Analisi tecnica: satellite non paragonabile alla fibra
Starlink sulla bocca di tutti nel mondo delle Tlc. Non mancano le critiche nei confronti del business di Elon Musk sulle telecomunicazioni, che secondo alcuni esperti starebbe in piedi soltanto perché sussidiato dai militari. Quel business, con tutti quei satelliti, non è sostenibile ai costi che ha per l’utente finale, considerato che in prospettiva l’obiettivo sarebbe addirittura di scendere a 10 euro al mese.
C’è da dire, però, che il mercato è il mercato e che se Starlink riuscisse a coprire le aree rurali e dimenticate dagli operatori tradizionali sarebbe un grande risultato, atteso da una ventina di anni. Se ci riuscisse davvero, l’effetto anti digital divide Starlink potrebbe replicare nel mondo dei satelliti quello avuto da Iliad nella telefonia mobile.
E’ una soluzione che peraltro può funzionare soltanto per delle aree estremamente limitate, e non può essere mai in nessun modo paragonabile al tipo di caratteristiche e affidabilità che può dare un vero investimento in una infrastruttura in fibra FTTH.
Qual è il rischio?
Se ci si illude che questo tipo di scorciatoia anomala possa in qualche modo sopperire a ritardi e problemi vari che si sono riscontrati nella copertura in fibra del Paese, automaticamente l’offerta satellitare non farebbe altro che rallentare l’investimento che inevitabilmente andrebbe comunque fatto in nuove reti in fibra. Inoltre, questa situazione ti porterebbe a dipendere da una azienda straniera, non europea per di più, che in qualunque momento potrebbe decidere ad esempio di riorientare i fasci altrove per gestire le risorse in altro modo. Per assurdo, con un paragone un po’ azzardato, sarebbe un po’ come mettersi in mano russa con il gas.
Dumping satellitare e concorrenza sleale?
L’altro aspetto per alcuni preoccupante è il rischio avanzato da molti di un dumping di mercato, nel senso che si sta cercando di fare una offerta difficilmente sostenibile dal punto di vista economico, che sarebbe tacciabile di concorrenza sleale, con l’obiettivo però di ottenere i fondi pubblici, così almeno si legge sulla stampa mainstream.
Il precedente dell’FWA
Una situazione analoga si è verificata già in passato, almeno in parte, in alcune zone del Sud Italia con la tecnologia FWA (Fixed Wireless Access). Alcuni operatori FWA per sostenere gli investimenti spesso sono andati a fare promozione commerciale in luoghi dove c’era la fibra. E chiaramente l’utente medio non è che vada troppo di fino, soprattutto se non ha grosse esigenze. Così si riduce tutto all’offerta commerciale più conveniente. E così ti ritrovi le antennine FWA sui balconi dei luoghi dove c’è la fibra. Il che secondo alcuni esperti è una contraddizione in termini in un paese serio che cerca di fare gli investimenti.
LEO, Modello di business ha bisogno di altre fonti di ricavi
Per alcuni esperti, non dà garanzie un modello di business con le mega costellazioni che riescono a sostenersi sul mercato (LEO) per le comunicazioni da un punto di vista economico. L’ambizione europea di realizzare la propria costellazione, che possa essere in qualche modo ragionevolmente comparabile a quella di Starlink, rischia di tramontare prima di nascere. Non tornano i conti. Non si esclude invece l’emergere di costellazioni più piccole, per delle nicchie di servizi legate alle emergenze, alla comunicazione marittima o altre cose specifiche, perché un business di accesso a Internet via satellite su larga scala come quello di Starlink non starebbe in piedi. E se non sta in piedi per una iniziativa europea, non sta in pedi in assoluto. Il business non sta in piedi se l’unica fonte di revenues sono gli utenti. Servirebbero, come avviene negli Usa, commesse con altri soggetti quali la NASA, il Governo Usa e i militari. Starlink sarebbe comunque un operatore globale, che sfugge ad ogni tipo di sovranità regolamentare europea o nazionale.
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