni e il Presidente eletto hanno espresso la volontà di lavorare in stretto coordinamento su tutti i principali dossier internazionali, a partire dalla guerra in Ucraina e dalla crisi in Medio Oriente, con l’obiettivo comune di promuovere stabilità e sicurezza, anche nel quadro dei rapporti con l’Unione europea. In conclusione, hanno affermato l’intenzione di proseguire il percorso di rafforzamento delle già eccellenti relazioni bilaterali, fondate su valori e principi condivisi, concordando sull’opportunità di mantenersi in stretto contatto. 

La maggioranza saluta con favore la vittoria di Trump

Le urne in America sono chiuse, ora c’è da proseguire sulla strada della cooperazione internazionale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al presidente eletto Donald Trump in cui, oltre a fargli le congratulazioni per la vittoria, ricorda come Italia e Stati Uniti siano “uniti da inscindibili vincoli di amicizia e collaborazione, cementati dalla condivisione dei valori democratici e dalla comune adesione a un ordine internazionale fondato sulle regole”. Il Capo dello Stato sottolinea come questi legami includano “l’imprescindibile dimensione euro-atlantica”, riconoscendo che “sono di vitale importanza, ancor più nell’attuale contesto internazionale segnato da conflitti e focolai d’instabilità. Nella ricerca di soluzioni efficaci alle gravi crisi del presente Roma conferma la sua ferma volontà di lavorare d’intesa con Washington, bilateralmente e in tutti consessi multilaterali, oltre che nella cornice delle relazioni tra gli Stati Uniti e l’Unione europea”, scrive ancora Mattarella. 

Nell’esecutivo il primo (e il più entusiasta) a rivendicare la vittoria è Matteo Salvini, a onor del vero l’unico a prendere posizione pubblica netta a favore del Tycoon. Ai microfoni di Rtl 102.5 di buon mattino dice: “Taglio delle tasse, lotta all’immigrazione clandestina, una chiara visione del mondo con la priorità del ritorno alla pace, questo è quello in cui spero maggiormente”. Il vicepremier, poi, nel primo pomeriggio si presenta in aula alla Camera per il question time con la cravatta rossa in pieno stile dei Repubblicani Usa. Tutto voluto, visto che proprio Salvini, rispondendo a un’interrogazione sul Piano casa, esordisce con un “oggi è proprio una bella giornata di sole”. L’altro vice presidente del Consiglio Antonio Tajani assicura che nel cambio di Amministrazione da Joe Biden a Trump “non cambia assolutamente nulla, noi siamo amici degli Stati Uniti, il nostro principale alleato sul palcoscenico internazionale e continueremo a lavorare con grande determinazione per rafforzare questo legame”. Anche sui dazi all’Ue annunciati dal tycoon in campagna elettorale il Ministro degli Esteri si dice ottimista: “Lavoreremo con grande impegno, anche perché abbiamo visto che c’è un atteggiamento positivo nei confronti dell’Italia da parte di Trump”.

Se in maggioranza le facce sono sorridenti, lo stesso non si può dire, ovviamente, per le opposizioni, che speravano in un’affermazione di Kamala Harris. “La vittoria di Trump è una brutta notizia per l’Europa e per l’Italia”, commenta Elly Schlein: per la segretaria del Pd “chi oggi festeggia per ragioni di bandiera smetterà presto, quando gli effetti di una nuova politica protezionistica colpiranno le imprese e i lavoratori in Europa e anche qui nel nostro Paese”; dunque invoca “uno slancio forte dell’Ue, in modo coeso, che rimetta al centro una politica d’investimenti comuni come il Next generation Eu”. Punta sull’Europa anche Matteo Renzi, che spera “sia il momento della sveglia” a Bruxelles. Negativo anche il parere del segretario di Azione Carlo Calenda. Fa i complimenti a Trump il presidente del M5S Giuseppe Conte, che sui social elenca le sfide comuni, tra le quali c’è anche quella di “puntare a regole eque per il commercio internazionale evitando la spirale protezionistica dei dazi e contro-dazi”. 

I populisti europei plaudono alla vittoria di Donald Trump

La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane ha suscitato entusiasmo tra i leader populisti europei. La sconfitta della candidata democratica Kamala Harris è stata celebrata come un rifiuto del “globalismo woke” e un segnale di speranza per un ritorno ai valori patriottici. Tra i primi a congratularsi con Trump è stato il leader olandese del Partito per la Libertà Geert Wilders, che ha definito la vittoria di Trump una dimostrazione del potere del sentimento patriottico in tutto il mondo. “I patrioti stanno vincendo le elezioni ovunque,” ha affermato Wilders, aggiungendo che il crescente rifiuto delle politiche progressiste rispecchia il desiderio delle persone di dare priorità alla propria nazione e ai propri cittadini, con una ferma opposizione all’immigrazione illegale. 

A sostenere il messaggio di Wilders è stato anche Nigel Farage, storico alleato di Trump e figura chiave della Brexit. Farage ha dichiarato che “la maggioranza silenziosa” ha espresso il proprio malcontento per le politiche di confine permissive e per l’eccesso di regolamentazioni, sottolineando come gli americani siano stanchi dell’aumento della criminalità legato alle immigrazioni irregolari. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, una delle voci più influenti tra i leader populisti europei, ha espresso gioia per il ritorno di Trump alla Casa Bianca. Orbán ha sottolineato l’importanza della nuova amministrazione per ristabilire la pace in Europa e porre fine alla guerra in Ucraina. “Il più grande ritorno nella storia politica degli Stati Uniti! Una vittoria tanto necessaria per il mondo!”. In Irlanda, il leader dell’Irish Freedom Party Herman Kelly ha accolto l’elezione di Trump con ottimismo, dicendo che questa porterebbe a “meno guerrepiù protezione dei confini nazionali”. 

Nonostante l’entusiasmo dei movimenti populisti, le reazioni dei leader dell’Europa occidentale sono state più caute. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in particolare, si è limitato a una breve dichiarazione, evitando di menzionare Trump per nome e concentrandosi invece sull’impegno di Berlino per una cooperazione duratura con gli Stati Uniti. Anche il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno espresso la loro disponibilità a collaborare. 

Nordio chiede alla Magistratura di fare un passo indietro. Polemiche

Il vicepresidente del Csm tenta di ricucire lo strappo con le toghe del Consiglio dopo il caso dell’incontro con la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, tanto che proprio da fonti dell’organo di autogoverno dei magistrati arriva la sottolineatura che in quell’incontro la presidente del Consiglio avrebbe ribadito “la fiducia nella magistratura” e non sarebbe “in alcun modo interessata alle polemiche”. Ma sulle prove di disgelo con il Governo piove un’altra pesante accusa, stavolta dal Ministro Carlo Nordio

Il Guardasigilli chiede alla magistratura di “fare un passo indietro” di fronte alle continue “critiche” dei provvedimenti del Governo attraverso sentenze come quelle recenti in tema d’immigrazione, che di fatto bocciano il decreto sui Paesi sicuri. Netta la replica dell’Anm: “Da parte nostra non si può arretrare nell’esercizio della professione. Si fanno provvedimenti che hanno una motivazione solida e argomentata, che possono essere impugnati o contestati e ci sono i luoghi opportuni dove farlo” replica il presidente Giuseppe Santalucia che poi risponde anche alle accuse del vicepremier Matteo Salvini dopo la decisione del giudice di Catania di non convalidare il trattenimento di un migrante egiziano: “Non si gridi al comunismo ogni qual volta un tribunale afferma qualcosa che non piace”. Nulla di fatto, dunque. La riconciliazione tra giudici ed esecutivo resta lontana. 

Il Governo fa un passo in avanti sul nucleare

Il Gruppo Mondiale per l’Energia da Fusione si riunisce per la prima volta a Roma alla Farnesina su iniziativa dell’Italia e dell’Aiea. Il Governo punta tutto sull’atomo, tanto che a Roma proseguono le trattative per una newco tra Enel, Ansaldo e Leonardo che si occupi di produrre mini-centrali di nuova generazione. Il ministro Gilberto Pichetto lo conferma, ma non si sbilancia: “C’è un’interlocuzione, ma non ancora un punto di convergenza sui soggetti che possono partecipare. Quello che possiamo dire è che il soggetto dovrebbe avere un ruolo importante nel sistema”. Pichetto incontra la stampa con il direttore dell’Aie, Rafael Grossi, in una pausa dei lavori del gruppo che riunisce i più importanti rappresentanti dei settori pubblico e privato, dell’industria, del mondo accademico, degli enti di ricerca e della società civile. Lo scopo è quello stimolare una collaborazione incentrata sulla ricerca, sullo sviluppo e sulle applicazioni dell’energia da fusione, per accelerare la transizione dell’energia da fusione dall’attuale fase di ricerca a quella dello sviluppo commerciale. 

Con la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, istituita dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, si è già avviato un percorso per valutare l’opportunità di riprendere l’utilizzo dell’energia nucleare in Italia, sia a breve-medio termine tramite le nuove tecnologie da fissione nucleare, sia a medio-lungo termine con l’energia da fusione, per raggiungere gli obiettivi di de-carbonizzazione al 2050 e per accrescere la sicurezza e la sostenibilità degli approvvigionamenti di energia. Proprio la fissione di quarta generazione può fare da ponte “dall’idrocarburo alla futura fusione”, prospetta Giorgia Meloni in un messaggio inviato al tavolo e letto dal sottosegretario Alfredo Mantovano. 

La premier non partecipa in presenza, bloccata da un’influenza, ma ribadisce l’importanza della tecnologia per il Governo: “L’Italia resta il più nucleare tra i Paesi non nucleari”. Si colloca all’ottavo posto in Europa per numero di addetti, circa 40.000, “è un punto di riferimento della catena di approvvigionamento internazionale, dispone di un’expertise tecnologica di altissimo livello, il sistema universitario forma un numero importante d’ingegneri, di fisici nucleari apprezzati a livello internazionale, le realtà d’eccellenza si distinguono per ambiziosi progetti di ricerca e di sviluppo”, spiega la presidente del Consiglio. 

Schlein vede Draghi per un confronto sul futuro dell’Ue

I contatti erano già iniziati due mesi fa all’indomani della presentazione del rapporto sulla Competitività europea di Mario Draghi. La segretaria del Pd Elly Schlein aveva subito cercato l’ex premier, chiedendo un incontro per approfondire i temi europei, colloquio che è stato fissato solo martedì, quando gli Stati Uniti si recavano alle urne e la vittoria di Donald Trump era solo una possibilità. Questo lo scenario nel quale è andato in scena il faccia a faccia romano tra la leader dem e l’ex presidente della Bce, con cui i democratici, dopo la parentesi di governo, non hanno mai reciso i legami. Sul tavolo dell’incontro, il futuro dell’Unione europea e gli scenari economici italiani, a partire dalle riflessioni sul voto americano. Quando comincia il colloquio, Trump non ha ancora trionfato. E si esprimono preoccupazione soprattutto per le ripercussioni di una vittoria del tycoon sugli assetti dell’Ue e sull’economia del Paese. 

Nel bilaterale rientrano così i diversi scenari che l’Ue si troverà ad affrontare nei prossimi mesi. Il rapporto con gli Stati Uniti e la prospettiva di un’autonomia strategica dell’Unione, certo, ma anche la sfida di un fondo comune europeo di investimenti sulle politiche industriali, su cui il Partito Democratico e lo stesso Pse insistono da mesi. Draghi, che su tutto ciò ha ragionato e scritto molto, era già stato chiamato in causa dai gruppi parlamentari. Nella Commissione Affari europei del Senato, dopo la pubblicazione del rapporto, il gruppo Pd aveva chiesto un’audizione dell’ex presidente del Consiglio, che a breve dovrebbe quindi arrivare in Parlamento per illustrare le sue linee guida per la competitività europea in quanto rappresenta un punto di riferimento per ragionare sul futuro dell’Ue. L’incontro con Schlein non è la prima occasione di confronto tra Draghi e la politica nel recente passato: a settembre, il colloquio con Marina Berlusconi a Milano aveva preceduto il faccia a faccia con la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, ora è il turno della leader del principale partito di opposizione. 

Alla Camera

Dopo che ieri è stata approvata la Legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non terrà seduta. L’Aula di palazzo Montecitorio tornerà a riunirsi domani alle 9.30 per lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali si confronterà sulle pdl materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare e sul decreto sull’ingresso in Italia di lavoratori stranieri, per la tutela e assistenza alle vittime di caporalato, per la gestione dei flussi migratori e la protezione internazionale. La Difesa ascolterà il Presidente della Commissione Difesa del Nationalrat austriaco Volker Reifenberger sulle tematiche relative alle Forze militari della riserva. 

La Bilancio assieme alla rispettiva del Senato, alle 13.00 ascolterà il Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti. A seguire proseguirà l’esame della manovra di bilancio il cui termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato alle 14.00 di lunedì 18 novembre. (Segui la legge di bilancio sulla pagina dedicata di Nomos). La Cultura, con la Lavoro, svolgerà delle audizioni sul decreto in materia di lavoro, università, ricerca e istruzione per una migliore attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Alle 14.00, con la rispettiva del Senato, proseguirà l’audizione del Ministro della cultura Alessandro Giuli sulle linee programmatiche. 

Al Senato

Dopo che ieri ha approvato definitivamente, con voto di fiducia, il decreto per l’attuazione di obblighi derivanti da Atti dell’Unione europea e da procedure d’infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano, nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per lo svolgimento delle interrogazioni e alle 15.00 per le interrogazioni a risposta immediata.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà, con la Giustizia, il ddl sicurezza. Alle 8.30 la Esteri e Difesa ascolterà il ministro della Difesa Guido Crosetto sul Documento programmatico pluriennale per la Difesa, per il triennio 2024-2026. La Bilancioesaminerà il decreto fiscale, provvedimento il cui termine per la presentazione degli emendamenti è scaduto alle 10.00 di ieri. La Finanze si confronterà sul provvedimento e sulla proposta di risoluzione sul contributo dei Comuni per il risanamento della finanza pubblica.

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz