Fpoe primo partito in Austria con il 29% (partito neonazista e filoputiniano), ma ora l’enigma è con quale Governo? Dato che il 70% degli austriaci non l’anno votato il Presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen, potrà incaricare Herbert Kickl? Anche qui come in tutta Europa l’estrema destra vince ma non sfonda la “barriera democratica ” con meno di 1/3 dei consensi e meno di 1/5 dei voti, come in Italia, in Francia e in Germania pur essendo il primo partito di maggioranza relativa e dopo aver dimenticato velocemente gli scandali ante-pandemia.
Le opposizioni democratiche (con i socialisti e verdi che vincono solo a Vienna e nelle aree urbane) sapranno trovare un asse di contrasto ancora attorno ai socialdemocratici e al partito popolare di centro, ai liberali di Neos e ai Grunen per non consegnare il Governo a Herbert Kickl (magari in accordo con i liberali e/o con i popolari di centro con il sostegno impensabile di pezzi della Confindustria austriaca?) che si richiama esplicitamente a Hegel (assieme a Patria ed Eroi tra i ” sogni di un passato che non può ritornare”) non potendo richiamare espressamente Adolf Hitler ma definendosi come lui “Volkskanzler” e senza i sensi di colpa dei tedeschi?
La cassetta degli attrezzi di questo nazional-populista super estremista che fu speech writer di Haider è nota e piuttosto replicativa di quanto vediamo in tutta Europa: dalle recenti proteste “no vax” (e” no tax”), alle battaglie anti-gender, al radicalismo no-woke, alle minacce al “comunismo ecologista” fino all’esplicito putinismo che nega qualsiasi sostegno all’Ucraina.
Lungo le linee già note dei cugini dell’AFD tedesca, abbracciando i temi più tipici e noti “contro l’immigrazione” ma estremizzandoli (fin dove?) richiamando la “purezza del sangue viennese” e il pericolo di una identità “sporcata e sostituita” dall’Islam e dunque imponendo l’idea di una “omogeneità” (chiaramente razziale e dunque razzista) nella “Fortezza Austria” dimenticandosi totalmente della formazione dell’Impero Austro-Ungarico.
Ma quali i criteri di questa presunta “omogeneità” e soprattutto come realizzarla e conservarla? Qui non serve nemmeno qualche non vago richiamo alle parole dell’iper estremismo italico di Vannacci con la variante della “normalità etnico-razziale”. Senza dire ovviamente come poterla realizzare questa “omogeneità” di sangue e razziale se la denatalità è diffusa e consolidata da almeno un ventennio(?).
Dunque senza indicare come e con quali risorse riportare le donne austriache a fare figli, né perché dovrebbero farlo se penalizzate sui mercati del lavoro anche in Austria e nonostante qui gli asili nido siano enormemente più diffusi alzando il tasso di attività femminile ben sopra la media europea? Dove emerge il relativo invecchiamento della popolazione che pone anche qui problemi di pagamento delle pensioni senza il contributo dei lavoratori immigrati che versano più in tassazione di quanto usano in termini di servizi sanitari e pensionistici, essendo anche mediamente più giovani.
Inoltre, senza spiegare peraltro quali austriaci farebbero i lavori che fanno ormai quasi solo immigrati (camerieri, agricoltori, allevatori, operai metalmeccanici, infermieri, giardinieri, autisti, operatori ecologisti, badanti, cuochi, ecc.), dimenticando la difficile situazione inglese del post-Brexit e relativa caduta del PIL e del valore della sterlina.
Nascondendo cinicamente tutta questa congerie di “razzismo estremista” dietro alle parole di “Austria First” (di matrice trumpista e richiamata da Salvini con “Prima gli Italiani”) per non spiegare la scomparsa dell'”Austria Felix” dopo la caduta dell’impero austro-ungarico e del fallimento di quella sorta di post-colonialismo pan-europeista rinforzato con la caduta del Muro di Berlino dell’89, ma volendola rinnovare con un incomprensibile e irrealistico “isolazionismo autarchico” invece di consolidare un virtuoso allargamento europeo a est.
Non mancano ovviamente richiami espliciti all’Austr-exit dove i discorsi si fanno confusi e oscuri, sapendo che nemmeno con le (necessarie) risorse, forza dell’euro e mercati europei una qualche Austria-felix difficilmente potrà tornare e se mai facesse parte anche dei desideri degli austriaci più avveduti e dinamici. Ma certo qui si “strizza un occhio” (o entrambi) all’autocrate di Mosca con il quale si vorrebbe sostituire l’Europa-infelix. Questo il quadro che in sintesi spiega la “vittoria gonfia ma monca” di Kickl che non saprà con chi governare e – se incaricato – forse con un Governo di minoranza e – dunque – di vita breve, a meno che lo si voglia supportare a colpi di referendum come si vorrebbe con alcune proposte realizzando il “caos totale” come sistema di governo.
Siamo tuttavia alla contraddizione corrosiva della democrazia tra consenso (di una maggioranza relativa parziale) e governabilità impossibile o debole in un quadro globale multilaterale che necessita invece di Governi forti, uniti e riformatori dunque con una regia federativa sovranazionale per la governance dell’interdipendenza globale e/o continentale capace di ridurre le diseguaglianze e di accrescere la coesione per una crescita più condivisa.
Così come vediamo indebolire sia lo Stato di Diritto (dove autonomia e indipendenza sono inquinate dalle fragilità di una politica invadente e invasiva sospinta dai venti dell’insicurezza e dalle rincorse ad un consenso di breve) e sia quello Internazionale (debole ruolo dell’ONU e della Corte di Giustizia).
La partita dell’estremismo di destra avanza come in tutta Europa con qualche esclusione ma ora tocca alla nuova Commissione iniettare i giusti antidoti per mitigarne gli impatti e riavviare la spinta di un risveglio democratico con maggiore coesione territoriale, maggiore flessibilità e meno “burocrazia degli standard” in un quadro di superiore autonomia strategica dalla difesa all’energia, dal commercio ad un Green / Industrial New Deal rinnovato verso la resilienza di una Europa più coesa e partecipata per una società aperta e libera, sostenibile e circolare che produca convergenza continentale con decisioni a maggioranza.