La sicurezza dei dati vera spina nel fianco della democrazia
I dati sono in pericolo e con essi noi tutti e il sistema democratico in cui viviamo. Questi potremmo dire sono i punti salienti dell’indagine condotta dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano sul network di spie e cyber criminali con a capo il super poliziotto Carmine Gallo, continuano ad emergere con forza. Secondo quanto appreso dagli organi di stampa, Gallo era il braccio operativo di Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera e titolare di Equalize, la società di investigazione perno di una attività di dossieraggio a livello industriale.
A questi si aggiunge Nunzio Samuele Calamucci, socio di un’agenzia di investigazioni e esperto informatico, ma sono 60 circa le persone che nel complesso, ad oggi, risultano indagate dalla Dda, 13 le richieste di custodie cautelari in carcere per altrettante persone, mentre altre tre andranno agli arresti domiciliari.
Tante volte si è sottolineato qui, come altrove, che la violazione della privacy e delle banche dati in generale è un’attività di cyber criminalità che non solo mette in pericolo individui, gruppi, aziende ed Istituzioni, ma la stessa vita democratica nel Paese.
Spionaggio e dossieraggio ai danni di Istituzioni, politici e imprenditori
Un’attività troppo spesso tendente allo spionaggio vero e proprio e, in alcuni casi, al dossieraggio mirato e a pagamento. In fondo, è per profitto che si compiono questi reati.
Un’attività di spionaggio e dossieraggio che riguardava rappresentanti della politica e del mondo istituzionale, dell’economia e della finanza, definita dagli inquirenti come “inquietante“, in quanto avrebbe potuto essere in grado di “tenere in pugno cittadini e istituzioni“, fino a “condizionare” dinamiche “imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie“.
L’associazione, in base a quanto ricostruito, avrebbe “venduto informazioni di tutti i generi” e di qualunque tenore sui soggetti più vari e avrebbe agito su “commissione di clienti”, anche a “fini privatistici“.
Tra gli indagati ci sono, da quanto è trapelato, una serie di appartenenti ed ex appartenenti alle forze dell’ordine, consulenti informatici e hacker. E’ quanto ha scoperchiato l’indagine condotta dai pm Francesco De Tommasi, dall’aggiunto Alessandra Dolci e dal Procuratore Marcello Viola, in collaborazione con Antonio Ardituro della Dna, guidata da Gianni Melillo.
Ma veniamo ai numeri.
Più di 3,1 milioni di euro di profitti illeciti
Secondo quanto scritto negli atti dal pm De Tommasi, le società riconducibili al gruppo di hacker, che avrebbe fabbricato dossier attraverso dati e informazioni segrete, avrebbero incassato un totale di oltre 3,1 milioni di euro di “profitti illeciti”, di cui oltre 2,3 milioni la sola Equalize srl.
Le indagini avrebbero portato alla scoperta di una società doppione di quella milanese, la Equalize Ltd, con sede a Londra. Da qui, con server locali, l’organizzazione avrebbe condotto le sue operazioni di accesso diretto illecito a numerose banche dati.
Comprese quelle relative agli Sdi (Sistemi di indagine), utilizzate per consentire agli appartenenti di più forze armate di creare record di dati e fruire reciprocamente di documenti o notizie utili nello svolgimento delle indagini e delle attività di pubblica sicurezza.
Accesso illecito a 800 mila Sdi e 15 terabyte di dati da gestire
Secondo quanto affermato dagli inquirenti, Calamucci “avrebbe avuto a disposizione un hard disk contenente ottocentomila Sdi“.
Sempre lo stesso esperto informatico avrebbe avuto la responsabilità di trasferire dati, di “sei, sette milioni di chiavette“, secondo quanto riportato dai quotidiani, per una “mole di dati da gestire – scrivono i pm – enorme, pari almeno a 15 terabyte“.
Banche dati sfruttate anche dalla piattaforma “Beyond”, potente strumento di cybercrime nelle mani di Calamucci per raccogliere dati illegalmente sui personaggi della politica italiana e non solo, da Mattero Renzi a Ignazio La Russa, da Paolo Scaroni (Presidente Enel)a Letizia Moratti, passando per Carlo Sangalli, attuale presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, della Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi e di Confcommercio Milano, e l’avvocato siciliano Piero Amara, il legale imputato per una serie di procedimenti sulle vicende dell’Eni e per il caso Loggia Ungheria.
Tra i clienti invece, spuntano i nomi della senatrice azzurra Licia Ronzulli e di Heineken Italia, con un tentativo di Pazzali di avere nel portafoglio clienti Amazon attraverso la responsabile di Italia Spagna.
Le aziende coinvolte
Oltre alle due società clone, Equalize srl e Equalize Ltd (questa con sede però a Londra), sono divere le aziende che risultano coinvolte nell’’inchiesta, utilizzate come veri e propri strumenti per la raccolta illecita di dati.
Nel mirino degli inquirenti e sottoposte a sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca di beni, valore e quote, troviamo Mercury Advisor srls, di cui il 40% era nelle mani di Calamucci, la DAG srls, amministrata da Giulio Cornelli, la Neis Agency srl, SKP Servizi si sicurezza srl e la SKP Investigazioni e servizi di sicurezza srl.