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Prenotare una visita medica specialistica, si sa, non è mai un’operazione troppo agevole né immediata.
Il futuro, tuttavia, potrebbe riservare delle sorprese, grazie all’aiuto di tecnologie mobili sempre più orientate al benessere e alla salute.
Almeno in campo alimentare, infatti, il telefonino potrebbe trasformarsi in un’utile alleato in fatto di consigli nutrizionali.
La società canadese Myca ha inizialmente lanciato il servizio MyFoodPhone che – per 10 dollari al mese – consente agli utenti di scattare una foto al proprio pranzo e inviarla ai nutrizionisti della compagnia.
Ora sempre Myca sta per lanciare Doctorphone e Babyphone, due servizi che offrono a pazienti e genitori la possibilità di tenere videoconferenze istantanee col medico.
Myca è un pioniere di quella che può essere definita Telemedicina 2.0: lo conferma il successo di MyFoodPhone che da maggio 2006 è stato utilizzato da oltre 5 mila persone che ogni due settimane ricevono video email con suggerimenti nutrizionali personalizzati.
I due nuovi servizi Doctorphone e Babyphone, ancora in fase di sviluppo, hanno mire un po’ più ambiziose: entrambi permettono agli utenti di collegarsi in videoconferenza con un team di medici e infermieri selezionati a cui possono comunicare il battito cardiaco, la temperatura e altri dati che vengono archiviati per i futuri riferimenti.
Il costo del servizio sarà probabilmente calcolato al minuto, mentre Myca provvederà a trattare con le compagnie di assicurazioni, almeno con quel 10% che prevedono rimborsi per le videoconferenze mediche, fino a quando, si spera, questo tipo di servizio diventerà gratuito.
La società canadese è comunque in buona compagnia nel cercare di accelerare l’accesso ai medici grazie al telefonino: il produttore statunitense Motorola sta sviluppando un telefonino in grado di inviare i dati biometrici del proprietario al dottore, mentre HealthPia America ha lanciato un cellulare in grado di monitorare il diabete.
In Giappone, dove la tecnologia la fa da padrona e l’hamburger è sempre più preferito al sushi, con tutte le conseguenze che questo comporta, è stato invece lanciato un progetto pilota che consente alle persone che soffrono di malattie legate all’alimentazione di inviare una foto di quello che si apprestano ai mangiare a un team di dietisti che analizza le pietanze e invia di ritorno il responso. Nel primo anno del trial si sono iscritti al programma un centinaio di utenti, affetti in primo luogo da disturbi cardiaci, diabete e obesità.
Il test si è avvalso di una tecnologia sviluppata dal produttore di dispositivi medicali Asahi Kasei Corp, operativo in circa 150 centri sanitari e municipalità giapponesi.
I nutrizionisti hanno così potuto analizzare le foto dei pazienti, che ricevevano la risposta nel giro di tre giorni. I partecipanti al progetto possono anche iscriversi a un sito internet su cui caricare le foto delle loro pietanze e ricevere ulteriori informazioni su una alimentazione salutare.
Un sistema simile è usato anche alla Kansai Medical University, sempre a Osaka: al programma – che costa 37 dollari di iscrizione più una retta mensile di 21 dollari – partecipano 5 persone.
Dai risultati di questi test preliminari è emerso che il problema maggiore è quello di “sottostimare le porzioni” di alimenti provenienti dalla cultura occidentale – quali hamburger e patatine fritte – che sono le maggiori cause dell’obesità e delle malattie correlate.