Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le imprese ICT in Italia, in rappresentanza delle imprese fornitrici di dispostivi e di interfacce utente associati, esprime forte preoccupazione per l’adozione delle nuove Linee Guida AGCOM in materia di “prominence” dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale, pubblicate con la Delibera n. 390/24/CONS.
Requisiti troppo stringenti
Nel riconoscere l’importanza di garantire pluralismo e piena accessibilità ai servizi di pubblico interesse, l’Associazione ritiene che il provvedimento imponga requisiti che penalizzano i produttori di dispositivi (quali TV, ricevitori digitali, smartphones, tablet, PC, …) e i fornitori di interfacce utente. Secondo Anitec-Assinform, il provvedimento sembra sottovalutare la complessità tecnologica che oggi caratterizza i prodotti digitali ed eccedere rispetto alle previsioni del legislatore, sia in termini di perimetro dei dispositivi inclusi nell’ambito di applicazione, sia in termini di oneri economici e organizzativi richiesti alle imprese.
Requisiti richiesti soltanto per il mercato italiano
L’Associazione ritiene che la moltiplicazione sulle interfacce utente dei punti di accesso all’offerta dei fornitori di servizi di interesse generale imponga la realizzazione di prodotti per il mercato nazionale invasivo, oneroso e complesso da gestire per i produttori e non raggiunga l’obiettivo di offrire agli utenti uno strumento di orientamento semplice ed equilibrato per la scelta dei contenuti.
Rischio ulteriore frammentazione
Il testo approvato dall’Autorità, creando un regime normativo stringente, rischia di determinare una ulteriore frammentazione del mercato europeo e di porre barriere all’ingresso sul mercato nazionale, con effetti negativi sul pluralismo dell’offerta commerciale di apparati e sul costo dei prodotti destinati al nostro Paese a danno dei consumatori.
“Esprimiamo forte preoccupazione per il nuovo quadro normativo in materia di prominence definito dalle linee guida AGCOM recentemente adottate. Riteniamo, infatti, che le nuove previsioni introdotte possano penalizzare lo sviluppo e l’innovazione, imponendo costi elevati e soluzioni tecniche per il solo mercato italiano, determinando un’ulteriore frammentazione del mercato unico digitale. Siamo convinti che sia necessario assicurare un equilibrio tra la tutela degli interessi generali e la promozione di un ecosistema digitale competitivo e attrattivo per le imprese. Anche per questo, con spirito di collaborazione, abbiamo avanzato proposte per garantire il pluralismo e l’accessibilità dei servizi di interesse generale e, nel contempo, tutelare lo sviluppo del mercato. Confermiamo, pertanto, il nostro impegno a lavorare in questa direzione per far sì che le normative sostengano l’innovazione nel settore a beneficio di tutti i cittadini.”, ha dichiarato Massimo Dal Checco, Presidente di Anitec-Assinform.
Il quadro e il motivo del contendere
A preoccupare maggiormente i produttori di device del nostro paese è l’obbligo di prevedere una miriade di icone nella homepage dei dispositivi, che rischia non soltanto di mandare in confusione gli utenti, ma anche di rendere assai complessa e onerosa la produzione di dispositivi in linea con le nuove specifiche tecniche previste dall’Agcom. In particolare, sarà obbligatorio dare la giusta visibilità ai “servizi di interesse generale” come stabiliti dall’Autorità di via Isonzo, ma il rischio secondo i produttori di Tivù, pc, laptop e smartphone è quello di creare un profilo regolatorio nazionale molto complesso e del tutto diverso dal resto d’Europa.
Servizi di interesse generale
Quando la misura entrerà in vigore, ci sarà la corsa dei player per accreditarsi come servizi di servizio generale. Un’etichetta che riguarderà sicuramente le emittenti del servizio pubblico, le grandi emettenti nazionale come Mediaset e La7, ma anche servizi generalisti, semi generalisti, contenuti per bambini, ragazzi, cultura per un paniere che si arricchirà di sempre nuovi soggetti.
Moltiplicazione di icone
Una moltiplicazione di icone e di accesi che invece di semplificare rischia di complicare a dismisura l’accesso al canale desiderato. Una misura che in linea di principio, secondo i produttori di device, è anche contraria alle norme sulla libera circolazione delle merci. Basterebbero quindi delle modalità di gestione meno invasive. Tanto più che smartphone e pc stanno diventando strumenti sempre più diffusi di accesso alla Tivù tradizionale, ma un eccesso di icone televisive sul display dello smartphone e del pc sarebbe deleterio. Lo smartphone e il Pc non sono come la Tivù. Hanno funzionalità ben più complesse e variegate della semplice fruizione televisiva.
Il pluralismo dei device va salvaguardato. Tanto più che prevedere regole nazionali per la fruizione di contenuti audiovisivi rischia di penalizzare il nostro paese, perché alcuni produttori (soprattutto quelli più piccoli) potrebbero decidere di lasciare il nostro mercato perché troppo complesso e costoso.