Italia
La situazione del mercato italiano della telefonia fissa e della banda larga è stata al centro della relazione al Parlamento del presidente Agcom Corrado Calabrò, che ha sottolineato sia l’urgenza di attuare la separazione funzionale della rete di accesso per spezzare il dominio di Telecom Italia, sia l’arretratezza dell’Italia nel settore della banda larga.
Riguardo la posizione dominante di Telecom Italia – unico operatore ad avere la disponibilità di una rete d’accesso capillare e dominante in tutti i 14 mercati che riguardano la rete fissa, nella fornitura dei servizi all’ingrosso (wholesale) e nell’offerta di servizi al dettaglio (retail) – Calabrò ha sottolineato che siamo “in presenza di un’asimmetria permanente, sostanzialmente non rimovibile, derivante dalla legacy in capo all’operatore storico del monopolio di tutti i servizi di telecomunicazione”.
Per questo è quanto mai urgente portare a compimento al separazione della rete, un processo “complesso e delicato” che deve essere affrontato “dialogando con tutti, Telecom in primis, in un confronto aperto che entri fin nei dettagli”.
Tra gli ostacoli che stanno ritardando questo processo, il mancato perfezionamento del nuovo assetto proprietario della società, dopo la vendita di Olimpia.
La separazione della rete, ha sottolineato il presidente dell’Authority, “è nell’interesse di tutti gli operatori e della stessa Telecom. Quel che importa di più, è nell’interesse generale, in un mercato come il nostro, caratterizzato da un deficit competitivo di natura strutturale“.
La separazione, dunque, rappresenta “il rimedio più efficace per risolvere i problemi concorrenziali, di accesso al mercato, di trasparenza, di abbattimento del contenzioso e – al tempo stesso – di sviluppo del settore, anche in vista della realizzazione della reti di nuove generazione”.
Immediata la replica dell’amministratore delegato di Telecom Italia, Riccardo Ruggiero, secondo cui “…ci sono tutti i presupposti per continuare a lavorare bene con l’Autorità per le Comunicazioni”.
Il processo, ha aggiunto Ruggiero, “richiede i suoi tempi ma c’è da parte nostra la piena disponibilità a collaborare”, a prescindere dal riassetto societario, che certo, secondo l’ad, non ostacola la collaborazione con l’Autorità.
Il tema della separazione riguarda poi da molto vicino non solo la questione della concorrenza ma anche la realizzazione della nuova rete NGN, per la quale servono almeno 8 miliardi di euro.
L’Autorità intende dunque sostenere lo sviluppo delle reti di nuova generazione ma in un contesto concorrenziale, non come sta avvenendo negli Stati Uniti e in Germania dove l’operatore che realizza la rete è sottoposto a un regime normativo preferenziale.
“Noi non intendiamo minimamente metterci su questa strada, perché contraria alle regole comunitarie”, ha assicurato Calabrò che ipotizza invece una strategia basata sulla “remunerazione premiale degli investimenti di tutti gli operatori nelle reti di nuova generazione”, nonché sull’introduzione anche in Italia del sistema di “investment pools“, ossia la possibilità che diversi operatori si associno per coordinare gli investimenti nelle reti di nuova generazione.
Per quanto riguarda il mercato della telefonia mobile, secondo i dati snocciolati da Calabrò, l’Italia è il secondo mercato al mondo per i servizi voce, con una penetrazione del 140% e un calo dei prezzi, dalla fine del 2006, pari al 18%, grazie a un contesto concorrenziale che in questi anni “ha prodotto ottimi risultati in termini di servizi offerti al pubblico, tariffe applicate ed innovazioni immesse sul mercato”.
Grazie al taglio delle tariffe, che nel primo semestre sono ulteriormente calate di circa l’8%, i consumatori potranno risparmiare quest’anno fino a 2 miliardi di euro.
“Siamo il primo Paese d’Europa – ha spiegato Calabrò – per numero di utenze Umts (17 milioni di utenti) e il secondo al mondo dopo il Giappone”.
Un primato che fa il paio con la diffusione dei servizi di mobile Tv: l’Italia – ha ricordato – “è stato il primo paese in Europa a lanciare commercialmente il servizio” su standard Dvb-h e siamo anche – con Francia e Giappone – tra i Paesi che vedono la maggiore crescita di offerte convergenti basate su VoIP e IPTV.
Un mercato, quello mobile, caratterizzato comunque anche da molte ombre: disservizi, ritardi nella riparazione di guasti, attivazione di servizi non richiesti, addebiti impropri, ha dichiarato Calabrò, assumono le dimensioni “di un primario problema sociale” che “genera un danno non solo ai consumatori ma a tutto il sistema produttivo”.
Altro tasto dolente è quello della banda larga, che rappresenta il futuro delle telecomunicazioni ma anche uno dei settori in cui l’Italia presenta maggiori difficoltà.
“Il settore delle comunicazioni – ha spiegato Calabrò – è ormai tutto proteso verso un’offerta integrata quadruple play di servizi di comunicazione (fonia, fisso-mobile, internet e contenuti audio-video): è lì il suo sviluppo. I servizi tradizionali sono ormai pressoché saturi, la redditività dei servizi vocali è decrescente, ma nuovi servizi conoscono sviluppi che fanno tendenza”.
Il che significa uso di internet, che “ormai fornisce di tutto: notizie, messaggi, previsioni del tempo. E la pubblicità precorre i tempi, rivolgendosi progressivamente a internet, piuttosto che ai media tradizionali. Si diffondono sempre più, specie tra i giovani, i servizi internet di seconda generazione e la navigazione in internet mediante i cellulari (internet on the move): il traffico dati si è triplicato. Crescente è l’accesso ai blog, a YouTube, e anche l’uso dei nuovi sub-notebook, con schermi che consentono di navigare”.
Ma la penetrazione nel nostro Paese è ferma al 14,5%, una percentuale inferiore non solo rispetto ai Paesi del G7 – tra i quali l’Italia è ultima – e ai più avanzati nell’Unione europea come Olanda, Danimarca, Finlandia, ma anche rispetto all’Europa a 15 (18,7%) e all’Europa a 27 (16,2%).
Dopo un primo exploit nel 2004, con un incremento di oltre il 100%, nel 2005 la crescita è passata al 50% e poi al 25% nel 2006, per un totale di circa 9 milioni di connessioni rispetto – un esempio su tutti – ai 14 milioni della Francia.
Un ritardo causato innanzitutto dalla mancanza di reti alternative a quella di Telecom Italia, che di fatto continua a detenere una quota di mercato ben al di sopra del 50% e a imporre prezzi distanti ancora anni luce rispetto agli altri Paesi europei.
Se a ciò si aggiunge che il 97% delle connessioni si basa sulla tecnologia Adsl, diventa ancora più urgente – ha aggiunto Calabrò – puntare allo sviluppo di network di nuova generazione come il WiMax.
Anche qui l’Italia si è mossa con molto ritardo rispetto al resto d’Europa, se si pensa che solo da pochi mesi i ministeri della Difese e delle Comunicazioni si sono accordati per la liberazione delle frequenze e si è potuto procedere a stendere il regolamento per l’assegnazione in previsione di un’asta che avverrà presumibilmente entro la fine dell’estate.
“Ma – ha spiegato il presidente Agcom – servono più risorse radio. Le frequenze riservate all’utilizzazione dello Stato sono troppe e sottraggono risorse vitali all’economia”.
L’intervento di Calabrò si è quindi concentrato sul tema dell’accesso, quale “ago magnetico della nostra bussola”. L’Agcom, ha sottolineato, andrà avanti nella regolamentazione della garanzia dell’ accesso, declinato a tutto tondo in quattro categorie: “accesso alle reti fisse e mobili – vecchie e nuove -; accesso alle reti trasmissive degli operatori di broadcasting; accesso dei cittadini ad un’informazione pluralista; accesso dei consumatori ai servizi e prodotti di comunicazione”.
Il traffico generato dalle reti sarà sempre più complesso e esigente. Possiamo dire con Shakespeare, che “scorgiamo solo la cifra originaria della massa gigantesca delle cose a venire“, ha quindi poeticamente sottolineato Calabrò, che – nell’anno del decennale dell’istituzione dell’Agcom – guardando al futuro prevede altri 10 anni molto duri per il Paese, in cui le reti di nuova generazione rappresenteranno “le autostrade dello sviluppo tecnico, economico e sociale del Paese, le spine dorsali in cui s’innerva la fruizione della galoppante innovazione, ch’è la dimensione in cui si proietta il mondo dei giovani”.
“Siamo in una fase di passaggio paragonabile a quella che negli anni 60 ha visto la trasformazione socio-economica del nostro Paese con la realizzazione delle grandi dorsali autostradali che hanno unito l’Italia, e l’Italia all’Europa. Lo stesso sforzo industriale ci attende ora”, ha quindi concluso Calabrò, sottolineando, ancora una volta, che serve il contributo di tutti: Imprese, Parlamento, Governo, Amministrazioni locali.
Testo integrale della Relazione 2007