INTERVISTA
Abbiamo raggiunto Federico Motta, presidente dell’AIE (Associazione Italiana Editori) nella sede della storica casa editrice, per discutere assieme del mercato italiano dell’editoria e delle forti implicazioni delle tecnologie digitali sull’industria dei contenuti – nuovi formati, nuovi canali di fruizione, ecc. – e sulle strategie degli stessi editori, nel più ampio quadro di un mercato che necessita di stare al passo coi tempi ma, ancor di più, di essere tutelato e regolamentato per garantire equità e pari diritti a tutti gli operatori della filiera, non soltanto per quanto concerne l’editoria cartacea ma anche quella digitale.
K4b. Presidente Motta, prima di tutto, quanto si legge in Italia e quanto gli italiani amano il libro?
Motta. Secondo le statistiche, purtroppo, in Italia si legge poco. Non siamo certo nei primi posti a livello europeo, nè rispetto ai Paesi con cui ci confrontiamo. In media, in Italia il 43-44% della popolazione ha dichiarato di aver letto almeno un libro negli ultimi dodici mesi. Siamo quindi distanziati dagli altri, anche se superiamo la media tedesca: in Francia l’indice è del 60%, i Paesi nordici raggiungono addirittura percentuali dell’80%.
Tuttavia, non possiamo lamentarci dal momento che in Italia esiste comunque uno zoccolo duro di lettori. Ci sono segnali confortanti che indicano la lettura come un bene del Paese. Su queste basi, si sta cercando di costruire un modello di promozione e sviluppo della lettura che non può che partire dalla Scuola poiché lettori, direi, non si nasce ma si diventa. Il nostro mercato funziona ed è sano, merito del buon lavoro delle case editrici, che sono ben gestite e producono risultati positivi.
K4b. Spesso gli editori hanno lamentato una rete distributiva poco efficiente o incapace di coprire l’intero territorio. Tuttavia, oggi il libro non è più solo in libreria ma anche in edicola, in cartoleria, al supermercato. Quanto giova una buona distribuzione al successo del libro come tale?
Ecco perchè la possibilità di trovare il libro anche fuori dalla libreria e biblioteca è assolutamente positivo: il libro è un bene quotidiano, ed è un bene che si trovi anche nei supermercati o nei centri commerciali. Con 38mila edicole in Italia, anche il successo dei collaterali, cioè gli allegati ai grandi giornali, dimostra quanto la diffusione capillare giovi alla vendita. Noi riteniamo che il libro debba essere diffuso e diventare un bene di consumo, che il lettore possa trovare ovunque. Solo così sarà possibile incrementare la base dei lettori.
In questa ottica, è chiaro che non si possa affermare che noi ‘pubblichiamo troppo’. Con una base di circa 60 milioni di lettori ed un bacino che supera gli 80 milioni, pubblicare circa 55 mila titoli l’anno è assolutamente normale e corrisponde, in proporzione, allo stesso numero di titoli degli altri Paesi come ad esempio Germania e Francia, con cui siamo sulla stessa linea.
A fare la differenza in Italia è è il numero delle novità. Forse è proprio questo il punto su cui lavorare, dal momento che il catalogo è uno degli elementi portanti della gestione della casa editrice e capace di orientare i lettori e porli in grado di rafforzare il mercato stesso.
Fenomeni come il downloading illegale dal web, su cui chiediamo delle forti prese di posizione, sono oggetto di fortissimi attacchi politici: proprio qualche settimana
K4b. Dal 1999 lei ha istituito presso l’AIE l’Osservatorio dell’editoria digitale. Questo ci riconduce al libro elettronico: che sviluppo prevede per il nuovo supporto e come crede che l’imprenditore editoriale maneggerà questo strumento, posto che non ci sarà mai una sostituzione, se mai un affiancamento?
Uno dei primi errori era pensare di travasare i contenuti da uno strumento all’altro: non è questo l’approccio corretto per creare contenuti specifici. Gli editori devono invece capire come utilizzare al meglio la tecnologia senza paura, anzi governandola.
Per quanto riguarda la lettura, è difficile pensare che i nuovi strumenti, quelli attuali almeno, siano in grado di sostituire la carta, sia per un motivo pratico che di approccio alla lettura: il libro è il modo di approfondire, confrontarsi con un contenuto, entrarvi dentro e crearsi degli elementi di riflessione. Il Web, invece, è strumento e canale d’informazione e per trovare informazione, che l’editore può rendere facilmente meglio accessibile con il proprio contributo. Le potenzialità sono notevoli, ma dobbiamo ancora trovare il giusto assetto per ‘governare’ al meglio il nuovo scenario.
K4b. Come guarda al libro elettronico il lettore italiano? E lei personalmente che futuro gli dà?
Motta. Se per libro elettronico intendiamo l’ebook, è difficile dare risposte visto che quanto realizzato finora sembra non aver funzionato, visto che il tentativo di sostituzione ha incontrato serie difficoltà.
Che l’ebook sia capace di immagazzinare più informazioni rispetto a un libro è evidente, ma non si posso utilizzare gli stessi contenuti.
Credo piuttosto che potrebbe trovare destinazione utile se inserito in un contesto di informazione mobile professionale.
K4b. Tra le novità tecnologiche per la mobilità dei contenuti editoriali c’è anche il cosiddetto m-book, cioè il libro destinato agli apparecchi mobili. E’ un fenomeno che viene dall’Oriente e ancora molto giovane: nel
E’ chiaro che il telefonino è l’ultima frontiera: della musica, delle immagine e ora forse anche della lettura. Tutto sta a capire che uso farne: solo di lettura, come sta avvenendo oggi, o anche di approfondimento o applicazione professionale. Gli strumenti tecnologici ci danno queste possibilità, ma nessuno è in grado di dirci in futuro cosa accadrà.
Del resto, come casa editrice Motta siamo diventati editori multimediali e sviluppiamo oggi portali per la famiglia e la scuola proprio grazie alle tecnologie. Ma lo abbiamo fatto nel tempo, poiché le strategie si definiscono anche in funzione degli sviluppi, dell’esperienza e delle tecnologie, che come sappiamo cambiano rapidamente. La forza e la capacità di un editore sta nel comprendere tali sviluppi, individuare le spinte del mercato e le scommesse su cui puntare. L’approccio più corretto, probabilmente, deve essere di equilibrio e misura, attenzione e prudenza senza dare mai nulla per scontato.
Il print on demand che permette di stampare parzialmente testi non trovabili in libreria, invece, non è ancora molto sviluppato, forse perchè il contesto non lascia ipotizzare significativi volumi. tuttavia, è innegabile che libreria debba evolversi e mettersi al passo coi tempi.
Altro punto chiave è la tutela del diritto d’autore. Libera circolazione della conoscenza, significa disponibilità, non certo gratuità, perchè è giusto che gli autori abbiano un riconoscimento economico delle loro capacità, come in qualsiasi altro lavoro. Se esiste un sistema di brevetti per le invenzioni, deve esistere il diritto d’autore che è la tutela dell’opera dell’ingegno.
Chiediamo una presa di posizione forte su questo punto, perché se il diritto d’autore se non è tutelato, i piccoli editori e le librerie indipendenti si troveranno in grandi difficoltà e nel tempo spariranno. Quindi, per garantire democrazia e libertà di mercato, è necessario tutelare operatori ed autori, anche in vista di una migliore offerta per i lettori.
Ascolta l’intervista rilasciata da Federico Motta a RadioKey (www.radiokey.biz)
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