Dossier IsICult

A proposito di “Tax Credit” cine-audiovisivo, di decreti direttoriali e di commissioni di esperti…

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Un dossier di ricostruzione storica: avviato dall’allora Ministro della Cultura Rutelli nel 2008, con una dotazione iniziale di 40 milioni di euro, è dal 2017 il Tax Credit che viene rilanciato alla grande da Franceschini, con il “Fondo Cinema e Audiovisivo” che passa dai 200 milioni del 2016 ai 400 milioni del 2017, per arrivare al picco di 750 milioni nel 2023.

L’Istituto italiano per l’Industria Culturale sta lavorando ad un saggio che ricostruisca la storia politico-economica dell’industria culturale italiana, con particolare attenzione al cinema e all’audiovisivo: manca infatti, nella bibliografia sul settore cine-audiovisivo nazionale, una sorta di “aggiornamento” dello storico volume di Lorenzo Quaglietti, “Storia economico politica del cinema italiano”, pubblicato nel lontano 1980 da Editori Riuniti…

Uno degli assi portanti di questa ricostruzione dell’Istituto sarà inevitabilmente incentrato sul “Tax Credit”…

In questo contributo IsICult per “Key4biz”, proponiamo un estratto delle elaborazioni in corso (materiali in bozza), ricordando come il “Tax Credit” sia nato soprattutto per volontà di Francesco Rutelli, Ministro della Cultura nel 2008, ma è a distanza di dieci anni, dal 2017, che viene rilanciato alla grande dal Ministro “dem” Dario Franceschini. Con la legge che recherà il suo nome (approvata a fine novembre 2016), il “Fondo Cinema” – che diviene “Fondo Cinema e Audiovisivo” – passa dai 200 milioni del 2016 ai 400 milioni del 2017, per arrivare al picco di 750 milioni nel 2023. Sempre e comunque senza adeguati controlli e valutazioni di impatto

L’IsICult peraltro può vantare una specifica competenza tecnica ed esperienza storica nella materia, dato che nel 2008 ha curato il primo testo mai prima dedicato al tema “Tax Credit”: si tratta de “Il Mercante e l’Artista”, promosso da Willer Bordon e Gabriella Carlucci in una prospettiva “bipartisan”, pubblicato da Spirali. Si legge nella quarta di copertina del libro: “Il “Tax Shelter” è un sistema di stimolazione fiscale che è stato introdotto in Italia, a favore del cinema, dalla Legge Finanziaria 2008, grazie a una norma bipartisan promossa da una parlamentare allora di opposizione, Gabriella Carlucci, e da un parlamentare allora della maggioranza, Willer Bordon: a distanza di pochi mesi, dopo le elezioni dell’aprile 2008, i ruoli si sono invertiti, ma la norma, accolta con entusiasmo dal Ministro Sandro Bondi, così come dal suo predecessore Francesco Rutelli, sta per avere concreta applicazione attraverso i decreti applicativi che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali sta emanando”.

Ad essere più precisi, da diversi anni Gabriella Carlucci (deputata dal 2001 al 2013) allora Responsabile Cultura di Forza Italia, auspicava l’introduzione di norme fiscali a favore della cultura, ma era stata per molto tempo inascoltata: nel dicembre 2007 è riuscita, grazie all’impegno “bipartisan” di un parlamentare allora di maggioranza, Willer Bordon, a farle approvare. Rectius: l’allora Ministro per i Beni e le Attività Culturali Francesco Rutelli aveva proposto l’introduzione del “Tax Credit” a favore del cinema nella “Finanziaria” per l’anno 2008, e Carlucci e Bordon sono riusciti a fare in modo che un provvedimento certamente utile – il “Tax Credit”, appunto – fosse accompagnato ovvero rafforzato da un provvedimento ancora più innovativo – il “Tax Shelter”, giustappunto. Già durante l’iter della Finanziaria 2008, si era assistito a rivendicazioni multiple ed un po’ contraddittorie dei meriti…

Molti “padri” hanno rivendicato la paternità del provvedimento: in particolare Francesco Rutelli, anche poco tempo fa nella sua veste di Presidente dell’Anica (dal 2021). Quando arriva il Governo Berlusconi (si tratta del quarto esecutivo guidato dal fondatore di Forza Italia, che ha retto dal maggio 2008 al novembre 2011), i provvedimenti cadono sotto la scure dell’allora Ministro Giulio Tremonti (divenuto famoso per la infelice frase – peraltro da lui mai pronunciata – “con la cultura non si mangia”) all’interno del decreto che cancellava l’Ici.

Proteste vibranti a sinistra ed a destra, sia da parte degli autori sia da parte degli imprenditori: si minaccia addirittura la non presentazione di film italiani nei festival. L’allora Responsabile Cultura del Partito Democratico, Vincenzo Cerami si impegna in prima persona (ed in prima pagina su “l’Unità”). L’associazione 100autori chiede le dimissioni del Ministro Bondi. Gabriella Carlucci, mossa dalla passione politica che allora la caratterizzava, riesce a convincere Sandro Bondi. E Bondi – con il sostegno di Gianni Letta – convince Tremonti. I tagli vengono eliminati… E il “Tax Credit” concretamente nasce… (si veda “Key4biz” del 25 luglio 2008, “Cinema: 154 milioni di euro per il Tax Shelter, ma è ancora scontro intorno a ‘Il mercante e l’artista’”). Il libro curato da IsICult (con contributi di esperti indipendenti del livello di Alberto Pasquale e Bruno Zambardino) fu presentato in Senato il 18 luglio 2008: vedi “Key4biz” del 22 luglio 2008, “‘Il mercante e l’artista’: presentato da Bondi e Carlucci il primo manuale sul Tax Shelter per il cinema”.

“Tax Credit”, neologismo riconosciuto dalla Treccani dal 2018, ma in uso dal 1987

Nella nostra principale attività di ricercatori mediologici/culturologici, l’attenzione è spesso rivolta alle evoluzioni anche terminologiche del linguaggio specialistico… Ci piace qui riportare quel che segnala il sito web della Enciclopedia Treccani alias “Istituto per l’Enciclopedia Italiana”, nel suo “Dizionario” online, alla voce “Tax Credit”, appunto:

Tax credit. Neologismi (2018)

  • loc. s.le m. inv. Credito fiscale: agevolazione che prevede la possibilità di compensare debiti nei confronti del fisco con crediti maturati a seguito di un investimento nel settore cinematografico.
  • “Quanto al cinema, reduce dal successo a Cannes di due film come «Il divo» e «Gomorra», entrambi finanziati dallo Stato, potrebbe perdere per strada cinque milioni di euro, quelli a favore degli investimenti nel cinema chiamati Tax Credit: ciò non farà un baffo a cinepanettoni o fiction, però ferirà autori del tipo Sorrentino o un Garrone”. (Stefano Miliani, “Unità”, 29 maggio 2008, p. 19, “In Scena”)
  • “In attesa della fine della crisi si assume la funzione di produttori esecutivi per far accedere in tempi brevi le produzioni straniere al Tax Credit. (Silvana Silvestri, “Manifesto”, 26 luglio 2012, p. 4, “Italia”)
  • “[tit.] Tax credit per il cinema, il tetto sale a 140 milioni [testo] […] Non si tratta dell’unico restyling del Tax Credit. Si è, infatti, intervenuti anche sulla portata dei vari benefici fiscali: per esempio, il credito d’imposta del 15 % riconosciuto alle imprese cinematografiche per la distribuzione di opere nazionali di interesse culturale è stato ammesso anche per le spese internazionali (ora è limitato a quelle nazionali). (Antonello Cherchi, “Sole 24 Ore”, 17 ottobre 2015, p. 5).
  • Espressione inglese composta dai s. tax ‘tassa, imposta’ e credit ‘credito’.
  • Già attestato nella “Repubblica” del 1° agosto 1987, p. 8, “Commenti” (Vincenzo Visco), nella variante grafica “tax-credit”.

Quel che vogliamo qui segnalare è come Treccani registri “Tax Credit” come “neologismo” diffuso soltanto nel 2018, ma registri l’uso della formula fin dal 1987: diverte osservare come le espressioni utilizzate siano attinte ad articoli giornalistici rispettivamente del 2008 giustappunto (su “l’Unità”) e del 2012 (sul “il Manifesto”) e del 2015 (su “Il Sole 24 Ore”).

Il “boom” s’è registrato negli anni successivi, comunque, a cavallo della “Legge Franceschini” approvata a fine 2016…

L’anonimo redattore della voce su “Treccani” non sa che, con quelle citazioni, ha involontariamente toccato alcuni dei “tasti” dolenti del tema.

Si ricordi che, per molti anni, il concetto di “Tax Credit” (ovvero il credito d’imposta) si è andato accompagnando al fratello “Tax Shelter” (ovvero defiscalizzazione degli utili), anche se il secondo è presto scomparso dai radar…

Appunti per una ricostruzione storica della genesi del “Tax Credit” a favore del cinema e dell’audiovisivo, dal lontano 2007 all’approvazione della “Legge Franceschini” del 2016

Cercando nel gigantesco archivio storico dell’agenzia stampa Ansa, il primo risultato che associa “Tax Credit” + “Cinema” è un dispaccio del 12 ottobre 2007, con una dichiarazione dell’allora Vice Presidente del Consiglio Francesco Rutelli, nonché Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo (dal maggio 2006 al maggio 2008), intitolato «Beni Culturali: Rutelli, sì a incentivi ai privati”, che così recita: «Torino , 12 ottobre 2007 –  ”Sì agli incentivi ai privati, perché una parte della ricchezza prodotta venga reinvestita in cultura”: al Vice Presidente del Consiglio, Francesco Rutelli, piace la proposta del Presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che questa mattina ha rivolto un appello ai privati perché investano nella cultura. ”Montezemolo ha assolutamente ragione”, ha sottolineato Rutelli a margine della visita all’Envirement Park di Torino, il centro di eccellenza sull’idrogeno. ”Nell’attuale Finanziaria, ci sono già due innovazioni importanti – ha ricordato Rutelli – una riguarda l’aggiornamento della legge Ronchey per la valorizzazione del patrimonio, la gestione dei musei e dei siti archeologici e i servizi. L’altra riguarda invece il Tax Credit, cioè le norme di sostegno alla produzione cinematografica nazionale. Tutto questo, però, ha bisogno di meccanismi di incentivo: dobbiamo passare dall’idea che i soldi spesi in cultura siano superflui e renderci conto finalmente che questa è una visione arcaica e che la visione del futuro ci dice che l’investimento in cultura è a pieno titolo un investimento di ricchezza, di occupazione e di benessere, oltre che di identità civile”».

A distanza di poche settimane, Ansa segnala: “Finanziaria: ok ad art. 7, sconti fiscali per il cinema”, e riporta: «Roma, 8 novembre 2007 – “Arrivano sconti fiscali per rilanciare l’industria cinematografica nazionale. Il Senato ha approvato l’articolo 7 della Finanziaria, che introduce un meccanismo di incentivazione fiscale a favore degli investimenti nella filiera del cinema, tramite crediti di imposta sia per le imprese esterne (Tax Credit esterno) che per le imprese interne alla stessa filiera (Tax Credit interno). Alcuni commi puntano anche ad attrarre, mediante agevolazioni fiscali, produzioni straniere di alto livello sul territorio nazionale. L’Aula di Palazzo Madama ha approvato anche un emendamento presentato dal senatore Willer Bordon, con i voti favorevoli di governo e relatore, sul quale maggioranza e opposizione si sono espressi fuori dagli schieramenti. L’emendamento prevede che ”non concorrono a formare il reddito imponibile ai fini delle imposte dirette gli utili dichiarati dalle imprese di produzione e nella distribuzione dei film”. Arrivano poi detrazioni per le sponsorizzazioni». Si ricordi che Willer Bordon (1949-2015) è stato deputato del centro-sinistra dal 1987 al 2001, e specificamente Sottosegretario alla Cultura dal maggio 1996 all’ottobre 1998, con Romano Prodi premier (e poi Ministro dei Lavori Pubblici nel Governo Massimo D’Alema e poi dell’Ambiente con Giuliano Amato).

Da Francesco Rutelli a Sandro Bondi, un percorso ad ostacoli per il “Tax Credit, operativo dal 2008, ma rilanciato alla grande da Franceschini a partire dal 2017 con la sua legge

Nel maggio del 2008, si registra una dichiarazione dell’allora Ministro Sandro Bondi (Forza Italia), che ha guidato il Collegio Romano fino al marzo 2011: «proseguendo sulla linea tracciata dai precedenti ministri, Giuliano Urbani, Rocco Buttiglione e Francesco Rutelli, dopo che sono stati introdotti nella finanziaria 2008 alcuni strumenti di incentivizzazione fiscale per le attività cinematografiche (Tax Credit), come peraltro già esistono in altri paesi europei (Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Belgio, Olanda), stiamo lavorando per ottenere l’approvazione dell’Unione Europea e quindi emanare i relativi decreti di attuazione» (Ansa, 18 maggio 2008).

L’intendimento di Sandro Bondi appena insediatosi si scontra presto però con le resistenze del suo collega Giulio Tremonti… In effetti, a distanza di dieci giorni, lo stesso Ministro della Cultura lamenta quanto sia “grave il no al Tax Credit”: «tagli ci sono, ma meno pesanti di quelli annunciati oggi dalla Uil. Il Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi replica alla notizia di un forte ridimensionamento del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo), derivato dalla necessità di trovare una copertura finanziaria per il decreto legge sull’Ici. Riduzioni ”dolorose”, dice, ”ma che devono essere inquadrate nel più generale contesto di misure urgenti a favore delle famiglie italiane”. Mentre parla di ‘segnale negativo’ per la soppressione della Tax Credit per il cinema e rivela di averne già parlato con Berlusconi, Letta e i ministri competenti. ”Per quanto concerne la diminuzione delle risorse del Fondo Unico per lo Spettacolo – si sottolinea in una nota del Ministero – essa è da riferirsi alla limitatissima quota del 6,78 % degli stanziamenti, di sola parte corrente per l’anno 2010. Quindi, un’annualità lontana, com’è noto puramente figurativa e comunque suscettibile di futuri aggiustamenti”. La soppressione degli interventi a favore degli investimenti nel cinema (Tax Credit), prosegue la nota, ”è invece certamente un segnale negativo per questo settore. Il Ministro Bondi, a tale riguardo, ha già personalmente interessato il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’Economia, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento ed il Sottosegretario dr. Gianni Letta, che gli hanno assicurato un attento ed approfondito esame in sede di conversione del decreto-legge che certamente porterà ad un ripensamento di questa decisione. Infatti – sottolinea il ministero – si tratta di una norma che incide limitatamente sui conti dello Stato, ma che costituisce un forte volàno per il rilancio del cinema italiano ed in generale dell’economia italiana» (Ansa, 28 maggio 2008).

A distanza di un mese: «per quanto riguarda la questione sollevata sulla abolizione del Tax Credit, voglio nuovamente sottolineare che ho esercitato il massimo impegno possibile per la reintroduzione di questa utile innovazione a favore del cinema italiano”. Lo ha detto ai senatori della Commissione Cultura di Palazzo Madama il Ministro dei Beni Culturali Bondi, che ha sottolineato: ”il mio auspicio è che nel corso dell’iter parlamentare al Senato questa norma venga reintrodotta’» (Ansa, 25 giugno 2008).

Nello stesso giorno, l’allora senatore Vincenzo Vita (Partito Democratico) denuncia: «Hanno ragione le associazioni del cinema, che hanno preso una decisione molto impegnativa, vale a dire la non partecipazione ai festival cinematografici nazionali, se non si reintroduce il Tax Credit tagliato dal governo» (Ansa, 25 giugno 2008). L’indomani interviene anche il regista Daniele Luchetti: «‘Siamo al paradosso: un governo a parole liberista, che dice di voler aiutare l’imprenditoria, cancella le norme a favore del cinema. La verità è che si vuole ridurre lo spazio di libertà del nostro cinema, condannandolo alla condizione perpetua di questuante della politica”. Così il regista Daniele Luchetti, a nome del gruppo 100autori, commenta la decisione del governo di tagliare la Tax Credit, in un’intervista al quotidiano ”La Repubblica”».

E ancora, nello stesso giorno, così Andrea Marcucci (allora Segretario della Commissione Pubblica Istruzione e Beni Culturali del Senato): la riforma introdotta da Rutelli “è troppo importante per essere cancellata in modo così brutale” (…) ”siamo pronti a sostenere in Senato la reintroduzione della Tax Credit, che rappresenta una misura fondamentale a sostegno del cinema italiano” (Ansa, 26 giugno 2008). Lo stesso Rutelli rilancia l’allarme, dichiarando: «con Berlusconi, cultura in bancarotta (…) Rutelli segnala in particolare il taglio ai fondi per la tutela del paesaggio e la demolizione degli ecomostri (45 milioni di euro negli anni 2008-2010) e quello che colpisce le misure per il cinema, Tax Credit e Tax Shelter (”misure innovative capaci di attivare rilevanti investimenti privati”). Uno ”scempio”, conclude, ”che bisogna fermare prima che diventi irreversibile» (26 giugno 2008).

Una decina di giorni dopo, Ansa annuncia “reintegrati Tax Shelter e Tax Credit”, attribuendo all’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta il risultato: «da fonti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si apprende che il Sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta, ha firmato l’emendamento alla manovra finanziaria che reintegra Tax Credit e Tax Shelter. Da quanto si apprende, i fondi sarebbero stati trovati al di fuori del bilancio del Mibac.  Grande soddisfazione trapela negli ambienti del ministero per il successo del Ministro Bondi, che è riuscito a convincere il collega Tremonti sulla necessità e l’opportunità di un tale provvedimento, che riguarda le agevolazioni fiscali in favore del cinema. Il mondo dello spettacolo protestava da tempo, senza mezzi termini e per bocca di personaggi di ogni parte politica, perché nel maxi-emendamento al Decreto Fiscale della Finanziaria non vi era traccia di quelle agevolazioni fiscali che permettevano la detassazione degli utili (Tax Shelter e Tax Credit) da reinvestire nella produzione cinematografica» (7 luglio 2008).

A distanza di qualche mese, nel dicembre 2008, arriva il placet della Commissione Europea, ed il Ministro Sandro Bondi ringrazia esplicitamente il Commissario responsabile della Concorrenza, Neelie Kroesper la sensibilità dimostrata verso una norma che utilizza criteri culturali per promuovere la ricchezza della cinematografia italiana nel contesto europeo e tutti coloro che hanno contribuito a questo straordinario successo, a cominciare dal Direttore Generale per il Cinema, Gaetano Blandini (…)”. Nel maggio dell’anno dopo, il Ministro Bondi annuncia che è operativa “da oggi la legge sulle agevolazioni fiscali per il cinema, Tax Credit e Tax Shelter” (7 maggio 2009)… Ed è giustappunto l’allora Dg Gaetano Blandini ad annunciare in quel di Cannes: “il sistema del Tax Credit che abbiamo condiviso con l’industria audiovisiva e i vari organi dello Stato verrà nei prossimi giorni illustrato alla Corte dei Conti, perfezionato nei suoi passaggi attuativi di concerto con l’Unione Europea per poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, avendo per fortuna valore retroattivo sin dal 2008. Alcune norme a sostegno delle imprese collegate alla filiera produttiva come la distribuzione e l’esercizio verranno sostenute in un primo tempo con procedure speciali ammesse dalla Commissione Europea, ma continueremo a lavorare per una piena legittimità sia del sistema del Tax Credit che di quello del Tax Shelter” (18 maggio 2009).

Sandro Bondi (Ministro della Cultura) a fine 2009: “il modello di finanziamento del cinema ha costretto praticamente registi e produttori al servaggio, di qualsiasi colore fosse il governo in carica”

A fine novembre del 2009, a seguito anche di dichiarazioni dell’allora Ministro Renato Brunetta sugli sprechi nel cinema, il Ministro Sandro Bondi dichiara “basta sprechi, soldi solo a registi esordienti”: più precisamente: «stop ai soldi a pioggia, finanziamenti solo a opere prime e seconde, i grandi cineasti trovino sul mercato le risorse e il governo li aiuterà con tagli alle tasse. È la ricetta del Ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi per il settore dello spettacolo, illustrata dallo stesso Ministro con un intervento sul “Giornale”.    “In questi anni, il modello di finanziamento del cinema – afferma Bondi – ha costretto praticamente registi e produttori al servaggio, di qualsiasi colore fosse il governo in carica”. Ora il ministero, annuncia Bondi, invece introduce ”il ‘Tax Credit’ e il ‘Tax Shelter’, cioè la defiscalizzazione degli investimenti e quella degli utili. Così le cose cambieranno”. ”Non si darà più 1 milione e mezzo di euro a una pellicola che ne incassa 50 mila” (tesi che sono sostanzialmente le stesse manifestate da Gennaro Sangiuliano a distanza di 15 anni, n.d.r.), aggiunge il ministro, ”ed è inutile finanziare registi che sono al quarto o quinto o decimo lungometraggio”. ”Non voglio uccidere il cinema”, precisa poi Bondi prevenendo le critiche al nuovo sistema di finanziamento. ”Oltre al finanziamento indiretto – spiega – resta valido il contributo sul biglietto che lo Stato riconosce al produttore come quota da reinvestire nel settore”» (Ansa, 29 novembre 2009).

Nell’aprile del 2010, interviene l’allora “soltanto” produttore di Cattleya (che nel 2017 è stata ceduta al gruppo britannico Itv Studios) Riccardo Tozzi (Presidente dell’Anica dal 2011 al 2015), auspicando che il Ministro Sandro Bondi rinnovi la misura a favore degli incentivi fiscali: «mi auguro che il Ministro Bondi si decida a firmare il decreto sul rinnovo degli incentivi fiscali, lo ha annunciato più volte, ma la firma non è avvenuta mai. Il successo di ‘Benvenuti al Sud’ non è un’eccezione, è stata un’annata molto buona, ma serve l’aiuto fiscale. Altrimenti, avranno il cinema italiano sulla coscienza» (Ansa, 4 ottobre 2010). Tre giorni dopo, ribadisce la richiesta, la allora soltanto parlamentare del Pd, Giovanna Melandri (era stata Ministro per i Beni e le Attività Culturali dal 1998 al 2001). Seguono mesi di proteste… Verso fine dicembre, l’Agis, nella persona dell’allora Presidente Paolo Protti, chiede al Governo che gli incentivi a favore del cinema vengano prorogati per 3 anni, e nello stesso giorno il Consiglio dei Ministri approva una proroga delle misure per 6 mesi, fino al 30 giugno 2021 (Ansa, 22 dicembre 2010).

Il 23 marzo 2011, l’allora Presidente dell’Anica Paolo Ferrari dichiara: «‘Una decisione saggia e giusta”. Così il Ppresidente dell’Anica, Paolo Ferrari, ha commentato l’esito del Consiglio dei Ministri di oggi, che ha visto il reintegro del Fondo Unico per lo Spettacolo e l’abolizione della tassa di 1 euro sul biglietto per finanziare il Tax Credit per la produzione cinematografica» (Ansa). Nello stesso giorno, il Sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta dichiara soddisfatto: “non ho mai avuto dubbi che avremmo rispettato gli impegni presi da me e dal Ministro Sandro Bondi. Oggi il Consiglio dei Ministri ha reintegrato il Fus e garantito il Tax Credit” (23 marzo 2011).

Rendere “permanente” il Tax Credit: se ne parlava dal 2012, ma è stato il “dem” Dario Franceschini a stabilizzarlo, con la dotazione del Fondo Cinema e Audiovisivo dal 2017, con almeno 400 milioni di euro l’anno

Nel maggio 2012, l’allora Ministro della Cultura Lorenzo Ornaghi (in carica dal novembre 2011 all’aprile 2013, con Mario Monti premier) annuncia l’intenzione di rendere permanente il “Tax Credit”, il cui decreto triennale scade a fine 2013… Ad ottobre, il Governo conferma l’intenzione è di prorogare giustappunto fino a fina 2016…

Nel giugno del 2012, Ansa batte: «via libera dal Consiglio dei Ministri, secondo quanto si apprende da fonti governative, al rinnovo del Tax Credit, ovvero le misure di agevolazioni fiscali per il cinema, per gli anni 2014-2015” (15 giugno 2013).

Poi seguono mesi durante i quali si prospetta una riduzione della dotazione del “Tax Credit”, e quindi nuovamente proteste, ma a metà luglio l’allora Ministro Massimo Bray (governo guidato da Enrico Letta, dall’aprile 2013 al febbraio 2014) conferma il suo massimo impegno per ricostituire il budget. A fine luglio, il Presidente dell’Apt (Associazione Produttori Televisivi, divenuta poi Apa – Associazione Produttori Audiovisivi) Fabiano Fabiani esprime plauso per l’approvazione da parte del Governo di un ordine del giorno dei deputati del Partito Democratico, in cui si richiede, tra l’altro, l’estensione del Tax Credit al comparto dell’audiovisivo: “questa misura” dichiara il Presidente dell’Apt Fabiano Fabiani “allineerebbe finalmente l’Italia agli altri Paesi europei” (Ansa, 26 luglio 2013).

Il 2 agosto 2013 l’allora Presidente dei deputati di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni dichiara “Il decreto legge ‘Valore Cultura’ del Governo Letta (fortemente voluto dal Ministro Massimo Bray, n.d.r.) presenta qualche luce e molte ombre. Se, da un lato, consideriamo positivo il rifinanziamento del Tax Credit per il settore cinematografico e l’apertura nei confronti degli operatori culturali privati, dall’altro prendiamo atto che il provvedimento non introduce interventi strutturali e organici per attuare veramente il principio di sussidiarietà previsto dalla Costituzione”… Nei successivi dieci anni, e fino ad oggi, non si registrano prese di posizioni di Giorgia Meloni sul tema “Tax Credit”.

A metà aprile 2014, l’allora Ministro per i Beni Culturali e Turismo Dario Franceschini (in carica dal febbraio 2014 al giugno 2018 con i governi Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, e dal settembre 2019 al febbraio 2021 con Giuseppe Conte premier, e dal febbraio 2021 all’ottobre 2022 con Mario Draghi) annuncia l’intenzione di aumentare il limite di 5 milioni di euro di investimenti per il Tax Credit per attrarre più “investitori esteri”. Ma anche rendere meno farraginose le norme per le quote degli investimenti tv sul cinema aumentando le sanzioni per chi non le rispetta. «Sono alcuni degli impegni per il cinema presi dal Ministro di Beni Culturali e Turismo Dario Franceschini che, intervenendo a conclusione della presentazione dei dati Anica Mibact 2013, assicura al settore tutta la sua disponibilità (“ce la mettero’ tutta”) ma avverte: “non si può ignorare il quadro di crisi generale del Paese» (Ansa, 15 aprile 2014). Si ricordi che Franceschini è stato il più longevo Ministro della Cultura della Repubblica…

Giugno: «entro la prossima settimana, il decreto che estende il Tax Credit cinema alle produzioni di fiction, serie, documentari e opere di animazione destinate alla televisione e al web. Lo annuncia il Ministro di Beni Culturali e Turismo Dario Franceschini, che oggi ha incontrato il nuovo presidente Apt Marco Follini» (Ansa, 6 giugno 2014). Il decreto viene firmato il 10 giugno 2014, e l’Apt esulta per l’estensione all’audiovisivo non cinematografico. Il 3 aprile dell’anno dopo, il decreto attuativo è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Il 16 ottobre 2015, il Ministro, in occasione della apertura della “Festa del Cinema” di Roma sostiene: «la Festa apre oggi con una bellissima notizia: la Legge di Stabilità aumenta di ulteriori 25 milioni di euro i fondi per il Tax Credit, un incremento significativo a favore di una misura fiscale che sta producendo ottimi risultati e che ha gia’ fatto tornare in Italia le grandi major internazionali con grandi ritorni economici per il Paese (…) Si passa dai 115 milioni di euro del 2015 ai 140 milioni di euro nel 2016, con un incremento percentuale del + 21 %”, ha spiegato Franceschini, tornando sulle misure varate ieri in Cdm» (Ansa, 16 ottobre 2015).

Dario Franceschini (gennaio 2016): “Non ci sarà più scelta discrezionale e più nessuna commissione ministeriale per l’attribuzione dei fondi e più nessuna commissione ministeriale”

Il 28 gennaio 2016, il Ministro Dario Franceschini annuncia: «Non ci sarà più scelta discrezionale e più nessuna commissione ministeriale per l’attribuzione dei fondi: l’assegnazione delle risorse del Fondo Unico per il Cinema “diventa automatica con un meccanismo di Tax Credit, con l’eccezione di un 15 % del fondo che resterà a carattere selettivo, con la scelta da parte di grandissimi esperti internazionali, per le opere prime, gli under 35 e le start up nel cinema”». Di questo annuncio, poco si è realmente concretizzato: la Commissione Esperti è stata creata con la “Legge Franceschini” in vigore dal 2017, e non ci risulta ne abbia mai fatto parte un qualche “esperto internazionale”…

Il 6 ottobre 2016, il Senato approva la legge prevede il raddoppio del Fondo Cinema e Audiovisivo che passa dai 200 milioni di allora a 400 milioni di euro – livello minimo, stabilizzato in modo permanente – e l’investimento per il “Tax Credit” passa subito da 150 milioni a circa 260…

Il 3 novembre 2016 la legge viene definitivamente approvata dalla Camera: questa è la data di nascita di quella che, da allora, verrà chiamata “Legge Franceschini” ovvero la n. 220 del 2016, in vigore dal gennaio 2017…

Dopo pochi mesi, interviene “Report” di Rai3 di Sigfrido Ranucci, con uno speciale ironicamente intitolato “Che spettacolo”: dopo le polemiche sollevate dall’inchiesta su “l’Unità”, il 17 aprile 2015: «Un miliardo e duecento milioni: è il contributo di cui ha beneficiato l’industria cinematografica italiana negli ultimi cinque anni, più di tanti altri settori a cui è precluso l’aiuto di Stato (…) Per ogni euro investito, lo Stato restituisce loro il 40 %. Si scopre che a investire sono state soprattutto le banche: Unicredit, Bnl, Monte dei Paschi, la Popolare di Vicenza. Quanti dei soldi del Tax Credit sono finiti veramente ai film? Intanto i leggendari studi cinematografici di Cinecittà cadono a pezzi nel degrado e hanno accumulato debiti per oltre 32 milioni…».

Il 29 ottobre 2018, Lucia Borgonzoni la Sottosegretaria ai Beni Culturali (in carica dal giugno 2018 al settembre 2019 con Giuseppe Conte premier, e dal marzo 2021 con gli esecutivi guidati dapprima da Mario Draghi e poi Giorgia Meloni) annuncia: “sul cinema sto cercando di portare a casa un aumento del Tax Credit per quanto riguarda le produzioni straniere che vengono a girare in Italia”.

Nel corso degli anni, Lucia Borgonzoni è stata la più fiera e convinta sostenitrice del “Tax Credit”: forse anche più del Ministro “dem” Dario Franceschini, di cui è stata Sottosegretaria durante il Governo Mario Draghi (dal febbraio 2021 all’ottobre 2022)…

(…)

Tax Credit… “la Storia si ripete”, con corsi e ricorsi, frenate e accelerazioni, perplessità (rarissime) ed entusiasmi (tanti, troppi)

Da allora – verrebbe da sostenere –… “la Storia si ripete, con corsi e ricorsi, frenate e accelerazioni, perplessità ed entusiasmi.

In un’intervista solo di due anni fa al “Corriere della Sera”, il Presidente dell’Anica Francesco Rutelli dichiarava: “l’audiovisivo adesso viaggia a gonfie vele…”. Ed aggiungeva con entusiasmo: il settore “è in una formidabile crescita – Dal 2017 al 2021 gli investimenti aumentati di 14 volte rispetto al Pil” (intervista pubblicata il 27 novembre 2022)… Come dire?! Forse “a gonfie vele”, ma con un capitano del vascello piuttosto… ubriaco! E concludeva: “ci manca solo che mettiamo in discussione il Tax Credit”. Sia mai! In verità, rarissimi sono stati, nel corso degli anni, i dissidenti e dissenzienti rispetto a questa interpretazione (distorta) della realtà.

Nessuna avvisaglia, allora, dello stop imposto con l’arrivo di Gennaro Sangiuliano al Collegio Romano…

Il credito d’imposta ha vissuto una crescita non “esponenziale”, ma certamente impetuosa della dotazione: dai 40 milioni dell’anno 1°, il 2008, ai 140 milioni del 2016 ai 541 milioni del 2023

Dal 2008 al 2023, nell’arco di quindici anni, la dotazione è cresciuta oltre 12 volte!

Si tratta di uno strumento in sé valido, ma la cui utilizzazione è stata… deviata e distorta, per l’assenza di controlli adeguati e di valutazioni di impatto.

Col risultato di consentire – in assenza di controlli e valutazioni – usi ed abusi dello strumento, determinando una inflazione produttiva di titoli (fine a sé stessa, sganciata dalle logiche della domanda e dell’offerta), molti dei quali hanno finito per nemmeno avere sbocco sul mercato (né nei cinematografi né in tv né sulle piattaforme)… Ed incremento progressivo dei costi: tanto “paga Pantalone”.

Che accadrà nelle prossime settimane? Il Ministro Giuli confermerà la delega su cinema e audiovisivo alla senatrice Lucia Borgonzoni? E che effetto provocheranno i tanti ricorsi al Tar in gestazione?

E va dato atto all’ex Ministro Gennaro Sangiuliano (in carica dal 22 novembre 2022 al 6 settembre 2024) di aver “scoperto” la patologia crescente, a fronte degli entusiasmi reiterati manifestati nel corso degli anni (dal 2017 al 2023) sia dai presidenti delle due maggiori “lobby” del settore (Francesco Rutelli per l’Anica e Giancarlo Leone per l’Apa, quest’ultimo poi sostituito dal giugno 2023 da Chiara Sbarigia, che è anche Presidente di Cinecittà), sia da Lucia Borgonzoni, che – come è noto – è stata Sottosegretaria alla Cultura in governi con maggioranze di diverse cromie…

Purtroppo, in perdurante assenza di valutazioni di impatto adeguate all’importanza dello strumento “Tax Credit” ed al suo peso nell’economia complessiva dell’intervento pubblico dello Stato nel settore cine-audiovisivo (ancora oggi, per l’anno 2024, assorbe ben il 59 % del totale delle risorse, 413 milioni sul totale di 696 milioni di euro; comunque con un significativo calo rispetto ai 541 milioni del 2023, che rappresentavano addirittura il 73 % del totale di 746 milioni di euro), la riforma avviata nell’estate del 2023 ha prodotto un risultato controverso e confuso, che delude – comprensibilmente – la gran parte dei produttori indipendenti italiani.

Come dire?! Sotto la regia della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, la “montagna” ha finito per partorire un “topolino”, ma si tratta di un animaletto assai pericoloso, perché si corre il rischio di smontare non soltanto il “castello di carte” (anche di “fatture false”, come ha denunciato più volte pubblicamente l’avvocato Michele Lo Foco, membro del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo), ma purtroppo si determina il rischio di far andare in tilt tutto “il sistema”, finendo per penalizzare soprattutto gli imprenditori più piccoli e giustappunto i produttori indipendenti…

Ed intanto tutto l’anno 2023 ha registrato un sostanziale stallo del sistema, nelle more dei tanto attesi “decreti”: in particolare, ormai dei tanti (si favoleggia oltre 20! e ciò basti a confermare il perdurante pesante approccio iperburocratico) “decreti direttoriali” che debbono rendere concreta l’operatività del “decreto interministeriale” del 10 luglio 2024 (pubblicato il 14 agosto 2024) co-firmato da Gennaro Sangiuliano e Giancarlo Giorgetti (il cosiddetto decreto “Tax Credit Produzione”)… Si rimanda all’anteprima esclusiva di IsICult, su “Key4biz” del 29 luglio 2024, “Dossier esclusivo IsICult & Key4biz: in anteprima, il tanto atteso Decreto “Tax Credit” di riforma del settore cine-audiovisivo”.

E – come abbiamo segnalato venerdì scorso su queste stesse colonne – decine di operatori si stanno attrezzando per presentare ricorsi al Tar, a partire dai due decreti direttoriali pubblicati l’8 agosto scorsi, focalizzato sui meccanismi per l’accesso ai cosiddetti “contributi selettivi” (per lo sviluppo e la produzione di opere): anche in questo caso, si tratta di testi… “barocchi”, complicati e confusi, veramente farraginosi, al punto tale che non si comprende quale parte degli 80 milioni di euro dei “selettivi” dovranno essere “gestiti” dalla nominanda Commissione Esperti Cinema e Audiovisivo che deve seguire le attività di “Promozione”, piuttosto che la Commissione “Produzione” che è stata nominata nei giorni scorsi (c’è infatti incertezza nella interpretazione di quanto previsto dagli articoli 26 – “produzione” – e 27 – “promozione” – della Legge Franceschini…). E di questa seconda commissione, ovvero la Commissione “Promozione”, ad oggi, ancora nessuna notizia: e siamo a fine settembre 2024… Qui si rimanda a “Key4biz” del 2 agosto 2024 (con un’altra anteprima IsICult), “Cine-audiovisivo, la bozza del “Decreto Contributi Selettivi”.

Si corre il rischio che la dotazione per l’anno solare 2024 divenga veramente… sfuggente, se non evanescente (senza dimenticare i tanti festival cinematografici abbandonati a sé stessi, mentre l’anno volge al termine).

Una “tempistica” volutamente… ad orologeria, ritardata strumentalmente per coprire “i buchi di cassa” nella sovrautilizzazione del “Tax Credit”?

Va segnalato che gli osservatori più maligni sostengono che la “tempistica” ritardata oltre ogni limite della “riforma” (da oltre un anno) cela una operazione finalizzata ad utilizzare i fondi del 2023 (o almeno una parte di essi) per coprire i “buchi di cassa” sedimentatesi a fronte di una (mala) gestione dei fondi del “Tax Credit”…

E si ricordi che il 3 aprile 2024, il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (il Csca presieduto dall’avvocatessa Francesca Assumma) è stato sostanzialmente costretto a “ratificare” il piano di riparto del “Fondo Cinema e Audiovisivo” per l’anno 2024 (696 milioni di euro) elaborato dal Gabinetto del Ministero e dalla Direzione Cinema e Audiovisivo (guidata da Nicola Borrelli), senza chance di proporre modifiche e revisioni di sorta. Si ricordi infatti che il documento è stato sottoposto all’attenzione del Csca in occasione della sua prima riunione di insediamento, con diktat della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ad approvarlo subitaneamente, seduta stante: e soltanto 3 membri su 11 hanno manifestato il proprio voto contrario, per le improprie modalità metodologiche “d’autorità”… Ancora una volta, trasparenza a metà, e dibattito pubblico eluso. Si pone forse la deprecabile prospettiva che i membri di un organismo tecnico, di massima consulenza, che dovrebbe essere indipendente (seppure a supporto del Ministro), corrano il rischio di divenire i “portatori d’acqua” delle decisioni politiche?!

Complessivamente prevale confusione, incertezza, preoccupazione… Il “dossier” cinema e audiovisivo più che scottante…

Prima d’ogni altra decisione, il Ministro Alessandro Giuli deve decidere se lasciare nelle mani di Lucia Borgonzoni il “dossier” cine-audiovisivo, che corre il rischio di divenire, più che scottante, esplosivo…

Ma di questo (ed altro), torneremo presto a scrivere nei prossimi giorni, nella abituale attività di “monitoraggio critico” curata dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale

Clicca qui, per il saggio di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente dell’IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale) “Genesi e ambizioni di questo libro: per un cinema forte e libero, per un “policy making” evoluto”, nell’economia del libro promosso da Willer Bordon e Gabriella Carlucci, “Il Mercante e l’Artista. Per un nuovo sostegno pubblico al cinema: la vita italiana al Tax Shelter”, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Bruno Zambardino, Alberto Pasquale, edito da Spirali, Milano, 2008.

Clicca qui, per le slide “Il Tax Shelter ed il Tax Credit a favore del cinema: strumenti tecnici di una nuova filosofia di intervento pubblico nel settore culturale”, curate da Angelo Zaccone Teodosi e Alberto Pasquale, in occasione della presentazione del volume “Il Mercante e l’Artista”, Sala delle Colonne, Palazzo Marini, Senato della Repubblica, Roma 18 luglio 2008.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).

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